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Ucraina, negoziati a Istanbul e incognita Putin. Trump: "Potrei esserci se..."
Ieri 14-05-25, 20:39
A poche ore dall'inizio dei colloqui diretti tra Mosca e Kiev a Istanbul, resta un'incognita la presenza del presidente russo Vladimir Putin. Il Cremlino non ha sciolto la riserva e non ha comunicato ufficialmente chi rappresenterà Mosca ai negoziati. Secondo il quotidiano Kommersant, non ci sarà il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato invece che si recherà in Turchia, sfidando lo zar a fare lo stesso e il suo consigliere, Mykhailo Podolyak, ha chiarito che il leader si siederà al tavolo solo con Putin. Intanto il presidente Usa Donald Trump, che si trova in Medioriente, non ha escluso del tutto la possibilità di recarsi lui stesso in Turchia se ci sarà il leader russo. Rispondendo alle domande dei giornalisti a bordo dell'Air Force One, mentre era in volo dall'Arabia Saudita al Qatar, il tycoon non ha scartato categoricamente l'ipotesi di essere presente ai colloqui ma ha detto di voler inviare al suo posto il segretario di Stato Marco Rubio. Tutti gli occhi sono puntati su Istanbul nella speranza che i colloqui possano porre fine all'invasione su larga scala dell'Ucraina iniziata da Mosca tre anni fa. Sabato Zelensky ha ospitato il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Keir Starmer, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il primo ministro polacco Donald Tusk in una dimostrazione di unità. I leader hanno lanciato un appello coordinato per un cessate il fuoco di 30 giorni e il piano ha ricevuto il sostegno dell'Unione Europea e di Trump. Ma Putin ha di fatto respinto l'offerta, proponendo invece di riprendere i colloqui diretti con Kiev a Istanbul "senza precondizioni". Zelensky ha risposto insistendo sul cessate il fuoco e ha detto che avrebbe aspettato Putin in Turchia. Il Cremlino ha definito i colloqui di giovedì come una "ripresa" dei negoziati di pace avviati sempre a Istanbul nel 2022, all'inizio della guerra. I colloqui allora fallirono con Mosca che aveva accusato l'Ucraina e l'Occidente di voler continuare a combattere e Kiev che aveva denunciato come la Russia avesse presentato degli ultimatum piuttosto che proposte su cui discutere. A marzo l'amministrazione Trump ha avviato colloqui separati con Kiev e Mosca in Arabia Saudita e ha poi minacciato di ritirarsi dal processo se non ci fossero stati progressi tangibili. La Russia ha di fatto respinto una tregua incondizionata di 30 giorni e ha dichiarato invece due brevi cessate il fuoco unilaterali negli ultimi due mesi: uno di 30 ore a Pasqua e un altro di 72 ore in coincidenza con le celebrazioni russe per il Giorno della Vittoria nella Seconda guerra mondiale. In entrambi i casi, Kiev e Mosca si sono accusate a vicenda di non aver fermato i combattimenti. A marzo la Russia e l'Ucraina si erano impegnate a rispettare una tregua di 30 giorni relativamente agli attacchi alle infrastrutture energetiche, mediata sempre dall'amministrazione Trump. Entrambe le parti si sono ripetutamente accusate di violazioni massicce fino alla scadenza dell'accordo. Il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, durante la sua prima dichiarazione al Bundestag, ha avvertito che l'esito della guerra "deciderà se la legge e l'ordine continueranno a prevalere in Europa e nel mondo oppure se prevarranno la tirannia, la forza militare e il puro diritto del più forte". Mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha confermato l'apertura a "discutere" su un deterrente nucleare europeo fornito dalla Francia. Una dichiarazione che non è piaciuta al Cremlino. "La proliferazione delle armi nucleari nel continente europeo è qualcosa che non aggiungerà sicurezza, prevedibilità e stabilità al continente europeo", ha risposto il portavoce Dmitry Peskov. In giornata gli ambasciatori presso l'Ue hanno adottato il 17esimo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. "Continueremo a fare pressione sul Cremlino", ha avvertito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
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