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"Una richiesta lobbistica". Uap contro i farmacisti prescrittori
04-03-2025, 18:02
L'UAP, Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata, che conta oltre 27.000 strutture sul territorio, esprime forte preoccupazione per la crescente pressione lobbistica esercitata dalle farmacie italiane al fine di ottenere il riconoscimento del ruolo di prescrittori di farmaci. Questa richiesta, avanzata senza un'adeguata analisi dei rischi per la salute pubblica, può seriamente compromettere la separazione tra chi prescrive e chi vende farmaci, principio cardine sancito dall'articolo 102 del Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265 e tuttora vigente nel nostro ordinamento. L'UAP ritiene che l'eventuale introduzione del farmacista prescrittore debba avvenire solo in un quadro normativo rigoroso che impedisca derive commerciali e garantisca la tutela dei pazienti, evitando conflitti di interesse tra la vendita di farmaci e la loro prescrizione. Non si può accettare che, dietro il pretesto di un presunto miglioramento dell'accesso ai farmaci, si celi un'operazione di puro business a vantaggio esclusivo delle farmacie, senza alcuna reale attenzione ai profili di sicurezza per i pazienti. L'ordine dei farmacisti cita le esperienze del Regno Unito e della Francia, ma non ne chiarisce esattamente i limiti. Lo facciamo qui di seguito. L'esperienza del Regno Unito: forti limitazioni al farmacista prescrittore Nel Regno Unito, la figura del farmacista prescrittore è stata introdotta con estrema prudenza e attraverso un lungo percorso di sperimentazione. Tuttavia, i farmacisti non hanno un'autonomia illimitata: possono prescrivere farmaci solo se hanno completato un severo iter formativo e operano all'interno di un protocollo definito. Il modello britannico distingue due categorie: Supplementary Prescribers (Prescrittori Supplementari): operano solo sotto supervisione medica, seguendo un Clinical Management Plan (CMP) che prevede l'interazione diretta con il medico curante; Independent Prescribers (Prescrittori Indipendenti): possono prescrivere alcuni farmaci autonomamente, ma solo dopo una formazione specialistica e con chiari limiti di competenza. Nonostante l'esistenza di farmacisti prescrittori, il sistema sanitario britannico non ha mai eliminato la supervisione medica, riconoscendo il rischio che un farmacista possa essere condizionato da interessi commerciali. L'Italia non può adottare un modello simile omettendo di introdurre quei limiti essenziali che nel Regno Unito sono considerati imprescindibili. Il caso francese: prescrizioni sotto stretto controllo medico In Francia, il ruolo del farmacista prescrittore è stato regolamentato in modo da evitare qualsiasi conflitto di interesse. La Loi Santé del 2019 ha introdotto questa possibilità esclusivamente per alcune categorie di farmaci e solo nel contesto di un protocollo medico specifico. Le farmacie non possono prescrivere autonomamente: devono seguire linee guida rigide e comunicare sistematicamente con il medico curante. L'esperienza francese dimostra che l'autonomia prescrittiva del farmacista è una concessione limitata e soggetta a vincoli precisi. Questo dimostra che, laddove i farmacisti assumono un ruolo di prescrizione, ciò avviene sempre in coordinamento con i medici, senza sostituirli. Pensare di adottare un modello di farmacista prescrittore in Italia senza replicare tali vincoli sarebbe irresponsabile. Italia: una riforma per chi? L'UAP denuncia con forza il tentativo delle farmacie italiane di ottenere un'autonomia prescrittiva senza accettare le restrizioni imposte in altri Paesi. Non si tratta di una misura volta al benessere dei pazienti, ma di una richiesta puramente commerciale. Il rischio di una deriva commerciale è evidente: se le farmacie potessero sia prescrivere che vendere farmaci, la prescrizione potrebbe essere guidata da logiche di profitto piuttosto che da una valutazione clinica imparziale. L'Unione Ambulatori e Poliambulatori Privati propone pertanto una revisione normativa equilibrata, che non ceda alle pressioni lobbistiche delle farmacie e garantisca: un'eventuale prescrizione limitata a casi ben definiti, seguendo protocolli elaborati dal Ministero della Salute; un obbligo di interazione con il medico curante, come avviene in Francia, per evitare che la scelta terapeutica sia influenzata da logiche di mercato; un percorso formativo rigoroso per i farmacisti che desiderano acquisire competenze prescrittive, analogamente a quanto previsto nel Regno Unito; un sistema di controllo e monitoraggio, con audit periodici, per prevenire abusi. Conclusioni L'UAP chiede al Governo e alle istituzioni di respingere qualsiasi richiesta che miri a conferire ai farmacisti un potere prescrittivo senza adeguati controlli, riconoscendo che la separazione tra prescrizione e dispensazione dei farmaci è un principio fondamentale per la tutela della salute pubblica. Se le farmacie italiane desiderassero realmente modernizzare il proprio ruolo, dovrebbero accettare gli stessi limiti e garanzie imposti in Regno Unito e Francia, piuttosto che perseguire un'autonomia incondizionata che rischia di trasformare la prescrizione in un'operazione di marketing farmaceutico. L'interesse primario deve restare la salute del paziente, non il fatturato delle farmacie.
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