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Beatrice: Filippo Panseca, l'artista che disegnò il garofano dei socialisti
25-11-2024, 11:03
È Il caso più clamoroso di censura politica di un artista in Italia. Dopo Tangentopoli e la fine della Prima Repubblica Filippo Panseca, che era stato legato al Partito Socialista di Bettino Craxi, subisce un ostracismo che francamente non ha uguali. L'anno scorso l'ADI Design Museum di Milano gli dedicò una mostra, primo passo per la rilettura di un artista intuitivo, fantasioso, “instabile” nel senso che lavorava sulla continua mutazione di stato dell'opera fin dagli anni '70. Del 1981 fu la prima scenografia al congresso PSI di Palermo e per Panseca cominciò una fase creativa molto intensa, la genialità dell'artista messa a disposizione della comunicazione politica per un partito che all'epoca voleva dare un'immagine di se stesso nuova, moderna, per una diversa idea di sinistra. «All'epoca – mi raccontò in un'intervista - i congressi erano molto posati, tavoli e bandiere, nessuno aveva pensato di farli diventare delle esperienze estetico-cinetiche». E disegnò anche il nuovo logo del PSI. «Un giorno mentre eravamo a pranzo proposi a Craxi di utilizzare l'immagine di un garofano, fiore proletario che veniva anche usato in particolare per la Festa del 1° maggio. Ciò avrebbe permesso di trovare una diversa identità del Partito Socialista, differenziandolo dal Partito Comunista». L'intervento scenografico più interessante fu però quello dell'Ansaldo nel 1989 con la piramide telematica, un vero e proprio mezzo di comunicazione. «La sala era molto grande e non si vedeva l'oratore da lontano, quindi pensai di ingigantire chi parlava, ma non con un semplice schermo, ci voleva qualcosa di più forte, di più simbolico. Inoltre, mi permetteva di creare un collegamento virtuale. Progettai un simbolo che attraversa la storia per arrivare fino ai giorni nostri, un nuovo sistema di comunicazione: una porta, uno stargate». Il gran successo, quindi l'oblio. «Sono stato cancellato... In tanti che avevano miei quadri li hanno levati dal muro. Sono rimasto da solo. Avevo due segretarie ma il telefono aveva smesso di squillare. Chiamavo le persone ma mi dicevano che erano impegnate e che mi avrebbero richiamato. A quel punto ho buttato l'agenda, ho buttato via tutto e ho ricominciato da capo». Dopo una lunga carriera Filippo Panseca è morto ieri a Pantelleria. Era nato nel 1940 a Palermo, dove cominciò a muovere i suoi primi passi nell'arte prima di trasferirsi a Milano e sperimentare le opere biodegradabili destinate a mutare di stato fino alla consunzione. Eclettico, lavorò anche nel campo del design partecipando a tre edizioni della Triennale. A lungo docente all'Accademia di Brera, uomo empatico, divertente, un fiume in piena quando gli capitava di raccontarsi, ebbe anche una involontaria avventura con il cinema porno. «Quando stavo a Roma nel 1967 ospite di un amico giornalista Francesco Cardella della casa editrice Balsamo che pubblicava riviste erotiche. Stanno cercando un grafico e mi consiglia di presentarmi. Andai all'appuntamento con la cartella piena di disegni, entrò un signore vestito di lino bianco, un panama in testa, un fazzoletto che gli usciva dal taschino rosso e un frustino in mano. “Venga, si sieda”, mi disse. E, invece di mostragli i disegni, mi chiese di togliermi la maglietta, e poi i jeans. Chiaramente resto allibito, non so che dire, lui domandò alla segretaria “come ti sembra?”, e lei, “buono direttore”. A quel punto lo incalzai, “mi scusi ma cosa c'entra questo con il lavoro come grafico”? In realtà l'appuntamento era per interpretare SuperSex, il mio amico mi aveva fregato! Quando però mi disse che mi pagavano 500mila lire per una settimana di lavoro l'interesse salì. Ma cosa devo fare? Lui mi disse che dovevo fare il protagonista, a quel punto dissi, “accetto solo se lei mi fa recitare la parte di un pittore”. “Come il pittore?”. Nella mia vita ho sempre voluto fare l'artista per cui se faccio il pittore lo faccio, altrimenti no. Si mise a ridere e scrisse una storia sul pittore del pianeta SuperSex. Con i soldi guadagnati ho affittato lo studio, per un po' di tempo ero a posto». Si deve a Panseca anche la “scoperta” del ritratto digitale, fin dagli anni '80. Nel 2009 fece molto discutere una sua mostra personale a Savona, dove espose una serie di nudi, protagonisti Berlusconi, Veronica Lario, Mara Carfagna, elaborando foto prese in rete, nelle sue intenzioni un omaggio all'allora presidente del consiglio. Ma nel ricordare Panseca bisogna soprattutto sottolineare la sua intuizione per le novità, ultima delle quali l'arte bionica e fotocatalitica preoccupata peraltro di salvaguardare l'ambiente. Un personaggio interessante e vulcanico di cui è auspicabile una pronta riconsiderazione critica.
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