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Carioti: l'amore molesto della sinistra per Vannacci
20-08-2024, 08:23
Roberto Vannacci non suscita speranze solo a destra: pure a sinistra c'è chi fa un gran tifo per lui. Matteo Renzi è in prima fila tra quelli che nutrono forti aspettative sul generale. Confida che, nonostante sia stato appena eletto eurodeputato nelle liste della Lega, presto si metta in proprio, e come sempre nei discorsi dell'ex sindaco analisi e sogni si sovrappongono. Vannacci, dice Renzi alla Stampa, «è la novità più inquietante e più interessante della politica italiana», ed è interessante «perché se si produce una spaccatura a destra, la destra perde. Oggi l'1-2% può essere decisivo per la vittoria alle Politiche». A lui, e a tutti gli altri che sperano nell'ammutinamento del militare (sui quotidiani del gruppo Gedi il «partito di Vannacci» è ormai una rubrica fissa), ha risposto ieri Matteo Salvini: «Stamattina ho sentito via sms Vannacci, ci ridiamo su sopra queste ricostruzioni surreali che hanno la credibilità di Topolino». A conferma della lealtà del generale, il capo della Lega assicura che pure lui sarà a Pontida, al raduno di domenica 6 ottobre. Le voci sulla nascita del partito “Mondo al contrario”, diretto concorrente della Lega e di Fdi, ovviamente continueranno: l'interesse a farle girare è altissimo. Da un lato la sinistra lavora per innescare la crisi di governo: caricando di significato nazionale il voto in Liguria, Emilia-Romagna e Umbria, puntando sul referendum che dovrebbe (quorum permettendo) cancellare l'autonomia differenziata, confidando nell'intervento delle procure (vedi alla voce Arianna Meloni). Dall'altro, si attrezza per le prossime elezioni. Su questo fronte, pare vicina a raggiungere un primo risultato: presentarsi agli elettori meno divisa di due anni fa. Se poi a destra della Lega nascesse un partito capace di togliere voti a Salvini e Meloni, l'obiettivo di tornare al governo si avvicinerebbe un po'. Su una cosa, infatti, Renzi ha ragione: «L'1-2% può essere decisivo per la vittoria». Il motivo è scritto nella legge elettorale. I seggi di 146 deputati (su 400) e 67 senatori (su 200) sono assegnati con il sistema maggioritario secco in altrettanti collegi uninominali. Significa che lì c'è un solo candidato per lista e l'unico eletto è quello che prende più voti, qualunque sia la percentuale. È un meccanismo che premia chi si presenta unito, ed è qui che il centrodestra ha stravinto nel 2022. Nei collegi plurinominali, in cui si eleggono col sistema proporzionale gli altri parlamentari, i partiti di centrodestra hanno ottenuto 114 deputati su 245 e 56 senatori su 122, ovvero il 46% del totale: una quota in linea con il 44% dei voti ottenuti. Se il sistema elettorale fosse stato interamente proporzionale, al governo oggi ci sarebbe qualcun altro. Tutto il vantaggio che il centrodestra ha in parlamento viene quindi dai collegi uninominali. Lì ha conquistato 121 dei seggi in palio alla Camera (su 146) e 56 di quelli in palio al Senato (su 67): l'83% del totale, quasi un en plein, nonostante il totale dei suoi voti fosse inferiore al 45%. E questo, appunto, grazie al fatto che i suoi avversari si erano presentati divisi. Il collegio uninominale di Milano-Bande Nere è un esempio illuminante: qui la forzista Cristina Rossello è stata eletta deputata con il 37% dei voti; non eletti il candidato del Pd, che ha preso il 36,2%, quello di Calenda e Renzi (12%) e la candidata dei Cinque Stelle (9,3%). LO SCENARIO ALTERNATIVO Cosa sarebbe successo se lì e negli altri collegi uninominali quei partiti si fossero presentati uniti sotto l'insegna del “campo largo”, a sostegno di un unico candidato, da contrapporre a quello di centrodestra? Sommare i voti presi due anni fa dà una risposta molto imprecisa: un elettore di Italia Viva, ad esempio, potrebbe avere problemi a votare un esponente del Pd o del M5S, e magari preferirgli quello che sul fronte opposto gli offre Forza Italia. All'indomani delle elezioni, l'Istituto Cattaneo fece comunque il «mero calcolo aritmetico» di ciò che sarebbe successo nella «irrealistica eventualità» che quei voti si fossero potuti sommare. Risultato: un'alleanza tra centro-sinistra (Pd, Avs e +Europa), terzo polo e M5S avrebbe conquistato il doppio dei seggi uninominali rispetto al centro-destra: 92 contro 53 alla Camera e 48 contro 24 al Senato. Un risultato quasi opposto, dunque, rispetto a quello che si è visto. Per rendere questo scenario perfetto per l'opposizione manca solo la nascita di un partito sovranista che si collochi fuori dalla coalizione di centrodestra e le tolga voti. Anche quei pochi punti auspicati da Renzi potrebbero fare la differenza in molti collegi uninominali e dunque sul risultato finale. Per questo a sinistra c'è tanta attenzione su Vannacci, lo si esalta e lo si “gonfia” anche dal punto di vista mediatico, nel desiderio di spingerlo al gran passo. Se la fiducia di Salvini è ben riposta, il centrodestra dovrà vedersela solo con una coalizione avversaria più larga dell'ultima volta, e non anche con questo problema.
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