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Cultura e Spettacolo
Quelle tigri domestiche che ci fan sentire domatori
Oggi 13-12-25, 08:03
Impossibile non pensare ai grandi della letteratura. Il primo ad affacciarsi alla memoria è il verso di una poesia di Baudelaire: «Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato»; uno scintillante omaggio alla panterina che sovrintende e veglia sulle case di molti di noi, gattofili devoti. L’immortale maledetto lo paragonava all’amata, con quel suo corpo sinuoso, elettrico. Poe scrisse un celebre racconto gotico sul suo gatto nero, il cui fantasma lo perseguitava. Anche Hemingway, tra un’avventura, una guerra e una bevuta, sul pregiato felino tascabile ha avuto qualcosa da dire. Ma soprattutto da fare: nella sua casa di Key West era arrivato ad ospitarne un’ottantina, rigorosamente polidattili, ovvero con zampine a sei dita. I discendenti sono ancora lì, con le estremità extralarge, a dormire su letti e sofà che furono del caro estinto, coccolati dai gestori della casa museo e, naturalmente, dai visitatori. Si vorrà perdonare un’introduzione così lunga per raccontarvi di Zampe in viaggio di Jasmine L. Quan (Accornero edizioni, p. 228, € 16,9), ex responsabile delle licenze mondiali per Gucci, nonché guida, per dieci anni, di un programma per il salvataggio delle Tigri della Cina meridionale. La signora insomma è una domatrice di tigri, ma anche di parole, perché il libro è godibilissimo, ironico, leggero, in altre parole dal passo felpato, come richiede la protagonista: Gigia, la tigre da salotto che le ha rubato il cuore, una soriana superba come la dea Bastet e furba come il diavolo, che ovviamente troneggia sulla copertina. Gigia è una micia trevigiana, ma non esattamente di quelle che il massimo spostamento è tra il divano e la lettiera: è una gatta con la valigia. Infatti il sottotitolo è Gigia alla scoperta dell’Italia cat-friendly, e non si era mai vista Italia più grande. Sembra immensa, tanti sono i borghi che Jasmine ha visitato, sempre con la sua regina al seguito, e soprattutto per la gentilezza gattofila che serpeggia un po’ ovunque. Così Gigia è andata perfino in un ristorante a tre stelle Michelin, nonostante ai manicaretti continui a preferire i croccantini, dove si è accomodata su un’elegante poltrona di velluto verde, servita e riverita come una gran dama. Del resto, il più piccolo dei felini («un capolavoro», sentenziò Leonardo) ha da tempo superato il cane nei cuori italici, tanto che il numero dei gatti domestici è salito a dodici milioni, circa uno e mezzo in più dei cani. Gigia compresa, ovviamente, e qui possiamo fare qualche buffa anticipazione sugli incontri tragicomici tra la nostra Bastet e i vari Fido su e giù per la patria nostra. Ci sono il goffo pastore tedesco sfuggito al padrone, un cuore di panna in un corpo gigante che la protagonista ha rimesso prontamente in riga; oppure il randagio calabro che invece ha oltraggiato la dignità regale della Gigia, costringendola a nascondersi sotto un’auto. Ma non si pensi che sia una gatta tutta soffi e moine. Dietro quel musetto reso buffo da un lieve strabismo di Venere c’è una leonessa ammaestrata in versione mignon, che salta nei cerchi a comando e batte il cinque, vedere il suo sito https://gigiatravelcat.com per credere. È la smentita di secoli di pregiudizi su micio, che lo vedrebbero troppo indipendente, restio ad affezionarsi, freddo: cattiverie gratuite, non c’è creatura più dolce e affettuosa del gatto. Gigia è lì a dimostrarlo, è obbediente, nonostante le sue fughe clamorose da guinzagli e pettorine che le fanno un baffo, letteralmente. Per questo l’autrice consiglia di portarne sempre almeno un paio di scorta. Servono «imbracature a prova di Houdini», ammonisce, aggiungendo che in realtà non ne esistono a prova di micio. Va da sé che l’elenco di locali, B&B e alberghi amici dei gatti c’è davvero, quindi se volete rischiare un infarto portando al guinzaglio una creatura che si arrampica sui muri e sparisce in un amen, potete farlo. A vostro rischio e pericolo naturalmente: non dimentichiamoci che per ammaestrare Gigia c’è voluta una domatrice di tigri.
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