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Schlein & Co. saltano sulla piazza per l'Europa per trasformarla in un raduno anti Trump
02-03-2025, 10:46
Yankee go home, la sinistra torna agli anni della gioventù. Una stagione ribelle tra concerti degli Inti-Illimani e infinite assemblee autogestite contro l'imperialismo dello zio Sam. Quando riempiva le piazze di bandiere rosse per denunciare i soprusi a stelle e strisce, dal Vietnam al Cile, fino ai missili in Europa, in pratica da Richard Nixon a Ronald Reagan. Nel giro di poche settimane, con l'improvvisa accelerazione determinata dal duro confronto in mondovisione tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, la gauche riscopre un nemico. A dare il titolo alla piazza invocata in queste ore è stato, nei giorni scorsi, uno che di quegli anni se ne intende, Massimo D'Alema: «Che l'imperialismo Usa fosse una barbarie lo gridavamo da giovani: osservando il video di Trump su Gaza fa piacere osservare che dia ragione alla nostra giovinezza». Così l'appello di Michele Serra sulle colonne di Repubblica (convochiamo una manifestazione per l'Europa senza simboli di partito) è la scialuppa giusta per riversarsi in piazza contro il nemico americano. La sinistra accoglie la proposta dell'editorialista amico, a modo suo, ovvero con le solite molte divisioni interne. Metà Pd contro la segretaria Elly Schlein, che nella recente direzione era stata molto ambigua (e contestata) sull'Ucraina, Fratoianni e Bonelli che ci tengono a sottolineare che sono contrari all'aumento delle spese militari, Renzi e Calenda che si rimproverano scelte del passato. E con la grande freddezza di Giuseppe Conte, che non ne vuole sapere di rinchiudersi in un recinto pro Europa. La segretaria dem offre la sua disponibilità in una lettera pubblicata sul quotidiano Repubblica: «Siamo pronti a dare una mano senza bandiere di parte se non quella europea, a esserci e pure "scomparire" sotto il mare blu di quelle bandiere che per noi rappresentano identità e speranza». La numero uno del Nazareno non rinuncia ad attaccare la presidente del Consiglio: «È grave l'ambiguità del governo italiano». E dire che la smemorata Schlein, giovedì scorso, di fronte al parlamentino dem aveva detto: «Siamo contrari all'Europa che vuole continuare la guerra in Ucraina». Ma se da una parte la sinistra ricorre alla piazza, dall'altra chiede la presenza di Giorgia Meloni alla Camera o al Senato. Il pressing parte dai capogruppi dem Chiara Braga e Francesco Boccia: «Meloni deve spiegare al Paese se ha intenzione di abbandonare l'Ucraina al suo destino, se pensa di distinguersi dal resto dell'Europa e come intende rispondere all'arroganza degli Stati Uniti e di Trump». Secondo il Nazareno la premier dovrebbe riferire in aula prima del 6 marzo, che è la data prevista per il vertice europeo straordinario. Una richiesta assecondata da Matteo Renzi: «Il governo deve venire in Aula subito. Tocca a Giorgia Meloni, stavolta. Stavolta deve metterci la faccia». Ma intanto su un'altra piazza, stavolta in formato bonsai, quella convocata per oggi da Carlo Calenda, si scatena l'ira dei parenti serpenti di Italia Viva. «Alle 17 ci vediamo in piazza SS Apostoli a Roma; piazza Mercanti a Milano e in tante altre piazze italiane (lista disponibile sul sito di Azione), per ribadire Siamo Europei, Siamo Ucraini. Avanti, l'Europa e l'Ucraina sono più forti di chi le vuole deboli», scrive il fondatore di Azione. Con il senatore Ivan Scalfarotto che gli risponde: «Ridicolo che Calenda usi il nome Stati Uniti d'Europa, dopo aver distrutto quel progetto non aderendo alla lista e regalando posti al Parlamento europeo ai sovranisti filo Putin». Insomma Yankee go home, un album di famiglia con qualche ruga in più.
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