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Caivano, la promessa di Meloni è debito. Operazione "bonifica", scatta il maxi-sequesto
12-12-2024, 09:19
Ogni promessa è debito: prosegue senza sosta l'operazione-legalità a Caivano, con il governo e Giorgia Meloni in prima persona che un anno e mezzo fa si erano adoperati per "bonificare" il Comune alle porte di Napoli abbandonato a se stesso e lasciato in mano alle organizzazioni criminali. I Carabinieri di Napoli hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Napoli Nord, nei confronti di una società operante a Caivano che si occupa della gestione dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata (plastica, carta e cartone) di 75 Comuni tra le Province di Napoli, Caserta e Salerno. Il legale rappresentante della società è ritenuto responsabile di scarico abusivo di reflui industriali e gestione illecita di rifiuti. L'attività svolta in via prevalente dalla società, che si estende su una superficie di circa. 40.000 mq, è quella di recupero della carta e cartone e la successiva trasformazione in Materia Prima Seconda (MPS), o più comunemente "End of Waste". Gli altri rifiuti ricevuti, per lo più costituiti da plastiche, vengono invece confezionati in balle, per poi essere avviati al recupero presso altri impianti e la parte non recuperabile avviata a smaltimento. Le indagini - dirette da quest'Ufficio di Procura e delegate ai Carabinieri del NOE di Napoli, unitamente all'Arpa Campania - hanno consentito di accertare che l'attività di gestione dei rifiuti provenienti dalla citata raccolta differenziata, da parte dell'azienda, avveniva in difformità dell'atto autorizzativo, dichiarando come recuperati rifiuti che in realtà non lo erano e, dunque, immessi illegalmente nel circuito delle MPS (materie prime seconde), in assenza dei requisiti di legge previsti. In particolare è stato accertato che quanto classificato dall'azienda quale "End of Waste" e, dunque, potenzialmente rifiuti già sottoposti ad attività di recupero non potevano essere inquadrati tra i prodotti destinati al reimpiego, in quanto privi delle caratteristiche merceologiche richieste e ricchi di numerose impurità. Tali rifiuti erano, peraltro, stoccati all'esterno dei piazzali in assenza di adeguate coperture e, pertanto, esposti al dilavamento prodotto dagli agenti atmosferici, con produzione di percolamenti non controllati, confluenti direttamente in pubblica fognatura. Le anomalie sono state riscontrate anche rispetto alle acque reflue, laddove si è rilevato che le stesse, attraverso apposite tubature e pozzi scolmatori non autorizzati, by-passavano l'impianto di trattamento depurativo chimico-fisico-biologico, confluendo direttamente nel collettore della zona ASI in assenza del previsto processo depurativo. Nello specifico, i Carabinieri del NOE, attraverso l'uso del tracciante colorato, accertavano che il reale percorso dei reflui industriali, immessi in fognatura senza il dovuto e previsto trattamento e dunque con presenza di sostanze inquinanti, era totalmente difforme da quanto contenuto nell'atto autorizzativo della Regione Campania. Le indagini, sviluppatesi nel corso del tempo, attraverso reiterati controlli da parte della Polizia Giudiziaria e dell'ARPA Campania, hanno consentito di documentare che l'illecita gestione delle acque reflue e dei rifiuti ha rappresentato una pratica, utilizzata al fine di risparmiare sui costi di gestione dei rifiuti e di depurazione dei reflui industriali, che avrebbe potuto provocare, se reiterata nel tempo, un grave inquinamento con un diffuso stato di contaminazione delle matrici ambientali del suolo, delle acque superficiali e delle acque sotterranee.
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