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Boom di occupazione giovanile in Italia
10-08-2024, 06:54
Altro che giovani fannulloni. Nel giro di pochi anni, quello a cavallo dell'epidemia di Covid, il mercato del lavoro è cambiato radicalmente. Dopo il minimo storico toccato nel 2020, i giovani stanno diventando una risorsa sempre più scarsa. Per effetto della denatalità i candidati pronti a occupare le posizioni offerte dalle aziende sono sempre meno, come documentano da anni i rapporti Excelsior. Nell'ultima edizione del rapporto curato da Unioncamere la difficoltà di reperimento dei candidati è balzata al 49%. Nulla a che fare però con la presunta poca voglia dei giovani. Tanto è vero che nell'arco di tre anni si è verificato un boom occupazionale fra gli under 25, come documenta una analisi realizzata dalla Fondazione studi consulenti del lavoro sui dati Istat. «Tra il 2021 e il 2023, su un milione e 26mila posti di lavoro in più», si legge nella nota analitica che accompagna lo studio, «circa 439mila hanno riguardato giovani con meno di 35 anni. L'occupazione giovanile ha registrato un tasso di crescita dell'8,9%, doppio rispetto a quello generale del 4,5%». SPAZIO DA COLMARE E più si scende con l'età più l'incremento occupazionale aumenta: a registrare la crescita più forte in termini percentuali sono stati gli under 25, con un saldo di 169mila occupati in più e un tasso di crescita del 16,7%. Ma c'è ancora parecchio spazio da colmare. «Nella fascia d'età più bassa, vale a dire fra i 20 e i 24 anni», si legge ancora nel rapporto della Fondazione consulenti del lavoro, «a fronte di un tasso di occupazione medio europeo del 54,2%, quello italiano si attesta al 36%». Si è interrotto un trend iniziato nei primi anni 2000, da quando è iniziata la contrazione dell'occupazione giovanile. E i due fattori che più hanno contribuito a invertirlo sono «le esigenze di innovazione delle competenze di molte aziende, ma anche la scarsità di offerta di lavoro che insieme al turnover in atto in molti comparti (pubblica amministrazione in primis) sta orientando nuovamente la domanda verso i giovani». CONTRATTI A TERMINE Un altro totem che ha dominato a lungo il nostro mercato del lavoro ma che si avvia a scomparire è quello del lavoro precario. I contratti a termine. Per convincere i candidati ad accettare l'offerta di lavoro le imprese propongono sempre di più l'indeterminato: a fronte di 415mila nuovi occupati con contratto di lavoro dipendente, ben 373 sono a tempo indeterminato e appena 42mila a termine. Dal 2021 al 2023 la crescita percentuale è pari al 9,9 per i contratti a tempo indeterminato e appena del 2,8% per i contratti a termine. Fra l'altro molti dei nuovi posti occupati dai giovani under 25 sono in professioni altamente qualificate: crescono di 113mila unità i profili intellettuali e scientifici (+10,9%) e di 125mila quelli tecnici intermedi (+9,4%). Molto interessanti i dati sul grado di istruzione del giovani assunti nella fascia di età da 15 a 34 anni. Sempre nel periodo 2021-2023 calano dell'1,5% i ragazzi contrattualizzati con la licenza elementare e media. Crescono del 10,8% i diplomati e del 12,5% i laureati. Purtroppo rimaniamo il Paese in cui i giovani fanno meno esperienze di lavoro durante gli studi. Solo il 22,4% dei giovani di età compresa tra i 20 e 34 anni dichiarano di aver lavorato durante il percorso di studi contro valori molto più elevati in Olanda (72,3%), Germania (68%) e Austria (64,4%).
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