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Schlein e Conte divisi sull'Ucraina anche in piazza
Ieri 24-02-25, 07:47
Un migliaio di persone in piazza a Roma, davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore, ha manifestato in solidarietà con l'Ucraina nel terzo anno dall'invasione russa. Tanti i rappresentanti della comunità ucraina, meno quelli della politica. C'erano soprattutto i centristi, a testimoniare come il campo largo, quando si parla di politica estera, non è in grado di assumere una sola posizione unitaria. A guidare la delegazione di Iv c'era la deputata Maria Elena Boschi che ha tenuto un appassionato discorso sul filo della commozione: «Noi siamo accanto all'Ucraina, vogliamo una pace che sia giusta e duratura e non ci può essere una pace giusta se equivale a una resa. E allora noi lanciamo un appello, svegliati Europa. Servono gli Stati Uniti d'Europa. Serve una sola voce in politica estera e una sola difesa militare», ha concluso. Fra i leader di partito presenti, Riccardo Magi, di Più Europa. Carlo Calenda si è collegato con la piazza da Odessa, dov'è arrivato tre giorni fa. Pur condannando sin dal principio l'aggressione della Russia, il M5s non ha mai partecipato a manifestazioni analoghe, tantopiù - è il ragionamento - nel momento in cui sembrano ci siano spiragli per il negoziati. Anche Avs nominalmente dichiara di condannare l'aggressione russa: l'alleanza ha sempre aderito a manifestazioni del movimento pacifista, ma non a quelle analoghe alla piazza romana di oggi. Azione era rappresentata, oltre che da Calenda, da Massimo Valerio Castaldo, che ha incoraggiato i manifestanti ad andare avanti fino alla cacciata dei russi e poi ha percorso l'intera piazza per stringere le mani dei manifestanti. L'ex vicepresidente del Parlamento europeo ha lasciato il M5S e Giuseppe Conte proprio in polemica con la posizione «ambigua» del Movimento su Vladimir Putin. In teoria c'era anche il Pd, con il responsabile esteri del partito, Peppe Provenzano. Che ha tenuto un basso profilo, richiamato da tanti degli interventi per l'incoerenza con cui le quattro posizioni del Pd – che a Strasburgo sulla mozione per i missili a lungo raggio ha assunto tutte le opzioni possibili – rendono incomprensibile la linea di Elly Schlein. Anche in occasione di questo terzo anniversario dallo scoppio della guerra, Schlein non ha fatto pervenire la sua opinione. Lo ha invece fatto l'ex sindaco di Firenze, Dario Nardella. Rimarcando la sua differenza - e quella dei riformisti del Pd, Lorenzo Guerini in testa - rispetto al pacifismo della segretaria. «Non dobbiamo dimenticare una cosa: non va bene qualunque pace. Noi vogliamo una pace giusta e non può esserci una pace giusta se quella pace è scritta dall'invasore, senza che ci sia l'Europa e il popolo ucraino al tavolo. Questo non lo accetteremo mai». Se il Pd gioca su tutti i fronti, peggio ancora se si allarga il focus sull'intera coalizione. Il fantomatico campo largo non resiste alla prova della storia, andando puntualmente in frantumi davanti a ogni nodo cruciale. Per scongiurare ogni imbarazzo, alla manifestazione non hanno partecipato esponenti di Avs e del M5s. La «divisione» corrisponde a quella ormai sedimentata tra le forze di centrosinistra favorevoli all'invio di armi a Kiev e quelle contrarie. Il dem Provenzano è finito sotto lo sguardo severo dei presenti. Soprattutto quando a parlare è stato il blogger Ivan Greco, che segue passo passo lo sviluppo della guerra in Ucraina. «Provenzano, non si può stare con il piede in due scarpe, chi sta qui non può parlare di limiti all'uso delle armi per la difesa di un paese invaso», ha gridato dal microfono. Alla fine della manifestazione, un riuscito flash mob: suonano le sirene, partono i fumogeni neri. In quell'angolo incantato del centro di Roma per qualche istante si respira l'atmosfera cupa dei bombardamenti.
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