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Aggressioni e minacce: arrestato Don Alì, il "capo" dei maranza
Oggi 23-11-25, 07:49
Uno sbruffone violento, che si è autobattezzato “Il re dei maranza”. Quello che comanda. Ma per un po’ di tempo dovrà smetterla di nuocere agli altri. Ieri è finito in gattabuia a Torino, grazie alla squadra Mobile della polizia, Said Alì, 24 anni, noto nel mondo dei social come Don Alì. Nei suoi confronti è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per atti persecutori. Il giovanotto se ne vantava delle sue imprese. Pubblicava in particolare su Instagram i video delle gesta che compiva per farsi applaudire da circa 220mila follower, che lo aiutavano a costruirsi una fama malavitosa. Questo eroe senza cervello aveva persino diffuso il video di una spedizione punitiva contro un maestro di scuola elementare. Quel povero insegnante inseguito, circondato e minacciato davanti a un istituto di via Vestignè era diventato un trofeo per Don Alì. Ed è sui social che sono state pubblicate le immagini integrali che riprendono in volto il maestro e la figlia. Per lo stesso reato è stato disposto l’obbligo di firma anche per un 24enne e un 27enne, suoi sodali. Non solo: il bullo marocchino non ha esitato pure a prendere a mazzate una troupe di Rete4: lui può. Lui poteva. Certo, dal carcere non uscirà meglio di prima, ma almeno chi era costretto a frequentarlo per strada, vivrà più tranquillo per un po’. Anche se siamo sempre nelle mani di una magistratura troppo incline al lassismo. Speriamo non in questo caso: non lo liberino subito. Se lo Stato c’è, deve essere ovunque, anche tra le toghe. Perché non si deve vanificare il segnale forte che, sicuramente attraverso la stessa Procura della Repubblica e le forze dell’ordine, si è voluto dare alla pubblica opinione contro la delinquenza. E anche perché non ci si può davvero far prendere in giro dai cosiddetti maranza. A inizio novembre Don Alì aveva pubblicato spezzoni di un’intervista rilasciata a Le Iene in cui affermava la necessità di punire chi stupra bambini e, proprio in quell’occasione, aveva rinnovato le minacce all’insegnante: «Se la prossima volta abusi di un bambino, finirà molto peggio». Gli accertamenti degli investigatori della Mobile, guidati dal dirigente Davide Corazzini, hanno rivelato l’infondatezza delle accuse rivolte dal ragazzo violento. Don Alì è stato inoltre individuato anche come autore dell’aggressione alla troupe televisiva di Rete 4 lo scorso 11 novembre per aver colpito il parabrezza dell’auto degli inviati con una mazza. La misura cautelare è stata eseguita venerdì sera, 21 novembre, dopo prolungate ricerche. Said Alì si era reso irreperibile e si nascondeva nelle cantine di un palazzo di Barriera di Milano: è stato bloccato e accompagnato in questura dopo un breve inseguimento a piedi. Il cosiddetto “Don Alì” mirava al dominio nel territorio e si faceva chiamare “re” come figura molto influente o simbolica all’interno di quella “tribù urbana” rappresentata dai maranza. Come influencer/tiktoker, probabilmente incarnava molti degli stereotipi in voga: abbigliamento appariscente, linguaggio da strada, atteggiamento provocatorio, identità generazionale. Inoltre, il fatto che abbia visibilità social (“maranza style”) lo rendeva quasi una “mascotte” o “capo” di quel mondo nello stereotipo mediatico. Il mondo dei maranza è composto da giovanotti violenti come lui e sono persino entrati nell’Accademia della Crusca, col significato di ragazzi che adottano atteggiamenti da strada, uno stile vistoso e un linguaggio talvolta volgare. Maranza è diventata una parola dello slang giovanile, molto diffusa sui social (TikTok su tutti), che definisce una sorta di sottocultura urbana. E hanno un abbigliamento tipico: tute sportive (di marca), scarpe vistose, marsupi, catene, orologi importanti. Col conseguente atteggiamento da banda: spavalderia, atteggiamenti da bulli, frequentazione di gruppi, l’uso di un gergo giovanile aggressivo o provocatorio. Il loro “stile” non può essere tollerato.
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