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Capezzone: giù le tasse dal ceto medio, è il nostro auspicio
30-08-2024, 07:48
Saggiamente (e centrando il bersaglio), il nostro Sandro Iacometti ieri ha messo tutti in guardia: non è il caso di credere alla piccola valanga di voci e anticipazioni sulla prossima legge di bilancio. Siamo solo al 30 agosto: quel treno partirà davvero ad ottobre per arrivare a destinazione a Natale. Dunque, al momento, siamo in presenza o di vaghi scenari o (peggio) di clamorose bufale, come quelle circolate ieri – e per fortuna seccamente smentite dal governo – sull'assegno unico. Possiamo però esprimere un forte auspicio, che corrisponde a quanto questo giornale sostiene da tempo. Sarebbe molto importante se, dopo l'operazione compiuta l'anno scorso (taglio del cuneo fiscale e intervento sulle aliquote Irpef più basse), quest'anno si facesse un passo ulteriore con un inizio di alleggerimento fiscale anche per il ceto medio. Un'ipotesi che è stata ventilata (e che riportiamo senza illusioni: ma sperare non è vietato, e al momento non è nemmeno tassato...) è quella di allargare la fascia di reddito che oggi arriva a 50mila euro lordi annui portandola fino a 60mila, e assoggettandola a un'aliquota del 33% anziché del 35% (e anziché del 43% per i redditi tra 50 e 60mila euro). Si tratterebbe di un altro tratto di strada nella direzione giusta. Il nostro auspicio è ben noto ai lettori: essendo previste da qui a fine legislatura tre leggi di bilancio, e magari altri cinque se il centrodestra vincerà anche le prossime politiche, si tratterebbe di immaginare un percorso a tappe (nella nostra simulazione: ben 8 tappe), prevedendo ogni anno un piccolo ulteriore taglio fiscale. Il che – ovviamente – prevede la necessità di una corrispondente operazione di tagli agli sprechi: meno tasse e insieme meno spesa improduttiva. Sarebbe molto importante allargare lo spettro degli elettori che potranno o beneficiare subito o beneficiare in prospettiva di un alleggerimento tributario: potenzialmente, l'ideale sarebbe che tutti gli italiani entrassero nell'ordine di idee (chi in due, chi in quattro, chi in sei anni, e così via) di pagare un po' di meno, e di assistere a una minore invadenza dello stato rispetto a ciò che ciascuno di noi è in grado di costruire con la propria fatica e il proprio talento. GARA VIRTUOSA Se già in questa manovra fosse il ceto medio a essere (anche limitatamente) premiato, si tratterebbe di una novità di rilevanza straordinaria. Alcide De Gasperi e il suo ministro Ezio Vanoni scelsero, e non si misuravano certo con un bilancio florido, di favorire dal punto di vista fiscale proprio il ceto medio: ne scaturì il boom economico che tutti ricordiamo. Sarebbe dunque necessario che da ora, nei tre partiti di maggioranza, si aprisse una gara virtuosa, quasi una concorrenza tra Fdi-Fi-Lega per sollecitare e incoraggiare il governo in quella direzione. E al tempo stesso sarebbe auspicabile che la discussione pubblica (giornali, tv) fosse centrata su questa emergenza clamorosa eppure silenziata. Altro che ius soli e ius scholae, dunque: anzi, sarebbe splendido se le energie dedicate alla mezza rissa di Ferragosto su quei temi fossero indirizzate proprio sul terreno del taglio delle tasse. Da un certo punto di vista, politicamente parlando, si assiste a un fenomeno curioso: i partiti cercano spazi elettorali ovunque, ma ancora non si vede un'offerta politica corrispondente a un'immensa domanda che pure c'è, e sta lì sotto i nostri occhi: imprese, partite Iva, lavoratori del privato, professionisti, proprietari immobiliari letteralmente massacrati da una patrimoniale da 21-22 miliardi l'anno (e per giunta aggrediti se osano, magari proprio per pagare le tasse, dare in affitto breve un appartamento: li si chiama “furbetti”...). MARGARET THATCHER Ecco, questa Italia silenziata è fatta da persone serie che non pretendono – domani mattina – una rivoluzione fiscale. Ma dar loro una prospettiva, un calendario, una tempificazione, sarebbe lungimirante. Mettiamola così: nei tre partiti di centrodestra servirebbe un po' più di rilettura di Margaret Thatcher e un po' meno di attenzione morbosa ai consigli interessati (e sbagliati) degli editoriali di Repubblica: e noi, da inguaribili ottimisti, non perdiamo la speranza che ciò accada. PS: Per non farci prendere da ottimismi eccessivi, vale la pena di ricordare la fotografia attuale delle cose. Oggi – rebus sic stantibus- viviamo in un paese in cui è sufficiente disporre di un reddito superiore ai 50mila euro annui per vedersi applicata un'aliquota Irpef del 43 per cento: roba da esproprio, da Unione Sovietica. A mero titolo di esempio, tornando alle persone fisiche, negli Stati Uniti si applica un'aliquota del 37 per cento per un singolo individuo che abbia un reddito tassabile dai 609mila dollari in su (avete letto bene), che diventano 731mila dollari se si presenta una dichiarazione come coppia. Credo che questo paragone sia più che sufficiente per capire quale sia la (lunga) strada che dobbiamo percorrere per avvicinarci ai modelli virtuosi.
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