s

Svolta nel mondo arbitrale ecco perché la tutela ha un senso
Oggi 23-06-25, 09:00
Lo aspettavo da anni. Da ex arbitro che ha vissuto sulla propria pelle tensioni, insulti, minacce – e anche qualche spinta – posso dire senza retorica che questa è una svolta storica. D'ora in avanti, chi aggredisce un arbitro rischia il carcere. E no, non è più solo sport: è giustizia. Il nuovo inquadramento normativo – che equipara gli arbitri a pubblici ufficiali nei casi di violenza – non è un favore alla categoria, ma un atto di civiltà. Un segnale chiaro a chi ancora pensa che “l'arbitro si può toccare”, tanto al massimo arriva una squalifica. No, adesso si va davanti a un giudice. E si rischiano anni, non giornate. Lo ha annunciato il ministro per lo Sport e i Giovani Abodi: nel Dl Sport verrà inserita una norma che prevede l'equiparazione della figura degli arbitri a quella dei pubblici ufficiali. L'entità delle pene verrà deciso sulla base delle lesioni procurate: si va da 2 a 16 anni (in caso di lesioni gravissime), come specifica l'articolo 583-quater del Codice Penale. Segui Gianpaolo Calvarese sul sito calvar.it e sui suoi profili social Questo cambiamento non riguarda solo la Serie A, ma soprattutto le categorie dilettantistiche e i campi di periferia, dove ogni weekend si gioca una partita e spesso si combatte una guerra. Dove ragazzini di 16 o 18 anni, con un fischietto e un sogno, vengono accerchiati, spinti, insultati da chi dovrebbe educarli – allenatori, genitori, dirigenti. La figura dell'arbitro non è il nemico del gioco: è il suo garante. È colui che tutela il rispetto delle regole e, di fatto, la credibilità del calcio stesso. Per questo serve una protezione maggiore. E anche per questo serve una cultura nuova, che parta dalle scuole calcio e arrivi fino ai salotti televisivi. Su CalVAR analizziamo ogni settimana decisioni arbitrali, OFR, VAR e dinamiche di campo. Critichiamo, certo, ma lo facciamo con competenza e rispetto. Perché un conto è l'errore tecnico, un altro è la delegittimazione sistematica. La verità è che il calcio italiano aveva bisogno di questo passo. E mi fa piacere che arrivi in un momento in cui l'arbitraggio sta cambiando: più trasparenza, più tecnologia, più confronto. Ma anche più tutele. Finalmente, chi mette le mani addosso a un arbitro risponderà non solo al giudice sportivo, ma anche a quello penale. Era ora. E sì, lo dico con un sorriso: stavolta la giustizia è scesa davvero in campo.
CONTINUA A LEGGERE
6
0
0
Il Tempo
13:37
A Centuripe la mostra "Futurismo e futuristi siciliani"
Il Tempo
13:09