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Schlein spiazzata: Elly resta isolata nel Pse per il no alle armi. Il Pd esplode
07-03-2025, 09:56
La solitudine dei numeri primi, o meglio, di quelli che risiedono al Nazareno. La posizione del Pd sull'Europa infatti sta mettendo in imbarazzo i socialisti a Bruxelles, alle prese con un'anomalia tutta italiana. Una stranezza che si era già manifestata con i voti dell'Europarlamento sull'Ucraina, dove il dem si erano distinti con ben otto posizioni diverse. Un record di cui non andare particolarmente fieri. Ieri, al prevertice del gruppo socialista convocato a Bruxelles, Elly Schlein si è trovata nell'angolo. La sua contrarietà al piano ReArm di Ursula von der Leyen ha trovato il sostegno tiepido degli spagnoli e il favore dei socialisti maltesi, non particolarmente determinanti. E i musi lunghi dei francesi, dei tedeschi, e dei nord-europei. Che sia andata male per il Nazareno, lo confermano le parole di Iratxe García Pérez, presidente del gruppo S&D all'Europarlamento: «Sosterremo il piano ReArm Europe». Sull'Ucraina, poi, la distanza con la delegazione italiana è siderale. «Sostenere l'Ucraina significa difendere l'Unione Europea e i nostri valori comuni», ha dichiarato Pérez. «In questo momento di urgenza straordinaria, è cruciale che tutti i leader europei siano uniti nel Consiglio». Elly però continua a sfidare il fronte: «Chiediamo che l'Europa proponga una sua proposta di pace». La critica alla presidente della Commissione Ue? «Ferma, netta, ma costruttiva». Il responsabile Esteri dem, Beppe Provenzano, cerca di mascherare la posizione con un po' di mestiere: «Non possiamo sostituire le spese sociali con quelle militari. Su questo, c'è stato consenso tra i socialisti europei». Un'idea che la sua collega, la vice presidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno aveva liquidato: «Dettagli». La posizione «radicale» della segretaria e il relativo isolamento europeo, sembrano dettati dal posizionamento italiano del Pd. Il partito cerca di seguire la scia del M5S, temendo che una linea più decisa rischi di farlo scivolare ulteriormente nei consensi, proprio a favore di Giuseppe Conte, oltre che creare ulteriori problemi al campo largo. «Il resto lo determina la sua matrice movimentista. Elly è rimasta ai tempi di Occupy Pd, lo si evince da tutto quello che fa», commentano sottovoce dalla minoranza. Facendo risuonare la «maledizione» che la perseguita: «Unfit». E così il triciclo si ricompone: il Nazareno, il M5S e la Cgil. Maurizio Landini da Corso Italia non ha dubbi: «Il piano di riarmo è totalmente sbagliato». L'alleanza si chiude con la necessaria benedizione di Nicola Fratoianni: «Investire centinaia di miliardi in spese militari invece che in spese sociali è un suicidio per l'Europa». Intanto, al Nazareno la bagarre continua. Dopo l'affondo di Paolo Gentiloni, sono intervenuti in scia Giorgio Gori e l'ex ministra Marianna Madia. «Il piano Ue per la difesa è un passo importante per garantire il sostegno all'Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini», scrive Gori sui social, mentre Madia aggiunge: «Di fronte a una crisi, bisogna rispondere con coraggio. Insieme». Dario Franceschini, nel ruolo di «traduttore», prova a smorzare i toni: «Partiamo dal concetto di difesa comune, questa è la proposta della segretaria». Nel frattempo, anche la piazza per l'Europa, convocata per il 15 marzo da Michele Serra, si è sgonfiata. A partire dallo stesso Serra, che ha definito il riarmo «un tradimento dei valori etici del continente», posizione simile a quella del Pd e di Avs. A opporsi, però, c'è Carlo Calenda: «Senza una vera Europa della difesa, non ci sarà Europa politica. Se quella piazza sarà contraria, sarà una piazza non europeista». Anche sulle modalità della manifestazione - senza bandiere - la distanza è netta: Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni vorrebbero caratterizzarsi con bandiere arcobaleno. Alla fine, Giuseppe Conte, che ha scelto di non partecipare, potrà dire di essersi evitato il caos. Insomma la pace impossibile del Nazareno, la guerra persa del «soldato» Elly.
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