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Schlein “in ginocchio” da De Luca per salvarsi dall'incubo Conte. Tutti i nodi
Oggi 28-07-25, 09:22
"Se mi lasci non vale", è scattata l'ora del tutto per tutto. Un ventaglio di emozioni a cuore aperto: paura, frenesia, disperazione, al bando l'abituale inerzia dei giorni migliori. In pratica un'altra Elly Schlein, come se avesse scoperto all'improvviso che si sta giocando l'intera posta in una manciata di mesi. Ed il crocevia è lo stesso che sbarrò la strada al suo sfortunato predecessore, Enrico Letta, il “fantasma” che ricorre come un incubo nelle sue notti agitate. L'uomo del destino ancora una volta è lui, Giuseppe Conte, il “gringo” dall'unica ossessione, tornare una volta di più sul luogo del delitto, Palazzo Chigi. Per rimetterci piede l'avvocato di Volturara Appula chiama in causa la sua disinvoltura, peraltro già leggendaria. L'ultima “crudeltà” è tenere sospeso il candidato Presidente nelle Marche, Matteo Ricci, l'imputato che riconosce solo il tribunale di via di Campo Marzio. Colpire nella Regione determinante per il voto d'autunno, significa avvicinarsi allo scacco matto, mettere la competitor in una situazione di sudditanza. È il capolavoro psicologico, prima che politico, del novello Kasparov, un maestro sulla scacchiera. Spregiudicato, pronto a rinunciare ad una sua pedina, pur di eliminare la compagna di tavolo dal rush finale. Già perché le Marche si portano dietro la Campania. Nell'estate da dimenticare del Nazareno, si è rimaterializzato un'altra vecchia conoscenza, Vincenzo De Luca, ringalluzzito dai problemi del campo largo a seguito dell'inchiesta di Pesaro. Il governatore della Campania ha il fiuto di un cane da tartufo: ha capito che i guai dell'eurodeputato nelle Marche riaprivano la partita sotto il Vesuvio. Così fuoco alle baionette: sciò Roberto Fico. Lo sceriffo sa che l'ex Presidente della Camera è un candidato a mezzadria, più amato nel Pd che a casa sua. Farlo fuori significa togliere di mezzo anche Gaetano Manfredi, l'emergente sindaco di Napoli, noto per essere l'istitutore dell'aspirante. Nel mirino del volpone di Palazzo Santa Lucia c'è Elly Schlein, non Conte. Lo conferma il vicepresidente 5 stelle Michele Gubitosa, ieri al Revolution Camp di Paestum proprio con la segretaria dem: «Io credo che i suoi siano più attacchi interni riferiti al Pd». L'avvocato infatti si limita ad alzare le spalle, come se fosse disinteressato, se la veda il Nazareno. Forte di un ragionamento: se tutto andasse a rotoli, ovvero se l'alleanza perdesse nelle Marche e pure in Campania, nessuno lo verrebbe a cercare. Ci sarebbe un unico capro espiatorio, terribilmente indebolita in vista del prossimo sprint. Elly Schlein nelle ultime 48 ore si è svegliata dal lungo sonno e cerca, come può, di mettere una pezza alla situazione. Per la prima volta da segretaria, loda i 10 anni «di buona amministrazione» della giunta campana, proprio quella dell'odiato “cacicco”, una conversione per convenienza. Il tutto per tutto. Poi con l'ultimo sprazzo di energia: «Sono fiduciosa che, con i passi avanti fatti in queste settimane, si possa arrivare presto a essere in campo uniti in tutte le regioni». Insomma “in ginocchio da te”.
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