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Zaia, Emiliano e De Luca Il voto segna la fine di un'era
Ieri 22-11-25, 21:41
Queste elezioni regionali segnano la fine di un'epoca. Vincenzo De Luca, Michele Emiliano e Luca Zaia sono arrivati a fine corsa, nonostante sia il governatore della Campania e quello del Veneto abbiano sperato fino all'ultimo di poter fare un altro mandato. «Sic transit gloria mundi». Ma per i tre presidenti, che hanno modellato le loro regioni come pochi altri prima di loro, la gloria non pare intenzionata a svanire del tutto. Domani sera si osserverà il momento in cui lasceranno, almeno formalmente, le poltrone che hanno occupato così a lungo. Le loro carriere attraversano un tratto cruciale della storia politica italiana. De Luca entra in politica a fine anni Ottanta, nell'Italia che esce dalla Prima Repubblica e affronta Tangentopoli: è consigliere comunale, poi assessore a Salerno. Nel 1993, mentre i vecchi partiti crollano e il sistema si trasforma, vince il suo primo mandato da sindaco, inaugurando un modello amministrativo personalistico e interventista che lo accompagnerà fino alla guida della Campania. Emiliano, magistrato impegnato nella lotta alla criminalità organizzata negli anni in cui l'Antimafia stava diventando un bastione del nuovo corso istituzionale, rompe gli schemi nel 2004 vincendo a Bari con una coalizione civica e segnando l'avvio del centrosinistra pugliese come laboratorio politico nazionale. Zaia, più giovane nella carriera ma non meno radicato, arriva alla guida del Veneto nel 2010, quando il federalismo fiscale è al centro del dibattito politico e la Lega vive una fase di espansione. Da allora diventa il volto più popolare del regionalismo del Nord, anche quando il suo stesso partito cambia pelle. Il loro bilancio, dopo anni di governo, è fatto di luci e ombre. In Veneto, Zaia ha costruito una macchina amministrativa efficiente, con un modello sanitario apprezzato per la capacità di tenere basse le liste d'attesa in molte specialità e per l'integrazione territorio–ospedale. Il rovescio della medaglia riguarda proprio la sanità: l'accentramento delle decisioni nelle Ulss (Unità locale socio sanitaria) e il peso crescente del privato hanno generato squilibri territoriali e critiche sulla difficoltà di accesso in alcune province. Sul fronte infrastrutturale, i progetti avviati sono numerosi, ma spesso rallentati da iter amministrativi complessi. De Luca ha trasformato la Campania in una regione capace di attrarre fondi europei più che in passato e ha ottenuto risultati nel settore della mobilità, dal potenziamento del trasporto su ferro alla digitalizzazione dei servizi pubblici. Ha valorizzato aree urbane e poli culturali, rendendo la regione più competitiva sul fronte turistico. Ma pesano le criticità sulla sanità, tra commissariamenti, carenze strutturali e difficoltà nel gestire il rapporto con le Asl; e il suo stile accentratore ha talvolta isolato amministratori e alleati, generando frizioni interne. Emiliano ha puntato su una Puglia aperta all'innovazione energetica e agricola, con programmi di sostegno alle imprese e politiche ambientali riconosciute a livello nazionale. Ha favorito la partecipazione civica e investito nella promozione internazionale della regione. Tuttavia, il suo lungo mandato è stato segnato dalla crisi Xylella, non sempre gestita con lucidità, secondo molti osservatori, e da tensioni nel sistema sanitario regionale, soprattutto sul fronte del personale e delle liste d'attesa. Cosa faranno da domani? Zaia accenna a un ritorno alla vita familiare, ma resta il più pronto a un nuovo ruolo nazionale. Emiliano parla della figlia appena nata e di una pausa, anche se il suo nome circola già nei corridoi della futura giunta pugliese. De Luca lascia aperta ogni ipotesi: dalla guida di liste personali a un possibile ritorno nella sua Salerno.
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