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Tregua Israele-Hamas: cosa prevede l'accordo di pace
Oggi 09-10-25, 09:56
Dopo oltre due anni di conflitto, arrivano segnali concreti che potrebbero aprire una nuova fase nel confronto tra Israele e Hamas. L'esercito israeliano (Idf) ha annunciato di aver avviato i preparativi operativi per un ritiro parziale delle truppe dalla Striscia di Gaza, nell'ambito dell'accordo di cessate il fuoco con Hamas. “Secondo le direttive di livello politico e in conformità con una valutazione della situazione, l'Idf ha avviato i preparativi operativi per l'attuazione dell'accordo”, si legge in una dichiarazione rilasciata al “Times of Israel”. Come parte di questi preparativi, l'esercito afferma di essere pronto a spostare le truppe verso “linee di schieramento modificate nel prossimo futuro” e continua a essere schierato sul territorio, pronto a qualsiasi sviluppo operativo. Nonostante questi spostamenti, il nord della Striscia resta per ora considerato zona di combattimento e le operazioni militari continueranno finché non saranno formalmente completate le fasi iniziali dell'accordo. Oggi il governo israeliano tiene una riunione di gabinetto decisiva per esaminare e approvare ufficialmente l'intesa. Attualmente, le truppe israeliane controllano circa il 75% del territorio della Striscia. Un funzionario di Hamas ha chiarito che il rilascio degli ostaggi avverrà “contemporaneamente a specifici ritiri israeliani”, confermando l'interdipendenza tra le due operazioni chiave del piano di pace. Mercoledì il presidente americano Donald Trump aveva annunciato che Israele e Hamas avevano “firmato” un accordo preliminare per l'avvio del piano di pace, che prevede il rilascio di tutti gli ostaggi ancora vivi e il ritiro delle truppe israeliane entro linee concordate. Fonti israeliane e palestinesi hanno confermato che le liste degli ostaggi e dei prigionieri sono già state scambiate, passo indispensabile prima di procedere con la fase operativa. Dei circa 48 ostaggi ancora detenuti a Gaza, ne rimangono viventi circa 20, che secondo l'intesa dovrebbero essere liberati entro 72 ore dall'approvazione del governo israeliano. Il piano, presentato il 29 settembre alla Casa Bianca da Trump insieme al premier israeliano Netanyahu, prevede un cessate il fuoco immediato, lo scambio dei prigionieri e corridoi sicuri per l'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia, con cibo, medicine e materiali da costruzione. Sul fronte politico e amministrativo, l'intesa contempla un'amministrazione civile post-conflitto affidata a tecnocrati palestinesi sotto supervisione internazionale, mentre Israele insiste che in una fase successiva si dovrà arrivare a una significativa riduzione delle capacità militari di Hamas, impegno che finora il gruppo non ha accettato in maniera esplicita. Il percorso verso la pace resta tuttavia fragile. Molti dettagli devono ancora essere definiti, a partire dalle tempistiche precise di attuazione. Rimane aperta la questione di chi governerà effettivamente la Striscia una volta completato il ritiro israeliano e il ruolo dei mediatori internazionali potrebbe generare tensioni. Allo stesso tempo, il governo israeliano dovrà gestire le pressioni interne, con fazioni politiche ostili a qualsiasi concessione ad Hamas. La sfiducia reciproca tra le parti è alta e ogni passo falso potrebbe compromettere rapidamente l'equilibrio raggiunto. Nonostante le incertezze, però, l'accordo rappresenta finora il passo più concreto nella crisi. Per la prima volta, Israele e Hamas hanno formalmente accettato un compromesso tangibile, con segnali operativi visibili sul terreno. Tuttavia, nulla è ancora compiuto: il rilascio degli ostaggi, il ritiro delle truppe, la gestione della Striscia e l'effettivo disarmo di Hamas dovranno essere realizzati e verificati in tempi stretti. Le prossime 72 ore saranno decisive. Se tutto procederà come previsto, si aprirà una strada nuova verso la pace. Qualsiasi intoppo, invece, rischia di far crollare un equilibrio ancora molto fragile. Il mondo osserva con attenzione: la diplomazia mediorientale resta un esercizio delicato, dove politica, volontà e fiducia sono messe costantemente alla prova.
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