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Tutti esaltano il risultato di Meloni negli Usa. Ma per la sinistra il dialogo con Trump è un fallimento
19-04-2025, 07:36
Da una parte i media europei e la politica globale che sottolineano la prova di Giorgia Meloni. Dall'altra parte, invece, i salotti della sinistra nostrana, impegnati nell'attività di sempre: rosicare. Una distanza abissale, in pratica due “film” diversi. E dire che bastava collegarsi ai circuiti internazionali per rintracciare, una volta tanto, giudizi obiettivi. Sulla Cnn, ad esempio: «Populista, conservatrice e abile stratega politica, Meloni ha attirato l'attenzione di Trump e dei suoi consiglieri». Sul media tedesco Der Spiegel: «Lei se l'è cavata bene e può tornare a casa con un risultato notevole». Dallo stesso Paese la promozione di Die Welt: «L'italiana potrebbe rappresentare un "ponte" nei negoziati tra Europa e Stati Uniti». Opinione condivisa dal New York Times: «È stata a suo agio nella gestione dell'incontro con Trump». Se dai media si passa alla politica, la musica non cambia. La «sensazione generale» a Bruxelles all'indomani dell'incontro a Washington tra Donald Trump e Giorgia Meloni «è positiva». Lo riferiscono fonti vicine alla Commissione, secondo cui la missione della premier italiana «è stata un'occasione utile per creare ulteriori ponti con l'amministrazione americana, nel rispetto dei diversi ruoli, come detto anche dalla stessa Meloni». Per cambiare completamente umore e stato d'animo bisogna tornare a casa nostra: il bilaterale di Washington «è stato un fallimento». Ad aprire il coro naturalmente Elly Schlein. «La premier si è impegnata ad aumentare la spesa militare e a far investire 10 miliardi alle imprese italiane negli Usa quando non ne ha trovato ancora uno per tutelare quelle colpite dai dazi ed evitare delocalizzazioni. Per ora non mi pare un gran bilancio», ha detto la segretaria del Pd. Sfiora l'iperbole il co-leader di Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli: «Sancisce, nero su bianco, la resa totale dell'Italia agli Stati Uniti. Altro che alleanza: siamo davanti a una lista di concessioni unilaterali, fatte da Meloni a un Trump. È l'Italia che si piega, senza condizioni, agli interessi americani». Insomma uno scenario da lacrime e sangue. Tra i "rosicatori" doc, un posto di primo piano per il M5S. Sono lontani i tempi di “Giuseppi”. E proprio il leader grillino commenta la missione americana della premier definendola una "Caporetto". «Quando ci sono dei negoziati e difendi l'interesse nazionale, devi stare molto attento a giocare le tue carte: Meloni però cala le braghe prima ancora che Europa e Usa si siedano al tavolo. Meloni si è lasciata incensare in cambio di nuove spese in armi e gas americano, e di tanta indulgenza sulla web tax, mentre per imprese e famiglie le tasse aumentano. Abbiamo perso qualsiasi potere negoziale, e adesso siamo nella difficile situazione di dover concedere altro, e altro ancora». Un pochino più equilibrato Matteo Renzi: «Sarei entusiasta se la nostra presidente del Consiglio riuscisse nell'impresa di convincere Donald Trump a eliminare i dazi che, segnalo, sono già in vigore». Poi specifica: «È finita zero a zero, non abbiamo preso gol ed è un fatto positivo, ma non ne abbiamo segnati. Trump ha confermato la strategia dei dazi e ha detto che con i dazi sta facendo affaroni». Dal Nazareno non poteva mancare la voce di Laura Boldrini: «La saldatura delle due destre di Meloni e Trump consolida una politica illiberale e oscurantista». In pratica, Medioevo in arrivo. Una perla dall'ex capogruppo dem Debora Serracchiani: «Ma dov'è l'affare?». Di tutt'altro avviso il senatore a vita Mario Monti, in collegamento giovedì sera a Otto e mezzo su La7. «A giudicare da quello che abbiamo visto e sentito, per il momento possiamo dire che l'incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump è stato un grande successo per il presidente del Consiglio», ha detto l'ex premier lasciando di stucco la padrona di casa, Lilli Gruber. Tra le minoranze, non tutte condividono la stroncatura della gauche. A partire da Carlo Calenda che a caldo commenta: «Ci sono due fatti molto positivi nell'incontro tra Meloni e Trump. La premier ha tenuto la barra dritta sull'Ucraina ed è riuscita a convincere Trump a incontrare l'Ue in Italia per discutere dei rapporti comuni». Per il leader di Azione: «Meloni non ha rotto il fronte europeo ma si è accreditata come ponte tra Usa e Ue. Bene dunque per l'Italia». Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente pro tempore del Partito Liberaldemocratico Andrea Marcucci: «Dell'incontro di Giorgia Meloni alla Casa Bianca, bene il distinguo sulla guerra in Ucraina e sulle pesanti responsabilità della Russia di Putin». Per Marcucci: «È positivo anche l'invito a Trump, che verrà in Italia per discutere con l'Europa. Mantenere aperto il dialogo Usa-Ue sulla politica commerciale è fondamentale». Insomma dal mondo giudizi positivi, dalla sinistra "pret a porter" fiele e stroncature.
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