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Sì alla separazione delle carriere e la sinistra perde la testa: caos alla Camera
Oggi 18-09-25, 20:48
Passa nella bagarre, tra gli applausi partiti dai banchi del governo e le proteste dell'opposizione, la terza lettura alla Camera della riforma costituzionale della giustizia sulla separazione delle carriere. Ora resta l'ultimo passaggio in Senato prima dell'ormai inevitabile referendum (visto che a Montecitorio non si raggiunge il quorum dei due terzi dei componenti prescritti dalla Costituzione) che la maggioranza punta a celebrare nella primavera 2026. "Continueremo a lavorare per dare all'Italia e agli italiani un sistema giudiziario sempre più efficiente e trasparente. In attesa dell'ultimo ok da parte del Senato, avanti con determinazione per consegnare alla Nazione una riforma storica e attesa da anni", esulta la premier Giorgia Meloni. La separazione delle carriere - Il terzo passaggio parlamentare del ddl costituzionale - che separa nettamente le carriere di magistrati requirenti e giudicanti, introducendo un doppio Csm estratto a sorte e un'Alta Corte disciplinare - viene approvata dall'assemblea dei deputati con 243 voti favorevoli e 109 contrari. Un risultato che innesca l'esultanza della maggioranza in aula. Anche dai banchi del governo si celebra il momento con applausi, strette di mano, pacche sulle spalle. La sinistra perde la testa - Gli esponenti dell'opposizione non ci stanno, alcuni di loro si avvicinano ai banchi riservati all'esecutivo tra proteste e urla, i commessi di Montecitorio improvvisano un cordone 'di sicurezza' per evitare il contatto con i parlamentari di centrodestra. Nonostante i richiami del presidente di turno, Sergio Costa, sia ai componenti del governo che ai parlamentari di maggioranza e opposizione, la bagarre continua tanto da costringere a una temporanea sospensione della seduta. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio festeggia con uno spritz alla buvette e commenta: "In politica bisogna sempre aspettarsi che chi è sconfitto cerchi di annacquare l'amarezza della sconfitta con una sorta di diversione. In questo caso la bagarre è stata evidentemente provocata per sminuire l'importanza della vittoria della maggioranza su un argomento essenziale come la riforma della giustizia". "Io non ho applaudito e non ho fatto nulla, ho solo dato una pacca sulla spalla a Nordio ma è una cosa normalissima" e comunque "per noi è una riforma storica", si difende il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, assicurando che "non mi faccio intimidire da da dieci deputati del Pd e dei cinque stelle che vengono a minacciarci sotto i banchi del governo". Per la minoranza, invece, "abbiamo assistito a un ulteriore scempio delle istituzioni, facendo passare una riforma costituzionale a colpi di maggioranza su un testo del governo e con una maggioranza e un governo che si sono lasciati andare a urla di giubilo, applausi e abbracci. Francamente, le istituzioni meritano un altro tipo di rispetto e noi glielo abbiamo fatto notare. E lo abbiamo fatto notare nei modi in cui lo fa il partito democratico, ossia nel rispetto delle istituzioni", spiega Debora Serracchiani, deputata Pd e responsabile nazionale giustizia del partito. Soddisfazione del centrodestra - Entrando nel merito, "oggi si compie un percorso cominciato trent'anni fa, con le battaglie garantiste del Presidente Berlusconi, e che affonda le sue radici nel Pensiero di Giuliano Vassalli e nelle idee di Giovanni Falcone", dice ancora Tajani, mentre per il Guardasigilli "siamo di fronte a una vittoria che non deve essere vissuta, lo ripeto per l'ennesima volta, come una sconfitta della magistratura e tantomeno come una forma di tentata umiliazione della magistratura, alla quale mi sento ancora di appartenere". Per l'altro vicepremier Matteo Salvini è un "passo in avanti decisivo: è un provvedimento nell'interesse di tutti i cittadini, un punto fondamentale del programma del centrodestra e una battaglia storica della Lega". La protesta delle toghe - Di "resa dei conti finale di una parte politica che fa la guerra ai giudici da decenni, una vendetta di un governo che dal primo giorno ostenta pubblicamente fastidio e anche intolleranza verso chiunque faccia da contrappeso democratico e legale alla sua azione" parla invece il Movimento 5 Stelle. Interviene anche l'Anm, che rinnova il suo "impegno in vista del referendum, per informare tutti gli italiani sui pericoli del disegno di legge Nordio. E lo faremo a partire dall'assemblea nazionale del 25 ottobre a Roma. Questa riforma toglie diritti ai cittadini, non danneggia i singoli magistrati ma mette a rischio l'equilibrio fra poteri definito dalla nostra stessa Costituzione". Sul fronte opposto, Tajani conferma invece la creazione di comitati per il 'sì' al referendum, specificando che in ogni caso non sarà "un voto per il governo". Lo scontro su Gaza - Ma la separazione delle carriere non è il solo fronte del duro scontro odierno tra maggioranza e opposizione. La minoranza unita insiste infatti per calendarizzare comunicazioni della premier Meloni sulla situazione a Gaza, su cui il parlamento possa votare delle risoluzioni. I deputati di opposizione lasciano ancora i loro scranni e circondano, tra le proteste, i banchi del Governo dove è seduto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, 'protetto' da diversi commessi. "Con le altre opposizioni abbiamo occupato l'Aula perché vogliamo delle comunicazioni da votare. Vogliamo che il governo ci dica concretamente cosa intende o non intende fare per fermare questa vergogna", spiega Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana convoca i capigruppo di opposizione. Al termine della riunione la dem Chiara Braga annuncia: "Non siamo disponibili a riprendere i lavori in assenza di comunicazioni del Governo su quello che sta avvenendo a Gaza, con un voto dell'aula su questo". L'ultimatum scadrà martedì, alla ripresa dei lavori d'aula: se non ci sarà una data per le comunicazioni del governo, sarà ancora scontro.
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