s
Zuncheddu "beffato" di nuovo dallo Stato: ancora nessun risarcimento
16-09-2025, 09:16
Beniamino Zuncheddu, per tutti “il pastore sardo”, è stato in carcere per 33 anni. Da innocente. Non so se, nell'epoca della società liquida, ci rendiamo conto cosa voglia dire restare in cella per gli stessi annidi Gesù sulla terra. Trentatré anni per salvare il genere umano, mandato direttamente dal Padreterno; trentatré per annientare un uomo perché il sistema giudiziario concede ai magistrati una specie di diritto divino di vita o di morte. “Ecce Zuncheddu”, ecco Zuncheddu la vittima dell'errore giudiziario destinato a finire sui giornali e in tv: prima perché ritenuto colpevole di un omicidio, poi perché dichiarato innocente in via definitiva, e ora perché lo Stato è talmente civile che non gli ha ancora risarcito il danno per l'ingiusta detenzione dopo due anni dalla sentenza. Ma quanto deve aspettare ‘sto povero cristo? Perché questo signore deve campare appoggiandosi a parenti e amici mentre i magistrati che lo hanno ingiustamente incolpato si prendono ancoralo stipendio? Perché quei magistrati non soltanto non hanno responsabilità per l'errore che commettono (cioé rovinare la vita a cittadini innocenti) ma nemmeno contribuiscono alla riparazione del danno che loro hanno creato? Perché non girano almeno un terzo del loro stipendio (pagato con i soldi dei contribuenti perché sono dipendenti pubblici)? Zuncheddu non è un caso isolato. Zuncheddu è la punta dell'iceberg tanto che è in corso una raccolta firme promossa dai Radicali (e io firmerò; c'è tempo fino al 31 ottobre) per fare in modo che almeno ci sia un assegno mensile provvisorio in attesa del risarcimento. È una battaglia di civiltà, è una battaglia che dovrebbe unire tutto il parlamento senza aspettare che ci sia una raccolta firme. Che senso ha - lo domando provocatoriamente, perché ne ha eccome - parlare ancora di Enzo Tortora, di celebrarne il dramma oltre che il professionista con una serie televisiva, quando poi siamo ancora alle prese con le stesse, medesime dinamiche? Dopo Tortora le vittime della cosiddetta “malagiustizia” (definizione che ancora una volta distoglie dai responsabili, ossia i magistrati) sono aumentati in maniera esponenziale. E allora domando come sia possibile assistere all'aumento di questi casi e contemporaneamente restare inermi sul fronte del risarcimento. Sia chiaro, il risarcimento non è una pacca morale chelo Stato dà al poveretto che è incappato in una brutta disavventura; no, il risarcimento è il minimo che uno Stato deve restituire a chi si è impoverito, intaccando risparmi e indebitandosi, per affrontare i gradi di giudizio, le perizie e ogni spesa che la complessa macchina giudiziaria comporta. E poi c'è tutto l'altro tema: trentatré anni in cella da innocente, anzi nelle schifose celle dove ormai il senso della giustizia si è assottigliato assieme a quello dell'umanità. Ma fintanto che questo dramma non ti passa accanto il tema carcere è un non tema. Eppure il potere dei giudici quello che consente loro il potere di incutere paura sta proprio nella condizione delle carceri.
CONTINUA A LEGGERE
22
0
0
Guarda anche
Libero Quotidiano
Beniamino Zuncheddu, storia di un risarcimento bloccato dalla burocrazia
Il Tempo
18:00
