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Sette incendi in un'ora e non solo: cosa non torna sul piromane di Ostia
29-03-2025, 15:48
Sento delle voci nella testa, credo che qualcuno mi abbia installato un chip militare». È il presunto piromane degli stabilimenti balneari a Ostia a parlare davanti agli inquirenti dopo il fermo con l'accusa di incendio doloso. Il 24enne, bloccato dalla Polizia a poche ore dall'ultimo rogo appiccato alle strutture del litorale, avrebbe raccontato che ha agito da solo, che non ci sarebbero mandanti e che non esisterebbero neanche complici. Una versione che però non ha convinto chi indaga, il pubblico ministero Stefano Opilio, coordinato dal procuratore aggiunto Giovanni Conso, con la collaborazione degli agenti della Squadra Mobile e del commissariato Lido. «Ho dato fuoco per rabbia, non ce la faccio più, l'ho fatto per tristezza e frustrazione», le parole di Alessandro M., incensurato, residente a San Giovanni. Qui, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, vivrebbe in una situazione familiare difficile. «I mei genitori sono tossicodipendenti - avrebbe continuato l'indagato- per accedere i roghi ho usato bombolette, pezzetti di legno e plastica». Altre affermazioni che sono ancora al vaglio della procura, che ha chiesto al giudice per le indagini preliminari la convalida del fermo. Allo stato, al ragazzo vengono contestati almeno sei atti incendiari contro gli stabilimenti balneari di Ostia, spenti dai vigili del fuoco, che nei prossimi giorni presenteranno un'informativa in procura. Il 24enne ha rilasciato dichiarazioni, durante l'interrogatorio, considerate dagli investigati in alcuni momenti «confuse». Ciò potrebbero portare chi indaga a chiedere nelle prossime ore il trasferimento dal carcere a una struttura protetta per il presunto piromane. L'indagine, infatti, è solo all'inzio, poiché tra le verifiche che stanno portando avanti gli investigatori anche la possibilità che qualcuno possa aver chiesto all'indagato, dietro pagamento di denaro, di appiccare i roghi, considerando la sua difficile situazione economica e familiare. Intanto, sarebbe stato esaminato il celluale di Alessandro M., ma dagli accertamenti tecnici non sarebbero emersi elementi utili alle indagini. Non solo. Gli inquirenti stanno anche ascoltando tutti i proprietari degli stabilimenti che sono stati danneggiati dagli incendi per tentare di capire, tra l'altro, se in passato abbiano o meno subito minacce. Questo perché al vaglio c'è anche la possibilità che possa esserci l'ombra della criminalità organizzata dietro i roghi che hanno distrutto cabine, pedalò e manufatti degli stabilimenti il giorno della sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione al Campidoglio sui nuovi bandi per 31 concessioni. Per ora, però, il 24enne ha confessato di aver agito da solo per «tristezza».
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