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Economia e Finanza
Asse Cgil-sinistra su Elkann: "Libertà di stampa a rischio"
Oggi 13-12-25, 07:21
«Quello che sta succedendo è un tentativo esplicito di mettere in discussione la libertà di stampa e la possibilità concreta di proseguire e di fare serie politiche industriali». Il segretario della Cgil Maurizio Landini non vedeva l’ora di buttarsi a capofitto sulla spinosa vendita del gruppo Gedi all’armatore greco Theodore Kyriakou. L’ennesimo pretesto utile per portare avanti la sua crociata contro il governo Meloni. Eh sì perché, nonostante l’esecutivo sia - ovviamente estraneo alla decisione di vendere il gruppo da parte di John Elkann, le invettive di Landini sono tutte per Meloni, rea di non bloccare la cessione dei giornali che da tre anni la attaccano con ogni pretesto: «Quelli che fanno i patrioti dove sono? Stanno difendendo chi? Difendono quelli che pagano le tasse e che tengono in piedi questo paese o difendono quelli che chiudono le aziende e investono da un’altra parte?». SPONDA ROSSA Una sponda, quella al sindacato rosso, offerta direttamente dai giornalisti di Repubblica che ieri hanno scioperato per protestare contro la trattativa che potrebbe portarli in mani greche. In diverse piazze sono intervenuti accanto ai sindacalisti. Da Firenze, dove c’era anche Landini, ha parlato il cronista di Rep Matteo Pucciarelli secondo cui «l’articolo 21, la libertà di stampa, il pluralismo» sarebbero messi a rischio «da autocrati, da strapoteri economici e finanziari che si reputano al di sopra di ogni legge», e, non sia mai dimenticarcele, «da forze politiche che sono pronte ad approfittarsi della crisi di fiducia nelle istituzioni e del caos che ne consegue». Motivo per cui, secondo il giornalista, in ballo «non c’è un semplice marchio ma la sopravvivenza stessa di un pensiero critico in un paese che già oggi è egemonizzato sui media dalla destra». Insomma, si ritorna sempre lì, alla destra brutta, cattiva e pericolosa.E, anche ieri, non è mancata la solidarietà di tutta la sinistra, nel panico per la possibile cessione di Stampa e Repubblica. Dai governatori dem Giani e De Pascale, passando per i sindaci Funaro, Salis, Lepore e il primo cittadino di Torino Lo Russo: tutti al fianco delle testate “amiche”.Fra un corteo e l’altro della Cgil, con annesse invettive e richieste d’intervento al governo, il sottosegretario con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini, ha incontrato i vertici di Gedi e i comitati di redazione di Repubblica e La Stampa per avere chiarimenti sull’avanzamento delle trattative con Kyriakou e sulle relative garanzie per le rispettive redazioni del gruppo. Il primo faccia a faccia, iniziato verso l’ora di pranzo, è stato con il presidente Paolo Ceretti e l’amministratore delegato Gabriele Comuzzo. Il governo ha avanzato la richiesta di un «impegno dell’Azienda ad inserire negli accordi di cessione la tutela dei livelli occupazionali e la garanzia dell’indipendenza editoriale di testate storiche che rappresentano un importante asset dell’ecosistema informativo pluralistico nazionale». Un incontro definito da Ceretti «utile per rappresentare la genesi e le ragioni per le quali si è deciso di affrontare questa potenziale transazione». Il presidente ha quindi assicurato che l’intenzione dell’attuale proprietà è essere «parte proattiva per portare questi temi, la sensibilità a questi temi anche al potenziale acquirente, a cui in primis spetterà la delibera degli stessi nel suo piano industriale».Subito dopo è stata la volta del faccia a faccia con la rappresentanza sindacale dei giornalisti. Ascoltate le preoccupazioni dei cdr del gruppo Gedi, Barachini si è detto «disponibile in qualsiasi momento a riferire in Parlamento per gli elementi di competenza del Governo» nonché «anche pronto ad incontrare chi concretizzerà un interesse all’acquisizione delle testate». Soddisfatto il comitato di Repubblica secondo cui «impegno e rassicurazioni, quelle fornite dal sottosegretario Barachini, che rafforzano e sostengono la battaglia delle giornaliste e dei giornalisti». TRATTATIVE Ma la partita è ancora lontana dal risolversi e l’orizzonte rimane nebuloso. Se resta chiara l’intenzione di Antenna Group- la sociatà di Kyriakoudi non rilevare La Stampa (che potrebbe invece essere acquistata dal gruppo Nem, cordata di imprenditori veneti che già controlla diversi quotidiani del nord-est), l’obiettivo di espandersi nel mercato italiano potrebbe essere ancora più ambizioso del previsto. Secondo alcune indiscrezioni, nel mirino di Antenna Group ci sarebbero anche Sky o La7. Ma per ora l’attenzione è focalizzata alla trattativa con gli Elkann.Intanto, fonti vicine alla trattativa, raccontano di una Antenna determinata nel portare avanti una strategia di sviluppo, con l’obiettivo di investire nei media nazionali per farli crescere e accompagnarli verso una dimensione internazionale. Il tutto continuando nel solco della tradizione del gruppo, che avrebbe sempre dimostrato rispetto dell’indipendenza giornalistica e del pluralismo.
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