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Schlein esalta Sanchez ma l'Europa lo boccia. L'alert da Bruxelles
Ieri 09-07-25, 07:44
Sono rimasti quelli lì, i soliti. Quelli che vincono in Ohio ma perdono in Abruzzo, da felice battuta del già ministro prodigano Arturo Parisi. Un modo per dire che la sinistra italiana va sempre alla ricerca spasmodica di modelli stranieri, con risultati paradossali. Ieri era Barack Obama. Oggi va decisamente peggio, con Pedro Sanchez. Elly Schlein lo invoca quasi come un mantra. Sulla difesa, dice la Segretaria Pd, «Meloni avrebbe dovuto tenere la posizione della Spagna, che ha detto che rispetterà gli obiettivi di capacità senza portare la spesa al 5%». E ancora, sempre in Spagna: «C'è un'economia che sta andando bene in Europa e che sta galoppando. Ed è proprio quella spagnola». E di nuovo: «In Spagna oltre a intervenire sul prezzo dell'energia, hanno fatto delle vere politiche industriali, con giusti incentivi e investimenti». Dunque, la Spagna come Eldorado. D'altronde, che il leader del Partito Socialista spagnolo sia un po' il faro dei progressisti del Vecchio Continente è prevedibile: è l'unico che, pur con una coalizione spuria per non dire incollata con lo scotch, si è tenuto in piedi, mentre la sinistra è crollata un po' ovunque. In Germania comprimaria di una grosse koalition dove l'uomo forte è il leader della CdU Merz; in Francia la lunga tradizione dei socialisti è stata asfaltata; in Italia un Pd diviso e autoconfinatosi nelle suggestioni woke non riesce a essere architrave per la costruzione di un'alternativa. Ci sarebbe, volendo, un altro esempio cui guardare. È Mette Fredesriksen, socialdemocratica danese, ma è pragmatica, vuole la difesa comune e non vuole i clandestini. Per questo non è ben accettata dal milieu progressista. Comunque, Schlein e sodali farebbero meglio a cambiare modello. Proprio ieri, La Commissione Ue nel suo via libera al pagamento della quinta rata per la Spagna del Pnrr, su un totale di 23 miliardi, ha sospeso l'erogazione di 1,1 miliardi a causa del non raggiungimento di due obiettivi previsti, che riguardano riforme fiscali e digitalizzazioni. Sempre ieri, dalla relazione annuale sullo Stato di diritto, la commissione europea ha lanciato un alert sulla Spagna, su cui è stato sollevato una sorta di alert per «alto rischio di corruzione». Tra i settori segnalati, quello del «finanziamento dei partiti politici», su cui «non sono state adottate misure per riformare la legislazione elettorale in linea con le raccomandazioni formulate dalla Corte dei Conti». E ciò aggiunge un'altra pagina al racconto, infelice, che in questi giorni avvolge il governo Sanchez e il Partito Socialista, con alcuni casi di corruzione che riguardano ex dirigenti. Che poi ha tracimato nella pochade sexy. Le intercettazioni sulla conversazione tra uno di loro e il suo segretario hanno fatto venire a galla anche una storia di scambio di prostitute. Così Sanchez ha sottoposto all'assemblea del partito una modifica statutaria per vietare a militanti e dirigenti di accedere al sesso a pagamento. Come se non bastasse, uno degli esponenti che era stato scelto per la vicesegreteria, nel tentativo di avviare un nuovo corso, ha rinunciato all'incarico perché accusato da alcune ex collaboratrici di atteggiamenti troppo disinvolti, mettiamola così, sul posto di lavoro. Tra inviti a cena insistenti e battute fuori contesto. Accuse da dimostrare, ma fatto sta che il diretto interessato si è tirato indietro. Farebbe bene a farlo anche il Pd nostrano: meglio tornare a pensare più a Roma e meno a Madrid.
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