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Svolta alla Camera: cade la "cellula rossa". Così il Pd gestiva tutto
27-07-2024, 14:09
La creazione della società in house, che toglie i servizi della Camera alla decennale gestione delle cooperative rosse, fa cadere forse definitivamente quel "potere" che nei corridoi che si dipanano dal Transatlantico chiamano «la cellula» del partito. Il partito, ovviamente è il Pci, passando poi per il Pds e i Ds fino all'odierno Pd. Un monopolio che affonda le basi nelle presidenze di tre storici esponenti comunisti o post comunisti: Pietro Ingrao, Nilde Iotti e Luciano Violante. È allora che ogni "foglia" a Montecitorio doveva muoversi con il placet della sinistra. Neanche le presidenze di Pier Ferdinando Casini prima e Gianfranco Fini poi riuscirono a scardinare questo sistema. È ancora nitido nella memoria di molti il ricordo di quando alla Camera "comandava" Mauro Zampini, segretario generale dal 1994 al 1999, proprio negli anni in cui sullo scranno più alto sedeva Violante. Oggi Zampini dà lezioni di buone prassi parlamentari dalle colonne de La Stampa con lo pseudonimo Montesquieu. Come detto, nel '99 dovette lasciare e gli succedette quell'Ugo Zampetti che poi, nel 2015, è approdato al Quirinale, sempre con l'incarico di segretario generale. Il vero cambio di passo è avvenuto nel gennaio 2022 (prima, quindi, delle elezioni di settembre) quando a diventare segretario generale è stato Fabrizio Castaldi, che ancora oggi mantiene questo incarico. Con lui sussurrano i ben informati è iniziato a cambiare tutto. Poi, dopo le ultime elezioni, con l'arrivo di Lorenzo Fontana, divenuto presidente della Camera, è iniziata la rivoluzione silente. Con un presidente leghista e un deputato di Fratelli d'Italia a vestire i panni di questore anziano, Paolo Trancassini, le incrostazioni decennali hanno iniziato a sgretolarsi. E qui torniamo alle cooperative rosse. Come dicevamo, se ne sono succedute diverse nell'arco degli anni. È vero, la loro selezione avveniva attraverso bandi pubblici, ma non è mai stato un mistero la loro vicinanza ad un certo mondo di sinistra. Le ultime due a gestire i settori principali sono la Cirfood di Reggio Emilia (ristorazione) e la Colser di Parma (pulizie). Entrambe - di sicuro una coincidenza provenienti dalla regione rossa per eccellenza: l'Emilia Romagna. Quando due giorni fa l'aula di Montecitorio ha deciso cambiare tutto, creando la società in house che assorbirà 325 dipendenti fino ad oggi precari assumendoli a tempo determinato, il Partito democratico, spalleggiato dal Movimento 5 Stelle, ha scatenato una polemica furibonda, accusando il centrodestra di fare un salto nel buio e di gettare nell'incertezza questi lavoratori. Un'accusa giudicata surreale da Trancassini, il quale si è chiesto come sia possibile visto che conquisteranno un significativo aumento di stipendio: dal 15 al 40% in più. La «Cd Servizi spa», che dal 2 settembre si occuperà di ristorazione, pulizia, facchinaggio e «supporto esecutivo», prevede uno stanziamento iniziale di un milione di euro che diventeranno 14 nel triennio '24-'26. A onor del vero, bisogna sottolineare che non tutte le opposizioni si sono unite alle proteste di Pd e M5S. Alleanza Verdi e Sinistra, il gruppo guidato da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, ha riconosciuto che questa società interna non penalizzerà i lavoratori, ma migliorerà le condizioni in cui si trovano ad operare ogni giorno. Filiberto Zaratti, quando ha preso la parola in aula, ha spiazzato il centrosinistra di Elly e "Giuseppi": «La società in house per noi è una buona scelta, a tutela di questa istituzione, e chi lavora ora avrà, a differenza di prima, adeguate tutele: è stata creata tra le polemiche, ora superiamole e cerchiamo di farla funzionare bene».
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