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Capezzone: una centrale ci spia tutti ma si parla soltanto della commedia di Pompei
11-09-2024, 13:17
Da Ecce Bombo a Ecce Boccia è un attimo. Ve la ricordate la celebre scena del film di Nan ni Moretti? «Che dici, vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?». Verso le 21.30 di ieri sera Maria Rosaria Boccia da Pompei ha proposto ai telespettatori italiani un imbarazzante remake di quel frammento cinematografico, comunicando alla redazione di Bianca Berlinguer che non era più sicura se partecipare o meno al programma, e che, potendo scegliere, avrebbe preferito un rinvio alla settimana successiva. Non sappiamo cos'abbia indotto l'influencer campana a questa tarantella: prima i post per annunciare in pompa magna l'ospitata e poi l'improvvisa titubanza. Voglia di trattativa su contenuti e modalità dell'intervista? Timori legali? Paura di qualche interlocutore non gradito? Chissà se lo scopriremo. In compenso possiamo dedicarci a un altro dubbio esistenziale. Delle due l'una: o stiamo allegramente accettando di farci trattare da cretini, o ci stiamo rincretinendo per davvero. Tertium non datur, amici lettori. Sono infatti simultaneamente in corso due fatti enormi che meriterebbero tutta la nostra attenzione: da un lato, uno dei più gravi ed estesi scandali nell'intera storia della Repubblica; dall'altro, una incredibile operazione di distrazione di massa attraverso l'uso di una commediola di fine estate, non irrilevante – per carità – ma pur sempre un affare di “cuore e batticuore”, non molto più di questo. Cominciamo dalla fine, cioè dal mega-diversivo. Da almeno otto-nove giorni l'intero sistema politico e mediatico dibatte (chiamiamola così...) su una vicenda galante assai malgestita da un ex ministro della Cultura: e quindi sono state dedicate al tema ripetute aperture della quasi totalità dei quotidiani, decine di trasmissioni televisive, porzioni enormi – cronometro alla mano – delle edizioni principali dei tg nazionali. Giusto? Sbagliato? Ciascuno può farsi un'idea al riguardo. Esistono certamente le leggi dell'audience: ma alla fine le notizie hanno pur sempre un loro limitato ciclo di durata. E però il piccolo “dettaglio” è che tutto ciò avviene mentre da mesi (e perfino in queste ore) c'è chi lavora alacremente per silenziare una vergogna gigantesca, e cioè un sistema di dossieraggio rispetto al quale la vicenda Sifar degli anni Sessanta rischia di impallidire. Ricapitoliamo i fatti che si vogliono occultare: se fosse confermata la tesi accusatoria, emergerebbe che un sottufficiale della Guardia di finanza, Pasquale Striano, per ben 40-50mila volte avrebbe tentato e realizzato accessi abusivi e non autorizzati a banche dati riservatissime (tributarie, antiriciclaggio e dell'antimafia), per estrarre informazioni su personalità della politica e dell'imprenditoria, con bersagli spesso e volentieri all'interno del governo e del centrodestra. Chiaro? Noi stiamo qui a esaminare gli scontrini di Gennaro Sangiuliano (e presto le sue chat, c'è da temere: e, sia chiaro, il guaio è stato originato da un autogol dell'ex ministro), ma ci disinteressiamo del fatto che a Roma fosse attiva una centrale para-istituzionale di spionaggio sistematico e capillare. Dunque, stampa e tv tacciono su questo, e ci tengono ben distratti con la commediola-sexy girata tra Pompei e il centro di Roma. Mentre i protagonisti dello scandalo vero (quello censurato dai media) stanno dando vita a un gioco di specchi che oggettivamente può confondere. Il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, il dottor Antonio Laudati, ha a suo tempo evocato il ruolo dell'ex procuratore antimafia Cafiero de Raho («Tutti i miei atti erano firmati dal procuratore antimafia»); il sottufficiale Striano, in un'intervista, ha lasciato intendere di aver agito su sollecitazione di magistrati, e di tutta evidenza non è disposto a farsi scaricare; mentre il già citato Cafiero de Raho, divenuto onorevole grillino, siede adesso in Parlamento, tranquillo e imperturbabile, come membro (anzi, come vicepresidente!) proprio della Commissione parlamentare antimafia che è incaricata di occuparsi della vicenda, e che – curiosamente – non ha ancora ritenuto di rivolgere formalmente qualche domanda a questo suo autorevole membro. Sarebbe incredibile (sveglia, centrodestra!) se la maggioranza, che si è lasciata inchiodare dalla sinistra sulle relazioni personali di un ex ministro, si facesse distrarre e irretire su una vicenda enorme, su cui occorrerebbe informare i cittadini e soprattutto arrivare alla verità. Ogni persona di buon senso comprende infatti che, al di là dei singoli indagati, sono anche i vertici del tempo per un verso della Procura nazionale antimafia e per altro verso della Guardia di Finanza a dover contribuire a fare chiarezza su cinque punti fermi, che elenco qui di seguito. 1. Chi – all'interno della Procura nazionale antimafia e della Guardia di Finanza – ha scelto, incaricato e poi coperto il sottufficiale Pasquale Striano? Oppure: chi – nella migliore delle ipotesi – ha omesso di vigilare adeguatamente sul suo operato? 2. Davvero vogliamo credere che, a fronte di decine di migliaia di accessi illegali per estrarre informazioni riservate, tutto sia confluito in appena 5-6 articoli di un quotidiano (Domani)? E tutto il resto del materiale che fine ha fatto? Che uso è stato compiuto di questa massa di informazioni, o che uso si pensava di compierne, e in cambio di quale utilità? 3. Se dovesse essere confermata la tesi accusatoria e quindi la responsabilità del sottufficiale Striano, siamo così ingenui da credere che abbia svolto un'attività così rischiosa solo per passare qualche carta a tre cronisti? 4. Se questa attività di pesca a strascico avveniva “on demand”, chi sono i soggetti che hanno effettuato richieste indebite? Si deve ritenere che, in circuiti istituzionali o su binari paralleli, si fosse diffusa la convinzione che esistesse un “service provider” di informazioni sensibili? 5. Vi sono entità estere che si sono avvantaggiate di questa attività? Sono queste alcune delle domande a cui dovrà essere data una risposta convincente: siamo davanti a un gigantesco sistema di hackeraggio istituzionale. O vogliamo continuare a parlare del tailleur e del colore dello smalto della signora Boccia?
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