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Sulla politica estera nel Pd torna lo scontro Margherita-Ds: spaccatura totale
10-03-2025, 08:11
Ormai tra le posizioni di Elly Schlein e quelle di Nicola Fratoianni non c'è distinzione possibile. Che il Pd sia diventato una propaggine di Avs lo avverte l'Europa, dove il gruppo Socialisti & Democratici vede isolata la contrarietà netta di Schlein al piano ReArm Europe di Ursula Von der Leyen. Schlein impone ai suoi europarlamentari la linea di Link, il gruppo dell'eurosinistra più estrema. Sullo spartiacque dell'aumento delle spese per la difesa si infrange quella nebulosa grigia che il Nazareno provava acrobaticamente a tenere in equilibrio precario da tre anni. Da quando Elly Schlein, una che non aveva voluto prendere la tessera del Pd fino all'anno prima, aveva sorprendentemente vinto le primarie (ma non il congresso, vinto da Stefano Bonaccini). Ed ecco che oggi, senza atti formali, si arriva alla scissione di fatto. Da un lato la sinistra-sinistra che, figlia del movimentismo più radicale, si arrocca sul pacifismo irenista. Dall'altro i riformisti che hanno avuto responsabilità di governo e provengono da una diversa cultura politica. Per dirla in breve, tornano i Ds, torna la Margherita. La scissione si consuma negli spazi concessi al dibattito interno, paralizzato dalla gestione Schlein. Negli interstizi di X, la vituperata piattaforma di Elon Musk sulla quale, al di là dei pruriti di qualche esponente dell'infastidita sinistra atticista, la «dialettica democratica» può continuare ad esprimersi. Anche alzando il volume dei toni. E nei salotti televisivi più rossi, dove Pier Luigi Bersani può abbracciare in prime time il «coraggio di Elly nel dire no». Ieri un altro che come Bersani era uscito dal Pd per dare vita alla sua scissione personale a sinistra, Roberto Speranza, manifestava il suo sostegno a Schlein: «Pensare che il disordine mondiale di questi giorni si affronti semplicemente favorendo la corsa al riarmo mi pare senza senso. Apprezzo molto il coraggio e la coerenza con cui la segretaria del Pd Elly Schlein si sta battendo a Roma e a Bruxelles per affermare un'altra idea di Europa». Un proclama che rivendica per la nuova linea del Pd quella della vecchia Rifondazione Comunista, né più né meno. E non a caso si riaffaccia Massimo D'Alema, che - mai tanto attivo come in questi giorni - in una serie di incontri a Roma avrebbe confermato il suo convinto sostegno alla giovane segretaria. I Ds sono tornati ufficialmente nella tolda di comando, senza eccezioni. Esattamente opposta la posizione dei riformisti. Ieri su Huffington Post è sbottato Luigi Zanda, ex senatore cresciuto tra la Dc di Cossiga e la Margherita di Francesco Rutelli: «Il Pd non ha una linea in politica estera, serve un congresso straordinario». Accomodarsi seduti, l'attesa sarà lunga. Ma le voci che protestano sono tante. ReArm Europe è salutato con favore da nomi importanti della dirgenza Dem: «Un passo in avanti importante. A cui ne dovranno seguire altri. Bene le conclusioni di Euco sulla Difesa comune europea», aveva scritto l'ex ministro della Difesa e oggi presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, che per il Pd è deputato e rimane uno dei più importanti riferimenti dell'area riformista. E prima di lui aveva twittato in inglese l'ex Commissario europeo Paolo Gentiloni, già portavoce di Rutelli: «Keep calm, strengthen European common defense and support Ukraine», mantenere la calma, rafforzare la difesa comune e supportare l'Ucraina. Praticamente l'antitesi di Schlein, in sole nove parole. La compagine di Gentiloni, Guerini, Pina Picierno, Lia Quartapelle e Filippo Sensi - coordinata dal deputato lombardo Alessandro Alfieri - si muove ormai con crescente disagio nel Pd schleinizzato, di sinistra-sinistra. La richiesta di congresso va formalizzata, ma la Ditta - come l'ha autorevolmente definita Bersani - non sembra propensa a cambiare rotta.
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