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Corrado Ocone: sui simboli totalitari il Pd ha sbagliato mira
26-01-2025, 09:55
Giovedì scorso il Parlamento europeo, durante la sessione plenaria, ha approvato a larga maggioranza una risoluzione di condanna della disinformazione russa per giustificare la guerra in Ucraina, con particolare riferimento all'uso distorto della storia da parte di Putin. Al voto in aula non ha partecipato il Pd, che aveva votato in commissione contro il punto 14. Il partito di Elly Schlein ha contestato il passo in cui, oltre a «deplorare l'utilizzo negli spazi pubblici di simboli dei regimi totalitari», si «chiede di vietare, all'interno dell'Unione, l'uso dei simboli nazisti e comunisti sovietici, così come dei simboli dell'attuale aggressione russa contro l'Unione». Un sussulto liberale da parte dei compagni? L'esatto contrario. A sentire le dichiarazioni post-voto, non è stato l'uso del termine «vietare» a smuovere le loro coscienze, ma l'equiparazione di svastica e falce e martello, di mano tesa e pugno chiuso. In sostanza, ben venga per loro la censura, ma solo per i totalitarismi di destra perché quelli di sinistra erano ben altra cosa! Son passati più di trent'anni dalla fine del socialismo reale, fiumi di storiografia e teoria politica hanno fatto capire come stessero effettivamente le cose, eppure i piddini sono ancora convinti che, al di là delle pratiche realizzazioni, quella comunista è in fondo un'idea buona, altruistica, generosa: il comunismo mostra a volte un volto cattivo, ma, come la ragazza incinta di un famoso detto, dopo tutto lo è “appena un po'”. In un sol colpo, il Pd ha così messo in mostra, l'altro giorno, tutto il suo ritardo e la sua immaturità democratica, non esitando a mettersi in contrasto con lo stesso gruppo socialista di cui fa parte. I dirigenti del partito avranno ancora il coraggio di parlare della destra al governo in Italia come di una anomalia? Non sono forse loro la vera anomalia italiana? Lo stesso europeismo, sbandierato con tanta forza, si mostra oggi nulla più che una scelta opportunistica: il progetto europeo, che fra l'altro sono giunti a condividere molto tardi, è stato per molti ex comunisti una sorta di surrogato di quello socialista fallito, non il portato di un'adesione sentita ai valori occidentali. Se però la risoluzione approvata ha smascherato gli ex comunisti, essa ha pure confermato, a mio avviso, i limiti di questa Unione, dominata da una mentalità censoria che cozza con i principi profondi del liberalismo. Quel che ad un liberale non convince è infatti la facilità con cui in essa si passa dal “deplorare” al “vietare”. Sia beninteso, la risoluzione non ha carattere vincolante per i singoli Stati. Essa, comunque, denota un pensiero dominante. È una mentalità che preoccupa ancor più nel caso specifico, concernente ideologie fatte proprie da una parte esigua della popolazione continentale. C'è come una sfiducia in sé stessi, nella forza dei propri argomenti, nel concepire il legiferare come un continuo limitare e vietare le idee altrui. Quanto all'uso uso dei simboli, esso non può essere decontestualizzato. Essi conservano indubbiamente ancora oggi un valore identitario e di riconoscimento, ma il più delle volte si tratta di identità lontane mille miglia dalle vecchie appartenenze, senza nessun addentellato politico. Oggi molti simboli politici del tempo che fu rivivono nella cultura pop, per non parlare di certe trasfigurazioni dell'arte contemporanea. Che facciamo, vietiamo anche le magliette col Che che si vendono sulle bancarelle del mercato? La forza della civiltà capitalista sta proprio nell'incorporare anche il suo opposto, per ciò stesso demitizzandolo e depotenziandolo. Senza contare poi che ogni divieto genera, soprattutto nelle fasce giovanili più deboli, un perverso “fascino del proibito”. Detto in poche parole, il rischio di evocare e resuscitare proprio i fantasmi che si vorrebbe esorcizzare è alto. In definitiva, si può dire che motivi di discussione e critica ce n'erano nella risoluzione, ma come al solito il Pd non ha centrato quelli giusti.
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