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Cose dell’altro Mondo: i segreti di Duplantis
Oggi 17-09-25, 09:07
Ai Mondiali di Tokyo Armand “Mondo” Duplantis ha ribadito ciò che ormai è consuetudine: ha vinto l’oro nel salto con l’asta e ha spostato ancora una volta i limiti dell’uomo. Non era più in discussione il titolo, il terzo consecutivo dopo Eugene e Budapest, quando lo svedese ha chiesto l’asticella a 6,30. Un terzo tentativo da brividi, la rincorsa fluida, il caricamento perfetto e il volo che sembra non finire mai. Atterraggio, mani al cielo: il quattordicesimo record del mondo della sua carriera. Un numero che fotografa la sua egemonia, più di qualsiasi aggettivo. Il dato che impressiona di più non è soltanto la misura, ma la continuità. Duplantis non perde una gara, comprese le qualificazioni, da 787 giorni. Un’imbattibilità che racconta la sua superiorità tecnica e mentale. Da un paio d’anni a questa parte l’asta mondiale vive due competizioni parallele: quella per il primo posto, che ha un unico interprete, e quella per il resto del podio. A Tokyo il vincitore della “gara degli altri” è stato Emma nouil Karalis, venticinquenne greco cresciuto insieme a Mondo e premiato con un argento iridato. Karalis ha saltato i 6 metri, ha sbagliato di un soffio i tentativi a 6,10 e 6,15, ma il suo sorriso dice che comunque è il più forte tra gli umani. Dietro di loro, come a Budapest due anni fa, l’australiano Kurtis Marschall, con 5.95, ha confermato la sua regolarità da bronzo. Duplantis è nato a Lafayette, Louisiana, nel 1999, in una famiglia che viveva di atletica. Il padre Greg è stato astista, la madre Helena eptatleta e pallavolista. Il primo salto l’ha provato a 3 anni, nel giardino di casa, con un’asta costruita dal padre. C’è ques t o dietro l’aura d e l campione battibile, che i m ricorda quella sensazione di evidente amore aprima vista. Da allora non si è più fermato. A 7 anni superava già i due metri e mezzo, a 12 era vicino ai quattro, a 18 aveva valicato la barriera dei sei metri. Ha scelto la Svezia, la terra materna, per il suo percorso sportivo, e a 15 vestiva già la maglia gialloblù. Dal 2020 ha scalato i record un cm alla volta, da 6,17 fino a 6,30, cancellando il primato di Sergej Bubka (6,14 a Sestriere ’94). Allora il salto oltre i sei metri, effettuato il 13 luglio’85 a Parigi, fece sembrare Bubka un alieno. Oggi la stessa sensazione ce la regala Duplantis, come venuto da un altro... mondo. Appunto. Il suo dominio nasce da un equilibrio raro fra qualità naturali, disciplina tecnica e forza mentale. La rincorsa di venti passi a 45 metri dalla pedana è uno sprint da centometrista: non a caso in una gara esibizione ha corso in 10”37. La parte centrale del gesto, il caricamento dell’asta e il valicamento, è un inno alla perfezione bio meccanica. Gli allenamenti sono calibrati su esplosività, pliometria e forza del core. Ogni centimetro in più è il frutto di ore passate a cercare l’esecuzione ideale. Dietro la poesia del gesto c’è anche illato concreto: ogni record mondiale vale circa 100mila dollari di bonus. Con quattordici primati, Duplantis ha già incassato oltre 1,4 milioni soltanto in premi extra, senza contare sponsor e ingaggi. Un business che cresce di pari passo con la leggenda sportiva. La domanda rimbalza dopo ogni record: dove si fermerà Mondo? Oggi sembra avere nel gesto tecnico ancora almeno dieci cm da sfruttare. Ma la verità è che i suoi veri limiti non li abbiamo ancora visti. Lui stesso ammette che il soprannome Mondo gli piace perché è totale, assoluto. È nato da un amico siciliano del padre, che da bambino lo chiamava Mondo Man, e da allora non lo ha più abbandonato. A Tokyo, con il 6,30, ha trasformato di nuovo un sogno in realtà. Il futuro dice che la storia non è finita: i 6,40, forse i 6,50, non sono utopia. Con Duplantis i limiti dell’uomo sono un concetto che cambia significato, salto dopo salto.
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