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Segre sotto attacco per il docufilm: tutti gli episodi dell'odio antisemita
24-01-2025, 20:29
Piccolo test: basta fare un giro sui social, per leggerne di tutti i colori. “Sen-attrice”, la chiamano. Oppure lamentano “i soldi pubblici per mantenerla”. Per non parlare delle contumelie riguardanti crisi tra Israele e Palestina (ma ci torneremo). Abbiamo depurato il tutto dalle volgarità, dalle espressioni triviali e dal turpiloquio di cui è bersaglio, quotidianamente, la Senatrice a vita Liliana Segre, 94 anni. Testimone oggi dell'orrore di ieri, del male assoluto. Testimone dalla voce talmente potente da scuotere il selciato del nostro povero vissuto quotidiano e scatenare quanto di miserabile, e in molti casi anche pericoloso, ne scorre nelle viscere. L'ultimo caso riguarda il docu-film “Liliana”, a lei dedicato. Sotto un post social della Mediateca Regionale Ligure che ne annunciava la proiezione è stato scritto di tutto, tra cui l'accusa di “sfruttare per soldi” la sua tragedia. Terribile per chi ha visto con i suoi occhi, da ragazzina, il punto più basso dell'essere umano. Ed era emerso un piccolo giallo su quanto questo continuo martellare di odio possa pesare sulla senatrice, che dal 2019 è sotto scorta. Il Presidente del Memoriale della Shoah di Milano, Roberto Jarach, qualche giorno fa ha spiegato che Segre ha declinato all'ultimo un appuntamento pubblico a una mostra, non sentendosela di uscire. Il figlio della senatrice, Luciano Belli Paci, ha detto che gli insulti “la amareggiano, ma non la fermano”, e sarà presente ai prossimi eventi, tra cui il 28 gennaio alla cerimonia per il Giorno della Memoria al Quirinale e prossimamente, il 6 febbraio, al Memoriale per la Shoah della Comunità di Sant'Egidio. Però quel brutto elenco di insulti, minacce e discriminazioni nero su bianco si arricchisce di giorno in giorno. Non c'è soltanto quel campionario visibile da chiunque compulsando qualche minuto sullo smartphone, ma c'è molto di più. Appena qualche giorno fa, 12 persone sono state raggiunte da avviso chiusura indagini per una una “tranche” di insulti risalente al 2022, su cui la senatrice aveva sporto denuncia. Altri 17 sono state invece le richieste di archiviazione, tra cui Chef Rubio. Aveva scritto parole durissime, contro Liliana Segre, in un post dedicato alla questione mediorientale, che si concludeva così: “vergogna te e chi ti strumentalizza”. La Procura di Milano, però, ha ritenuto che questo fosse un'espressione di “critica politica”. In ogni caso, andando indietro nel tempo, l'assedio degli odiatori è stato costante. Spesso anche le piazze Pro Pal si sono “occupate di lei”. Lo scorso marzo, a Roma, durante il corteo una speaker la accusò di “immortale vittimismo. Tratta la parola genocidio come se fosse un'esclusività di pochi”. In un'altra occasione, a settembre, ecco spuntare un cartello con la fotografia della senatrice, e quell'inquietante scritta, “agente sionista”, che ritroveremo spesso. Tipo, per esempio, in quella sorta di lista di proscrizione elaborata dal sedicente “Nuovo Partito Comunista Italiano” e pubblicata sul web, dove compare anche Segre. Nel 2023, a marzo, emerse tra le pieghe di un'inchiesta su ambienti dell'estrema destra ferrarese che in alcuni gruppi di Telegram venivano rivolti alla senatrice degli epiteti gravissimi e il processo di Norimberga veniva definito “una farsa”. Di fronte a questi episodi, lei ebbe a osservare, con comprensibile amarezza: “dico sempre che ho vissuto invano. Per 30 anni sono andata nelle scuole a raccontare ciò che era successo. E ritrovarmi a 94 anni a sentirmi dire ‘stai attenta, stai a casa'…”osservazione del tutto condivisibile. Che solleva una riflessione su quello che è il volto della nostra società. Un paio di generazioni hanno camminato lungo percorsi scolastici segnati dalle testimonianze dei reduci dell'Olocausto, dai libri di Primo Levi e il Diario di Anna Frank, le proiezioni di “Shindler's List” e “La vita è bella”. I temi, gli elaborati, il confronto sempre vivo. Non è bastato, e bisogna chiedersi dove si è sbagliato.
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