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Sharon, il killer confessa. È già scontro: premeditazione o raptus, che succede adesso
30-08-2024, 21:08
Moussa Sangare, il 31enne accusato dell'omicidio di Sharon Verzeni, la notte dell'omicidio è "uscito di casa con 4 coltelli". Il suo "obiettivo era colpire qualcuno". Motivo per cui il pm Emanuele Marchisio gli contesta l'aggravante della premeditazione all'omicidio volontario. Il giovane tuttavia parla di raptus. Agli inquirenti ha detto infatti che "sentiva di dover compiere questo gesto", di avvertire "l'impulso di accoltellare". Una tesi respinta categoricamente dalla criminologa Roberta Bruzzone che a LaPresse commenta: "I raptus improvvisi non esistono". Non esclude però una "condizione di interesse psichiatrico, probabilmente sottovalutata ma già ampiamente emersa". Il giovane "aveva un 415bis per un reato di maltrattamenti aggravati nei confronti della sorella e della madre. Quindi che questa persona fosse pericolosa, violenta e probabilmente anche disturbata era già qualcosa di noto. Forse nell'angoscia di aver dovuto lasciare l'abitazione familiare per via delle problematiche che aveva creato, Moussa è uscito da casa con quattro coltelli per gestire quella angoscia distruttiva che è dovuta alla sua condizione psichiatrica. Ipotizzo un disturbo borderline di personalità", aggiunge Bruzzone. La difesa non esclude la perizia psichiatrica, come spiega Giacomo Maj, avvocato difensore di Sangare. Ma in merito alla possibilità che possa avere problemi di natura mentale, il legale commenta: "Forse, probabile. Ma sono aspetti che sicuramente vanno verificati. Adesso è un po' prematuro, però mi pare di sì". Gli amici hanno raccontato di "auree" ed "energie" che lui diceva di vedere. Una perizia psichiatrica? "Ripeto, è prematuro però è possibile, certo". Sebbene la Procura gliela contesti come aggravante, Maj spiega che "per quanto è emerso fino adesso non direi proprio che possa esserci premeditazione". Il giovane, assicura, "è provato, distrutto. Distrutto". Pentito? "Quando se ne è reso conto sicuramente". Secondo quanto raccontato da alcuni amici a LaPresse Sangare pochi giorni dopo il delitto avrebbe partecipato a una grigliata con loro. A tirare il freno è la presidente della Società Italiana di Psichiatria (SIP) Liliana Dell'Osso che avverte: "E' presto per parlare di una eventuale diagnosi psichiatrica in questo caso, e tantomeno per decidere quale possa essere". E ribadisce: "Anche se le prime ricostruzioni riguardo ai fatti non possono escluderla, così come le pregresse violenze in famiglia. Andrebbe approfondito il contesto ambientale e umano della vicenda, nonché le condizioni di possibile alterazione causata dall'uso di sostanze stupefacenti. Certamente saranno predisposte analisi e perizie psichiatriche nei prossimi giorni, ma quello che ci tengo a sottolineare, oggi, è un'altra cosa. Rifugiarsi nella giustificazione del (possibile) disturbo psichiatrico, in casi come questi, è qualcosa che danneggia gravemente i nostri pazienti, alimentando pregiudizi ingiustificati, perché la maggior parte dei pazienti psichiatrici non commette reati né mostra comportamenti aggressivi".
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