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Soccorso Vip ai ProPal, Gere si "imbarca" pure sulla Flotilla: il messaggio
29-09-2025, 16:01
Era l'agosto del 2019, periodo pre-Covid-19, quando era salito a bordo dell'Open Arms durante la missione 65 dell'imbarcazione. Sono trascorsi circa 6 anni da quei caldi giorni d'estate. Ma nonostante il lento ed inesorabile trascorrere del tempo in sostanza la situazione non è cambiata. Richard Gere torna in pista, o per meglio dire, a bordo di una imbarcazione. Non lo fa fisicamente. Forse troppo pericoloso. O forse per l'età. Questa volta il noto attore americano spinge, ma solo a parole, le navi della Flotilla, intenzionate a proseguire il viaggio verso Gaza per portare aiuti umanitari alla popolazione stremata da quasi due anni di guerra. "Tutti devono fare qualcosa e non puoi delegare a nessun altro, ciascuno di noi deve prendere posizione a un certo punto", dice l'attore a margine della sfilata di Giorgio Armani, a Milano, rispondendo a chi gli chiede cosa ne pensi della Global Sumud Flotilla. Non è una novità per Gere, noto per il suo attivismo e da sempre vicino alle missioni umanitarie e al soccorso in mare. Cambia, però, l'obiettivo. Se in passato il suo impegno era per salvare gli immigrati che viaggiavano su fatiscenti imbarcazioni, oggi i suoi sforzi sono per i palestinesi. "Dobbiamo informarci, dobbiamo dire no quando è importante dire no, dobbiamo supportare le persone che fanno cose altruiste, cose generose, cose intelligenti. Altrimenti vuol dire che ci meritiamo il mondo in cui viviamo", ha aggiunto l'attore. Che però non spiega come agire. Il suo sostegno lo dà. A parole. Ma su come aiutare la Flotilla non si è sbilanciato. O per lo meno non lo ha fatto in pubblico. Del resto bisogna essere cauti. Le imbarcazioni stanno navigando in acque pericolose. Non tanto da un punto di vista meteo-marino. I rischi, infatti, sono altri. E provengono dagli uomini. Tentare di rompere il blocco navale imposto da Israele comporta pesanti incognite. I partecipanti sono stati avvertiti, anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma tirano dritto. La flotta umanitaria punta su Gaza e continua a rifiutare strade alternative. Sottotraccia, però, le trattative proseguono. Tanto che la portavoce della delegazione italiana, Maria Elena Delia, è rientrata in Italia "al fine di condurre un dialogo diretto con le istituzioni per garantire l'incolumità dei membri italiani dell'equipaggio e il raggiungimento degli obiettivi della missione nel rispetto del diritto". Che la Flotilla corra rischi ne è consapevole anche Stefano Bertoldi, comandante della Zefiro, una delle barche della Flotilla danneggiate nell'ultimo attacco attribuito a droni. In un videomessaggio registrato, Bertoldi ha dichiarato che la Flotilla “è in questo momento a rischio. Il prossimo attacco, se verrà fatto, e purtroppo i miei segnali mi dicono che verrà fatto, sarà micidiale. È molto probabile che questa volta ci siano gravi feriti ed eventualmente delle morti". Nell'appello Bertoldi invita a diffondere il più possibile il video e chiama tutti alla mobilitazione. "Scendiamo in piazza", è l'esortazione del comandante della Zefiro, è "l'ora del popolo, è l'ora delle persone”. Intanto, il viaggio verso la Striscia di Gaza della Global Sumud Flotilla si sta facendo, giorno dopo giorno, sempre più difficoltoso soprattutto a causa di problemi tecnici. La Life Support di Emergency, che sta accompagnando le imbarcazioni in navigazione in acque internazionali con il ruolo di nave osservatrice e di supporto medico e logistico, ha dovuto prestare soccorso a una delle barche della flotta che era in grande difficoltà. Tutto è avvenuto poco prima dell'alba. La nave di ricerca e soccorso dell'ong ha impiegato il suo gommone di soccorso per rispondere al mayday della “Johnny M” lanciato a causa di un problema non risolvibile in navigazione. Il team di soccorritori, dopo aver avvicinato il mezzo in difficoltà, ha imbarcato le 12 persone che erano a bordo. Una parte di esse proseguiranno la missione salendo a bordo di un'altra barca. Gli altri saranno portati a terra. "Alle 4 di notte abbiamo ascoltato via radio un mayday da parte di una barca della Flotilla per evacuare le persone che erano a bordo - ha spiegato Anabel Montes Mier, capomissione della Life Support -. Abbiamo messo il nostro Rhib in acqua e proceduto all'intervento richiesto, trasbordando l'equipaggio della barca in difficoltà ad altre due imbarcazioni della flotta. Ora intorno a noi ci sono tre navi militari, tra cui una italiana e una turca, e proseguiamo la navigazione in accompagnamento della Global Sumud Flotilla. Disponibili a ulteriori interventi se ce ne fosse la necessità". Durante questa missione la Life Support ha già svolto 16 interventi a supporto delle barche della flotta. E il viaggio non è ancora finito. La parte più pericolosa sta per arrivare.
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