s

Un CardinElly al Conclave: chi è davvero Zuppi, papabile "candidato" del Pd
Oggi 25-04-25, 07:19
In un Paese che ha discusso per quasi due secoli della separazione tra la sfera religiosa e la sfera politica, tra ciò che è di Dio e ciò che è di Cesare, fa sorridere vedere Schlein, Conte e Fratoianni proclamare Francesco «il nostro Papa» come se l'insegnamento di chi ha occupato la cattedra di Pietro possa essere rivendicato da una parte sola dei fedeli, dei credenti e dei non credenti. Dico sorridere per non dire di peggio perché l'operazione in atto ha il sapore di una strumentalizzazione politica. Il problema è che la sinistra italiana, ancor più di quella europea, sta attraversando una fase estremamente complessa: è in crisi di identità, di visione, di programmi. Soprattutto è priva di una leadership globale che possa ridare speranza al suo popolo, che possa offrire una fede per il futuro. L'afflato e il desiderio di trasformare la figura di Francesco nel proprio Papa nasce da questa condizione difficile. La sinistra di oggi con un'ispirazione sempre più radicale non ha più padri, né numi tutelari. La galleria dei suoi eroi è povera per non dire deserta, le figure democratiche d'oltreo ceano sono appannate (Clinton e Obama) e quelle nostrane (da Moro a Berlinguer) appartengono ormai ad un'altra epoca. L'"operazione" Bergoglio risponde, quindi, ad uno stato di necessità. Il Papa degli umili, dei poveri, dei migranti portato in politica dalla sinistra va a riempire un vuoto e offre un simulacro di unità a forze che il più delle volte sono divise su tutto. Solo che se metti una casacca ad un Papa, se gli dai una paternità politica gli fai un torto. Abbassi al livello del profano una figura che vive di spiritualità. Come pure se il suo insegnamento universale diventa l'ispirazione di un agire politico ne si mortificano le potenzialità. Rischi che interessano poco ad una sinistra in crisi. Alla Schlein importa innanzitutto offrire l'immagine di lei che scaccia i mercanti dal tempio di Francesco. Assicurare al proprio Pantheon disabitato un nome che possa essere considerato un'alternativa convincente al sovranismo, alla destra, al trumpismo. Un santo, insomma, tutto suo. Ma visto che non si può vivere solo di ricordi è necessaria una figura che assicuri una testimonianza tangibile di Papa Francesco anche per il futuro. Mai come in quest'occasione si è vista una sinistra italiana tanto interessata alla successione al soglio pontificio. È bisognosa di un riferimento non solo nella memoria ma che garantisca nel presente il collante di una religione proiettata nel sociale e indirettamente anche nella politica. E chi meglio del pupillo di Papa Bergoglio, il cardinale Matteo Zuppi, può rispondere a questa esigenza. Le stimmate le ha tutte: esperienza missionaria terzomondista, arcivescovo di Bologna, città elettiva della Schlein e culla del riformismo di sinistra, e presidente della Cei, cioè dell'organismo più politico della Chiesa italiana (il cardinale Ruini docet). Sul suo nome si avverte a sinistra una discreta speranza che nel privato si trasforma in un tifo sfegatato. Al punto che qualcuno meno avvezzo al gioco dei sospetti romani come Tony Ricciardi, deputato del Pd eletto all'estero, lo ammette: «Sarebbe magnifico. Per questo il suo nome va protetto».
CONTINUA A LEGGERE
2
0
0
Il Tempo
13:25
Mattarella “Valori della Resistenza sempre attuali”
Il Tempo
13:00