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"Annullare le assoluzioni dei dirigenti della Regione": Hotel Rigopiano, clamoroso in Cassazione
27-11-2024, 17:42
"Annullare le assoluzioni dei dirigenti della Regione Abruzzo": questa la richiesta della Procura generale della Corte di Cassazione sul disastro dell'hotel Rigopiano, a Farindola, in provincia di Pescara, travolto da una valanga di neve il 18 gennaio 2017, provocando la morte di 29 persone. In secondo luogo, è stato chiesto un appello bis per l'allora prefetto di Pescara, Francesco Provolo, per valutare altre accuse. Per lui, condannato in appello a 1 e 8 mesi per rifiuto di atti d'ufficio e falso, il pg di Cassazione ha chiesto di svolgere un processo di appello bis per valutare anche le accuse di concorso in omicidio colposo, in lesioni colpose e in depistaggio, per le quali è stato invece assolto dai giudici abruzzesi. "Il grande assente, nell'individuazione dei responsabili di questo processo, è il profilo di responsabilità dei rappresentanti dell'autorità regionale di Protezione Civile", ha detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Giuseppe Riccardi, nel corso della sua requisitoria di fronte alla sesta sezione penale presieduta da Giorgio Fidelbo. Il Pg, nelle due ore e mezza di ricostruzione, ha sottolineato che "le linee guida chiarivano come il rischio valanghivo interessasse soltanto il 6% dei comuni e tra questi c'era Farindola". Secondo il magistrato, inoltre, "l'ordinanza di sgombero dell'Hotel Rigopiano, se assunta, avrebbe evidentemente evitato l'evento dannoso". E ancora: "L'evento valanghivo, per una serie di segnali di allarme, era prevedibile. I segnali di allarmi erano molteplici, si evidenziavano 9 eventi valanghivi nell'area. Ci sono i bollettini meteo di quel periodo, la relazione delle guide alpine e poi la chiusura delle scuole adottata il 15 gennaio 2017". Dalla requisitoria del sostituto Pg, poi, è emerso che "il 17 gennaio 2017 il pericolo valanghe era forte e venne comunicato alla prefettura. Non c'era un vero allarme rosso ma sussisteva un pericolo forte che rendeva necessario istituire il Ccs e la sala operativa, che avrebbe reso possibile approntare misure, come la chiusura di strade e l'invio dell'esercito come poi è stato fatto". E' stata inoltre chiesta la conferma delle condanne dei dirigenti della Provincia Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio (entrambi 3 anni e quattro mesi), dell'ex gestore dell'hotel Bruno Di Tommaso (6 mesi), dell'allora sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, e del tecnico del comune, Enrico Colangeli (2 anni e otto mesi per entrambi). In Appello, di fronte ai giudici de L'Aquila, il procedimento si era chiuso con 8 condanne e 22 assoluzioni. La sentenza è prevista per domani, giovedì 28 novembre.
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