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Askatasuna, l'avviso dei pm: si parte con 30 indagati
Oggi 29-12-25, 03:26
Trenta militanti di Askatasuna sono stati identificati e saranno indagati per gli scontri di sabato scorso. Il 20 dicembre, gli antagonisti del centro sociale torinese avevano approfittato di una manifestazione pro-Pal per infiltrarsi, prendere la guida delle proteste e aggredire le forze dell’ordine. L’assalto è stata la prima risposta allo sgombero dell’immobile di Corso Regina Margherita 47, il covo dei teppisti sotto la Mole. Sassaiola contro le forze dell’ordine e tentativi di forzare il blocco, facendosi largo anche con rudimentali arieti e catapulte. Risultato: nove agenti feriti e il sequestro di fumogeni, bombolette di vernice, taniche di benzina, petardi e razzi, tubi metallici. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45555772]] Il sospetto degli inquirenti e della polizia è che quanto avvenuto la settimana scorsa sia solo l’antipasto della protesta programmata per la notte del 31 dicembre. Per quella data Askatasuna ha programmato un nuovo assalto. Il collettivo studentesco degli autonomi si è ritrovato ieri alla bocciofila Vanchiglietta, nei pressi del centro sociale sgomberato, per pianificare l’azione. Obiettivo dichiarato: «Inaugurare un anno di lotte che trasformerà Torino nella nuova Val di Susa». L’appuntamento è in piazza Vittorio Veneto, per muovere contro la Inapli Arena, dove si terrà il concerto di Capodanno, alla presenza di circa quattordicimila persone. La manifestazione è prevista fuori dalla struttura ma gli autonomi tenteranno di introdursi all’interno di essa per scatenare il caos. È nella chiave dell’attesa per quel che accadrà mercoledì sera che vanno interpretati i trenta indagati dalla Procura. Si è propensi a credere che i teppisti identificati dalla Digos, che ha visionato ore e ore di filmati degli scontri del 20 dicembre in realtà siano ben più di trenta; probabilmente addirittura un centinaio. Gli ultimi atti di indagine sarebbero quindi un avviso ai naviganti, un monito a non eccedere il 31 dicembre fatto da una Procura tradizionalmente restia ad applicare il pugno di ferro nei confronti dei ragazzacci di Askatasuna. Lo dimostra, tra l’altro, la tenuità dei reati ipotizzati: resistenza e violenza a pubblico ufficiale, organizzazione di manifestazione senza preavviso, tutti capi d’accusa piuttosto tenui, se parametrati all’intento dichiarato delle proteste di trasformare Torino in un teatro permanente di guerriglia urbana e agli effetti delle ultime sortite di Askatasuna, che hanno mandato in ospedale decine di agenti. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45556461]] Il nodo della questione è l’associazione a delinquere: stabilire se l’attività di protesta del centro sociale sgomberato sia per continuità, organizzazione, finalità e metodo compatibile con una accusa così grave. Se si sposassero le parole dell’ex procuratore di Torino nonché baluardo della lotta alla criminalità organizzata, Giancarlo Caselli, il quale ha definito le strategia di Askatasuna «di portata illegale e talvolta eversive», non vi sarebbero dubbi a riguardo. La magistratura del capoluogo piemontese tuttavia è molto divisa sul punto. La Procura cittadina ha già contestato a 28 persone l’associazione a delinquere. Tuttavia il tribunale, nel marzo di quest’anno, ha mandato tutti assolti, affermando che «le idee rivoluzionarie e l’astio verso le istituzioni, per quanto ideologicamente forti, non equivalgono di per se stesse a un’associazione criminale». Le uniche condanne, riguardanti diciotto persone, sono state emesse per reati come lesioni, danneggiamenti, resistenze a pubblico ufficiali, valutati però come singoli episodi, non rientranti in un unico disegno criminale. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45546872]] Contro il verdetto, la Procura ha presentato appello. In attesa di una nuova decisione, la magistratura inquirente non ha più avviato procedimenti per associazione a delinquere, come dimostrato anche dalla valutazione dei fatti del 20 dicembre scorso. Certo, qualora a Capodanno le proteste dovessero degenerare e le violenze contro gli agenti ripetersi, sarebbe davvero curioso che si procedesse con la linea morbida, anche alla luce delle dichiarazioni di guerra della vigilia e della preparazione paramilitare dei prevedibili disordini del 31. I militanti di Askatasuna che scendono in piazza e attaccano le forze dell’ordine si ritengono e si presentano come il braccio operativo e violento del centro sociale e dichiarano di agire in difesa di un progetto politico. Per di più, agiscono sotto una regia coordinata, recitano insieme gli stessi slogan, commettono i medesimi reati e fanno convergere a Torino autonomi da tutta Europa a sostenerli. Fino a quando e a che punto, per aiutarli, si potrà continuare a ignorare la realtà e restare indifferenti a quello che loro stessi affermano orgogliosamente di essere? Davvero il capoluogo piemontese ha bisogno di un commando di teppistelli per svolgere attività sociale? Ai magistrati l’ardua sentenza.
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