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Carlo Nicolato: caschi blu tanto inutili e indifesi, è l'Onu che li manda al massacro
11-10-2024, 11:18
Quanto accaduto ieri in Libano non può essere annoverato tra i massimi successi diplomatici dello Stato ebraico. Sparare, come ha fatto Israele ieri, ai soldati della missione Unifil nel Paese dei cedri asserragliati nei loro bunker, non è una strategia che possa in qualche modo attirare le simpatie dell'Europa e ha fatto bene il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto a convocare l'ambasciatore israeliano per chiedere spiegazioni. Peraltro nemmeno si può parlare di incidente visto che qualche ora prima del bombardamento contro la base UNP 1-31 sulla collina di Labbune, nella famosa zona cuscinetto, i militari dell'Idf avevano preso a fucilate alcuni componenti del sistema di videosorveglianza presso la stessa base, nonché il sistema di illuminazione e un ripetitore radio. Detto questo tuttavia val la pena farsi delle domande sullo scopo della missione Unifil che langue tra Libano e Israele da ben 46 anni, seppur con diversi mandati e regole d'ingaggio, e impegna tuttora 1200 militari italiani. L'obiettivo originario ovviamente era quello di mantenere la pace tra i due Paesi creando una zona di sicurezza e disarmare nel contempo Hezbollah. RISOLUZIONE 1701 L'ultimo mandato risale al 2006 quando, in seguito all'intervento israeliano, è stata stabilita dal Consiglio di sicurezza la famosa risoluzione 1701 con la quale è stata creata una zona cuscinetto smilitarizzata di 60 chilometri al confine tra i due Paesi. In sostanza con tale risoluzione i Caschi Blu avrebbero dovuto fare in modo che il controllo della zona venisse assunto dalle forze armate regolari libanesi imponendo il disarmo dei gruppi armati, Hezbollah in testa. Ma tutto questo in 18 anni non è avvenuto. Anzi, Hezbollah ha prosperato moltiplicando il suo arsenale, mantenendo di fatto in ostaggio il Libano e tenendo sotto minaccia costante Israele. Come ha sostenuto ieri un editoriale dell'influente quotidiano libanese Annhar, la tregua «ha favorito un grande sviluppo sociale ed economico delle popolazioni del sud» (che è a maggioranza sciita), ma ha anche permesso a Hezbollah di «rafforzare la propria capacità militari nel cuore delle aree che avrebbero dovuto essere libere da armi e militanti». Lo stesso quotidiano parla delle violazioni di Israele ma anche e soprattutto degli attacchi sistematici di Hezbollah contro l'Unifil, spesso addebitati a gruppi armati locali non meglio identificati che comunque avrebbero dovuto essere disarmati. REGOLE D'INGAGGIO Insomma la missione ha fallito sotto ogni punto di vista, e tale insuccesso non poteva essere celebrato meglio e in tutta la sua grottesca inconcludenza dalla guerra in corso. La domanda a questo punto è se valga la pena riprovarci con un altro mandato o chiudere tutto e mandare a casa i Caschi Blu per evitare che si facciano del male. «È una riflessione che sto facendo da più di sei mesi con l'Onu» ha detto il nostro ministro della Difesa che di fatto ha chiesto alle Nazioni Unite di prendere in considerazione «il rafforzamento del mandato di Unifil al fine di garantire la piena applicazione della risoluzione 1701 del 2006». Ma davvero potrà servire a qualcosa? Davvero dobbiamo credere che con regole d'ingaggio più forti la missione possa frapporsi tra Israele determinato a fare piazza pulita e Hezbollah armato fino ai denti dall'Iran? L'esperienza degli ultimi decenni ci dice piuttosto tutto il contrario, e cioè che ovunque abbiano messo piede le Nazioni Unite non c'è stato un solo passo verso la pace. E soprattutto sono più i casi che le Nazioni Unite il piede non ce l'hanno nemmeno messo. Certo, ci sono dei limiti nel funzionamento stesso dell'organizzazione, ma il diritto di veto dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza sembra quasi diventata una scusa per giustificare l'inazione totale dove servirebbe e al contrario un solerte sospetto dinamismo dove invece si dovrebbe agire con la massima cautela e parzialità. CARROZZONE TERZOMONDISTA In questi anni l'Onu si è più che altro preoccupata di mantenere le posizioni per giustificare i finanziamenti che permettono di sostenere il carrozzone e si è trasformata in una sorta di rifugio per ideologie terzomondiste o peggio ancora per dittature in cerca di consensi. Basti dire che lo scorso anno l'Iran ha assunto la presidenza del Forum sui diritti umani delle Nazioni Unite, poi passata all'Arabia Saudita con il compito preciso di promuovere i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere. Per non parlare degli “scambi culturali” tra Hamas e l'Unrwa. Davvero crediamo che queste Nazioni Unite possano fare qualcosa per il Libano?
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