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Scuola al via con il divieto di cellulare, lo psicologo: "Un grande atto educativo"
Ieri 14-09-25, 14:38
Lunedì 15 settembre inizia l'anno scolastico 2025-26 con tante novità apportate dal Ministero dell'Istruzione e del merito. La più attesa e discussa è quella contenuta in una circolare del ministro, Giuseppe Valditara, che ha stabilito che in classe non si potrà più portare il cellulare, anche per gli studenti delle superiori. Una scelta che estende quella emanata lo scorso anno che prevedeva lo stesso divieto negli altri ordini di scuola. Divieto che vale anche per la ricreazione. Ma si tratta di una misura giusta o che penalizza i ragazzi? Lo abbiamo chiesto ad Adriano Formoso che è psicologo, psicoterapeuta, ricercatore nell'ambito delle neuroscienze e pioniere della neuropsicofonia, approccio innovativo che coniuga arte e psicologia. "Il divieto di utilizzo dei cellulari a scuola rappresenta, a mio avviso, una scelta che va compresa nella sua profondità. Non è soltanto una misura disciplinare, ma un tentativo di restituire agli adolescenti uno spazio mentale ed emotivo libero dalle continue sollecitazioni tecnologiche", spiega Formoso. "La musica e le neuroscienze ci insegnano che il cervello si struttura in base alle esperienze: se un ragazzo cresce costantemente bombardato da notifiche, interruzioni e stimoli digitali, sviluppa una mente frammentata, più reattiva che riflessiva, più dipendente che autonoma. Il rischio è quello di sostituire il silenzio con il rumore, la concentrazione con la dispersione, la relazione reale con quella virtuale", continua l'esperto. Ebbene, in questo contesto sociale e formativo "il divieto può diventare un atto educativo di grande portata, perché offre l'occasione di ritrovare il tempo della presenza, della parola detta guardandosi negli occhi, del confronto non mediato da uno schermo", è il ragionamento di Formoso. Non solo. "L'esperienza primaria – il venire al mondo circondati da suoni, voci e frequenze – orienta lo sviluppo emotivo e cognitivo di un individuo. Allo stesso modo, l'adolescente che vive in un contesto scolastico capace di offrirgli ambienti acustici, relazionali e cognitivi più 'umani' e meno saturi di tecnologia, potrà sviluppare migliori capacità di autoregolazione emotiva, di concentrazione e di empatia", osserva l'esperto. Insomma, la privazione del dispositivo non penalizza lo studente, semmai favorisce un più sano approccio all'apprendimento. Il divieto del telefono in classe, tuttavia, è un cambiamento che "va introdotto con estrema attenzione". Perché gli alunni "a causa della pandemia hanno necessariamente utilizzato tablet e cellulari per sostenere la didattica e garantire la continuità dell'apprendimento. È quindi doveroso non cadere in contraddizioni: noi adulti abbiamo la responsabilità di testimoniare sempre coerenza verso i ragazzi, mostrando con l'esempio che la tecnologia è uno strumento e non un padrone", spiega Formoso. In ogni caso, va sottolineato, l'uso del telefono cellulare sarà ammesso nei casi in cui sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato come supporto rispettivamente agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento ovvero per motivate necessità personali, si legge nella circolare. Sul piano delle violazioni, gli studenti che non rispettano il divieto rischiano sanzioni che possono incidere sul voto in condotta e, in questo caso, se non c'è il 6, si rischia di essere 'promossi con riserva', con la necessità, cioè, di presentare l'elaborato su una tematica di cittadinanza attiva. La trasgressione reiterata può comportare sanzioni fino alla sospensione.
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