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Venezia dice all'inno d'Italia? La Fenice fa esplodere il caso
Oggi 19-05-25, 14:19
Doveva essere un gesto simbolico, un tributo di alto valore culturale e istituzionale alla Festa della Repubblica. E invece rischia di trasformarsi in un caso spinoso, carico di interrogativi: cosa è andato storto nella proposta di registrare l'Inno d'Italia con l'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice tra Piazza San Marco e Palazzo Ducale, nel cuore iconico di Venezia? L'idea - promossa dall'Anfols, l'Associazione Nazionale delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche, e accolta dal Ministero della Cultura, che avrebbe stanziato 40mila euro per realizzare e trasmettere su Rai1, subito dopo il Tg1 delle 20, il contributo musicale il 2 giugno - sembrava destinata a nobilitare il patrimonio operistico italiano. Ma l'entusiasmante proposta si è presto scontrata con una realtà più complessa, come emerge da una ricostruzione dei fatti, secondo quanto più fonti hanno riferito all'Adnkronos. Alla richiesta di partecipazione, i sindacati locali della Fenice avrebbero presentato una richiesta economica intorno ai 44.000 euro, più 10.000 circa di spese per la Fondazione relative soprattutto alla logistica. Essendo le maestranze della Fenice già stipendiate dalla Fondazione, la richiesta sarebbe stata per indennità extracontrattuali dei lavoratori. La cifra totale sarebbe stata considerata da alcuni, anche all'interno della stessa Fondazione, fuori scala rispetto a quanto avrebbero chiesto altre prestigiose orchestre italiane o internazionali. Il sovrintendente della Fenice, Nicola Colabianchi, trovandosi nell'impossibilità di coprire tali costi, avrebbe proposto una soluzione alternativa: utilizzare solo l'Orchestra, escludendo il Coro. Ma anche questa ipotesi sarebbe stata respinta, con il rischio concreto che la Fenice non partecipi affatto a un evento pensato proprio per valorizzare le massime istituzioni musicali del Paese. L'Anfols, infatti, ha proposto al Ministero di avviare una tradizione: quella di registrare di anno in anno con le orchestre dei Teatri d'Opera (le massime istituzioni musicali del Paese) l'Inno d'Italia da un luogo celebre delle città in cui hanno sede. E la scelta, per il primo anno, è andata su Venezia. Nel frattempo, a offrire una nota di contrasto alla voce dei sindacati del Teatro veneziano, sarebbe stata la disponibilità, completamente gratuita, del tenore Vittorio Grigolo, uno dei nomi più riconosciuti a livello internazionale, che si sarebbe detto pronto a cantare l'Inno a titolo istituzionale, nonostante gli impegni. Anche il maestro Daniele Callegari, individuato come direttore dell'Orchestra della Fenice per questa occasione, si sarebbe reso disponibile gratuitamente. È davvero un problema di costi insostenibili o si tratta di una mancanza di volontà? E' solo una rivendicazione sindacale o una grande occasione persa per dimostrare senso civico e spirito repubblicano? Le domande restano aperte, mentre il caso scoppia a Venezia proprio il giorno in cui arriva in città il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per partecipare al Festival delle Regioni. Marco Trentin, professore d'orchestra della Fenice e segretario provinciale Fials, a proposito del caso della registrazione dell'Inno nazionale per la festa del 2 giugno da realizzare nel Palazzo Ducale a Venezia, ha detto all'Adnkronos: "Il nostro contratto collettivo nazionale e quello aziendale prevede che, per attività particolari come registrazioni audio e video, siano necessarie delle trattative. La Fondazione aveva inizialmente proposto un compenso di 35 euro lordi a cui abbiamo risposto con una controproposta. Ma la direzione, pur di restare nel budget, ha rilanciato suggerendo l'esclusione del Coro e di far suonare solo l'Orchestra. È un'idea che suona davvero male. Sembra quasi che si chieda ai sindacati di accettare che una parte del personale venga lasciata a casa, per aumentare i compensi dell'altra. E' un approccio che mina il principio di equità e solidarietà tra lavoratori dello spettacolo e che il sindacato non può accettare". Il direttore del personale della Fenice, ha fatto sapere Trentini, ha poi avanzato una proposta di collaborazione tra Fondazione Arena e Fondazione veneziana. "Ma la vera domanda è: chi si prende la responsabilità di dire a una parte degli artisti che deve restare a casa?" Al centro del dibattito c'è anche il valore della prestazione. La Festa della Repubblica è "un appuntamento di alto valore simbolico e culturale", ma secondo Trentin "non si può ignorare il rispetto delle condizioni contrattuali". "Nessuno mette in discussione il valore della Festa della Repubblica. Ma i contratti ci sono, e vanno rispettati. Non possiamo accettare che la celebrazione del 2 giugno diventi una sagra dell'antisindacalismo. I lavoratori hanno un contratto e pretendono che la controparte lo rispetti". Interpellato dall'Adnkronos il sovrintendente del Teatro La Fenice di Venezia, Nicola Colabianchi, ha dichiarato: "Sono dispiaciuto che la Fenice non possa onorare con la partecipazione della propria Orchestra, del proprio Coro e del proprio personale una festa come il 2 giugno, in una iniziativa che la vedeva per prima tra le fondazioni lirico sinfoniche a prestare la propria voce per la registrazione in audio e in video dell'Inno nazionale".
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Il Resto del Carlino
