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Alberto Fraja: "La morte non esiste, la coscienza continua a vivere"
23-09-2024, 13:46
Non omnis moriar (non morirò tutto). È una frase di Orazio. Il grande poeta romano probabilmente si riferiva alla sua opera, tanto bella da meritare l'immortalità. Nel Medioevo questo verso fu letto come testimonianza di fede cristiana: l'immortalità dell'anima ma non del corpo. Ma siamo sicuri che il corpo sia mortale? La coscienza vive dopo la morte? Stéphane Allix, reporter, inviato nei luoghi più “caldi”, dall'Afghanistan al Pakistan, si dice convinto che ci sia oggettivamente un «dopo». E prova a dimostrarlo attraverso un'inchiesta straordinaria racchiusa in un libro ispirato dalla scomparsa improvvisa del fratello: La morte non esiste (HarperCollins, pp. 352,19 euro). Il fratello di Allix muore in un incidente in Afghanistan, nel 2001. Allix allora ha 32 anni ed inizia a domandarsi dove possa essere finito Thomas. E comincia a cercarlo: compie quattro viaggi in Amazzonia dove per giorni e notti intere rimane in una grotta in stato di trance, sotto il monitoraggio di uno sciamano, che gli dà da bere ayahuasca, una pozione con effetti psicoattivi. Alla domanda, “ha conversato con Thomas?” Allix risponde: «Non c'è stata una conversazione, ma un senso di presenza, di legame. È difficile da descrivere e mi ci è voluto molto tempo per raccontarlo nel libro, perché volevo spiegare al lettore come sia sicuro che non era un'allucinazione, ma un'esperienza reale». L'autore incardina l'indagine sulle cosiddette Nde (Near-death experiences: esperienze pre morte). Si tratta di anomalie nel senso scientifico del termine: fenomeni effettivamente riscontrati, ma che, discostandosi dai modelli noti, non trovano spiegazione convenzionale. Le Nde hanno iniziato a fare notizia negli Usa a metà degli anni Settanta, dopo che Raymond Moody, un giovane medico con un dottorato in filosofia, aveva pubblicato una raccolta di strane testimonianze, a lui fornite da persone che avevano sfiorato la morte e che affermavano di ricordare i momenti in cui erano state prive di conoscenza o addirittura in coma. «Particolarmente significative erano le somiglianze tra questi racconti: sensazione di uscire dal proprio corpo, percezione da una posizione sopraelevata, talvolta con una serie di dettagli precisi che per un soggetto privo di sensi è impossibile conoscere, apparizioni di cari defunti odi entità spirituali, visione di una luce intensa, sensazione di benessere, di essere immersi nell'amore, impressione per alcuni di rivedere la propria intera esistenza, di entrare in un'altra dimensione. Ebbene, tutto questo è davvero reale?» si chiede l'autore. Molti scienziati non credono alle Nde. Ma Allix dissente. Qualcuno obietterebbe: fuori le prove. L'autore non si tira indietro e sciorina più di qualche esempio. Testimonianza del dottor Pim van Lommel, cardiologo olandese tratta dal suo studio pubblicato da Lancet in cui si racconta l'esperienza di un'infermiera di un'unità coronarica. «Ricoveriamo un uomo di 44 anni, cianotico e in coma – racconta l'infermiera -. Viene sottoposto a ventilazione meccanica con casco e maschera, massaggio cardiaco e defibrillazione. A un certo punto, noto che porta una protesi dentale. Così, prima di intubarlo, ne rimuovo la parte superiore e la poso sul carrello. Dopo circa novanta minuti il paziente viene trasferito in terapia intensiva per la ventilazione meccanica. Nel giro di una settimana viene riportato nell'unità coronarica, e un giorno lo incrocio al momento della somministrazione dei farmaci. Appena mi vede esclama: “Oh, quell'infermiera sa dov'è la mia dentiera!”. Poi aggiunge: “Sì, era lì quando mi hanno portato in ospedale. Mi ha tolto la dentiera dalla bocca e l'ha messa sul carrello; sul vassoio c'erano varie bottiglie e sotto c'era un cassetto. È lì che ha messo i miei denti”. Resto sconcertata: quell'uomo era in coma profondo e noi stavamo tentando di rianimarlo. Così gli facciamo alcune domande e viene fuori che aveva visto se stesso sdraiato sul letto, osservando dall'alto tutto il lavoro di rianimazione». Testimonianza del professor Bruce Greyson, psichiatra e psicologo statunitense, ricercatore ed esperto nell'ambito delle esperienze al confine della morte: «Una persona di mia conoscenza è stata sottoposta a un trapianto di cuore d'urgenza. Il paziente ha raccontato che, durante l'operazione, è uscito dal proprio corpo e ha osservato il tutto dall'alto. In seguito, ha disegnato uno schizzo del proprio cuore, indicando esattamente dove si trovava l'infarto. Non aveva alcun modo di saperlo. Ma la cosa più sorprendente per lui è stata vedere il cardiochirurgo che, nel corso dell'intervento, agitava le braccia piegate, come un pollo. Mi ha mostrato il gesto, senza riuscire a capirne il motivo. Poi, una volta dimesso, ha chiesto direttamente all'interessato perché si fosse comportato così. Il chirurgo, molto infastidito, gli ha domandato: “Chi gliel'ha detto?”. E il paziente: “Nessuno, l'ho visto. Sono morto, sono uscito dal mio corpo e l'ho vista fare quel gesto”». Le Nde a volte contengono altri elementi ancora più sconcertanti, come l'incontro con cari defunti, di cui però il testimone, al momento dell'esperienza, ignora la morte. Van Lommel descrive uno di questi casi: «A 16 anni ho subito un grave incidente in moto e sono rimasto in coma per quasi tre settimane. In quelle condizioni ho vissuto un'esperienza intensa [...] e mi sono trovato di fronte una specie di barriera di ferro. Al di là di quest'ultima c'era il signor Van der G., padre del migliore amico dei miei genitori. Mi ha detto che non potevo andare oltre; dovevo tornare indietro perché non era ancora la mia ora. Quando ne ho parlato ai miei, mi hanno detto che Van der G. era morto e il funerale si era svolto proprio mentre io ero in coma. Quindi non potevo saperlo».
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