s
Calessi: Meloni punge l'opposizione che usa Musk per criticarla
19-12-2024, 08:59
Dal cappotto di Obama alle basette di Milei, dal superbonus a Elon Musk. E così, tra gli «eeeeh» che arrivano dai banchi della sinistra e gli «ohh ohh» con cui Giorgia Meloni risponde loro facendo il verso, va in scena la seconda tappa delle comunicazioni della presidente del Consiglio al Parlamento in vista del Consiglio europeo. La premier comincia in sordina, parlando dell'automotive e dell'approccio «troppo ideologico» avuto fin qui dall'Europa in tema di sostenibilità. E il tema dell'ambiente non è l'unico dossier su cui serve in Europa, dice, una inversione di rotta: «Io sono abbastanza ottimista, pronta a fare la mia parte quando fosse necessario anche a dire di no». Ma il clima si scalda quando, appunti sotto mano, risponde a chi le ha mosso delle critiche. NESSUNA INGERENZA Il primo della lista è Mario Monti. L'ex premier le aveva contestato di «erigere un privato, un grande genio come Elon Musk, a una forma di protettorato morale del nostro Paese». Meglio evitarlo, aveva detto, perché se lo si fa «c'è una perdita di dignità dello Stato». Risposta di Meloni: «Io ho buoni rapporti con un sacco di gente, ma non prendo ordini da nessuno, sono una persona libera. Non consento ingerenze a nessuno, guardo all'interesse nazionale. Posso essere amica di Musk e allo stesso tempo premier di una nazione che ha fatto una legge per regolamentare l'attività nello spazio». La prima, sottolinea, di un governo in Europa. Poi, rivolta al Pd, che aveva ripreso l'argomento Musk: «Sono felice, senatrice Malpezzi, vedo che siete diventati sovranisti, difendete la sovranità nazionale dalle ingerenze straniere: la considero una grandissima impresa di Elon Musk, anche più di essere arrivato sulla Luna». E ancora al Pd: «Il tema di Elon Musk si è posto all'indomani del sostegno a Trump, ma finché sosteneva il partito democratico nessuno ha detto una parola..». Quindi, è passata a Matteo Renzi. «Che vuol dire sta con Milei? Penso sia una novità molto interessante nel panorama politico argentino. Ma non penso che quello che dice sarebbe replicabile in Italia: lei era amico di Barack Obama e si metteva il cappotto come lui, io sono amica di Milei ma non mi faccio crescere le basette!». Poi, scorrendo gli appunti, è tornata a rivolgersi di nuovo ai banchi del Pd, in particolare al senatore Alessandro Alfieri: «Avevo un dubbio e Alfieri me lo ha confermato: il Pd ha accettato che il commissario europeo italiano (Raffaele Fitto, n.d.r.) fosse preso in ostaggio per difendere il commissario spagnolo. Questo sarebbe gravissimo, senatore Alfieri». Nonostante tutto, prova a tendere un ramoscello d'ulivo, proponendo alle opposizioni un gentlemen agreement sulla legge di bilancio: «Se ci fosse un accordo sui tempi senza voto di fiducia sarebbe preferibile, sarei contenta se ci mettessimo d'accordo di farlo senza voto di fiducia». Proposta che cade nel vuoto. Quindi, tornando a Renzi che le aveva chiesto se Matteo Salvini non fosse da considerarsi “anti-italiano”, avendo votato contro la commissione von der Leyen di cui fa parte Fitto, ha replicato che un conto è «un partito (la Lega, n.d.r.) che difende il commissario italiano pur contestando la Commissione», altro è «un partito (il Pd, n.d.r.) che sostiene la Commissione contestando il commissario italiano. Una differenza molto importante». Ma il clou è arrivato quando è passata a rispondere al M5S. «Siamo stati accusati di essere servi di varie lobby, tra cui quella delle banche», riepiloga Meloni. «C'è una differenza fondamentale tra chi ha chiesto un contributo di 3,6 miliardi di euro alle banche e alle assicurazioni» e chi ha «messo a disposizione delle banche 400 miliardi di euro», per «concedere prestiti, senza impedire che le banche utilizzassero la garanzia dello Stato per rinegoziare prestiti che avevano già fornito», provvedimento, ha ricordato, fatto dal governo Conte. ANCORA IL SUPERBONUS E ancora: «Non ci venite a spiegare dove avremmo potuto mettere i soldi che voi avete bruciato per far ristrutturare le seconde case a gente che se lo poteva permettere». E a Dolores Bevilacqua, senatrice del Movimento Cinque Stelle, la premier ha ricordato due numeri: 30 e 38. «30 miliardi sono l'intero ammontare della nostra legge di bilancio per quest'anno. 38 sono i soldi che costerà il superbonus per il solo 2025». L'Aula si incendia tra urla, grida, gestacci, tanto che più volte Ignazio La Russa, che presiede, è costretto a intervenire. Altro momento di scontro si crea quando Meloni, rivendicando il protocollo con l'Albania e definendolo uno strumento di lotta alla mafia dei trafficanti, rifà il verso a chi, dai banchi del Pd, aveva commentato con un «eeeeeh» di scherno. E lei: «Ooooh». La Russa di nuovo interviene. «Il clima si è un po' irrigidito», ammette alla fine Meloni che, nonostante tutto, chiude con gli auguri: «Buon Natale a tutti».
CONTINUA A LEGGERE
9
0
0
Guarda anche
Libero Quotidiano
03:00
"Frozen Planet", il cambiamento climatico spiegato bene (e Canale 5 fa il botto)
Libero Quotidiano
02:00
Ficarra e Picone, i peggiori tra i Mille: risate a denti stretti e un Servillo poco empatico
Libero Quotidiano
02:00
Olavsvern, l'incubo della "guerra dell'Artico": la base sotterranea che Trump vuole riattivare
Libero Quotidiano
Ieri, 22:55
Il Monza torna a vincere, Fiorentina sempre più in crisi
Libero Quotidiano
Ieri, 22:08