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Alberi già fatti e luminarie: con il Natale in anticipo ora si sta esagerando
Oggi 25-10-25, 13:57
È che il «Natale quando arriva arriva» (cit.), però dài, su, così è un filino troppo. Mancano (ancora) esattamente due mesi: per favore, risparmiateci. L’appello che segue è (virtualmente) sottoscritto da tutti i grinch che, ogni anno, boicottano le Feste: ma almeno la nostra scusa è che usciamo dal letargo solo dopo l’Immacolata. Sì, d’accordo, siamo allergici ai cenoni con le tavolate infinite (più di quattro persone in casa per noi è uno sforzo di concentrazione); ci viene l’orticaria con gli scambi dei regali che son sempre un po’ obbligati, un po’ arbitrari, un po’ forzati; mal digeriamo il pandoro e alla parola “tombola” simuliamo una sordità improvvisa (eh-hai-detto-sorbola?): però facciamo i riottosi solo quando ce n’è motivo. Esiste un limite a ogni cosa, e quel limite è di carattere temporale. Non vale, no, abbiate pietà. Iniziare adesso a romperci le palline (quelle d’albero) è una scorrettezza precoce. Ragazzi anti-elfi, irriducibili scontrosi del “giorno più magico dell’anno”, intrattabili boicottatori della slitta lappone: ribelliamoci. Saremo tutti più buoni, ma lo saremo a dicembre. E invece no. E invece sei milioni di italiani hanno già comprato i pacchetti da mettere vicino al camino (l’unica giustificazione che avete è il possibile risparmio sul listino maggiorato dei giocattoli in alta stagione: ma vivaiddio, non è nemmeno ancora scattato il BlackFriday!). Invece, come sottolinea un’indagine commissionata dal portale on-line Facile.it all’agenzia di ricerche di marketing Mup research, 4,2 milioni di famiglie stanno già mettendo a ripetizione, nella filodiffusione di casa loro, gli intramontabili classici All I want for christmas is you di Mariah Carey o Christmas di Michael Bublé (spoiler: gli unici che brinderanno sul serio, qui, sono gli artisti che ne incassano i diritti). Invece la bellezza di 1,7 milioni di persone ha già montato e addobbato l’abete in salotto e il loro numero è destinato a crescere (quasi a raddoppiare) nei prossimi cinque dì perché sono tre milioni quelle che spergiurano che entro fine ottobre saranno pronte a fare altrettanto (una domanda soltanto: ma dove cribbio lo trovate, adesso che è pieno autunno ed è formalmente ancora in vigore l’ora legale, un cavolo di albero da martoriare pensando a Santa Claus?). Popolo degli entusiasti con gli occhietti che brillano in vista del capitone: capiamo la previdenza, capiamo anche che la “pratica doni” è ciò che di più serio ci sia a fine anno dopo il pagamento dell’ultima rata delle tasse (mica a caso la media dei regali che acquisiremo a testa è di sette “pensierini”, con 800mila ultràs delle renne a traino che spergiurano ora di volerne fare più di venti e col 12% di noi tutti che è intenzionato a superare lo shopping del 2024), capiamo financo che la corsa agli ultimi giorni è lo stress supremo da evitare con ogni fibra del corpo; però così è esagerato. Così sfiora la mania frenetico-compulsiva degli invasati col maglione di lana a fiocco di neve (orrore). Così manco i bambini, siamo onesti. Tra l’altro, particolare non irrilevante: chi ha già completato gli acquisti l’ha fatto in stragrande maggioranza usando i propri risparmi (e vabbè), ma più uno su dieci (il 12%) è addirittura ricorso a una società di credito. Che poi business is business e, quando i numeri son questi qui, va tutto di conseguenza. Va, cioè, per esempio, che al super i reparti delle offerte si stiano già attrezzando con primi mini panettoni della stagione. Va che alcuni Comuni si stanno già attrezzando per istallare le luminarie in centro (a Olbia hanno appeno firmato l’ordinanza che dà il via al lavori, a Bari sono state accese da ieri sera in via Sparano, a Udine hanno iniziato a montare le prime, ad Alghero anche e nonostante il dì in cui gli operai si sono messi al lavoro, cioè mercoledì scorso, ci fossero 25 gradi, a Napoli sono spuntate in via Monteoliveto e in piazza Bovio). Va che gli annunci per mercatini, villaggi a tema, trenini, notte bianche (nel senso di nevose) si sprecano in qualsiasi agenzia turistica. Va che i volantini delle offerte di quasi ogni alimentare mettono in evidenza il torrone e lo zampone, che gli annunci in rete sono pieni di aaa-figurante da-babbo-Natale-cercansi e che a noi, che ogni 25 dicembre sera ripetiamo il rito laico più diffuso del periodo (condividiamo cioè sui social il liberatorio meme di Riccardo Garrone in Vacanze di Natale: «E anche questo Natale ce lo semo...») ci cadono le braccia. No, in Natale non è alle porte. Di mezzo c’è ancora lo scandalosissimo Halloween (che oramai è talmente sdoganato che neanche ci si fa più caso: ma d’altronde, anziché pensare alla zucca, si pensa al presepe, per cui capirai), ci sono tutti i santi, i morti, c’è la prima della Scala a Sant’Ambroeus, c’è l’8 dicembre, c’è Santa Lucia, c’è la novena. Lasciateci le tappe intermedie (senza contare che lo spirito religioso, per chi ci crede, ne esce svilito da questa anticipazione estrema, estremista e dal chiaro sapore strettamente consumistico). Anche perché, sennò, ma che gusto rimane?
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