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Costanza Cavalli: ossessione sinistra per i voti del Meeting
25-08-2024, 06:48
Finito di leggere l'articolo di Repubblica sul popolo del Meeting di Rimini – che «abbraccia i moderati» e «rifugge gli estremi», viva Tajani, abbasso Salvini, bravo Giorgetti, Lollobrigida chi?, Autonomia portami via – c'è venuta in mente la barzelletta dell'ubriaco sotto il lampione, quella dove un tizio ubriaco guarda a terra, sotto un lampione, passa di lì un poliziotto e dice: «State cercando qualcosa, signore?». E il tizio risponde: «Sì, cerco le mie chiavi». E il poliziotto: «Le avete perse in questo punto?». Quello risponde: «In effetti laggiù» e indica il marciapiede di fronte. «Ma allora», chiede il poliziotto, «perché le cercate sotto il lampione?». «Perché qui c'è luce». TIRATI PER LA GIACCA A Repubblica sono ancor più bravi a far di necessità di virtù e se le chiavi non le trovano, mica si spostano a cercarle, sostengono di averle trovate. Così, tirano i ciellini per la giacca e li descrivono tiepidi, «i borghesi della maggioranza silenziosa» che votano anche Meloni, se serve, quelli che «stanno con chi ha il potere» e che prendono sbandate ora per Monti ora per Draghi (di quella per Renzi non parlano, solo a citarlo si riempiono di bolle). La campagna acquisti di Repubblica è cominciata il 19 agosto, il giorno prima che cominciasse la 45esima kermesse di Comunione e Liberazione, con un commento del presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, intitolato: «L'Autonomia non spezzi l'unità nazionale». Ed è continuato il 20: «A Rimini torna il Meeting e le diverse anime di Cl si dividono sull'Autonomia». E il 22: «Dubbi e aperture del popolo di Cl: “Noi di sinistra su ambiente e diritti, sull'educazione ci sentiamo di destra”», un prismatico articolo di vox populi in cui sembra che a Repubblica non sappiano che cosa sia la complessità. Finché ieri – perché a Repubblica sono negazionisti intimi, cioè negano prima di tutto a se stessi quello che vedono davanti a sé, ma ogni tanto torna in mente la lezione di Scalfari – hanno mandato la palla in fallo laterale: il “popolo di Cl” non sarà ancora diventato dei nostri, non applaudirà Stefano Bonaccini, ma quantomeno “diffida dagli estremi” e, ma dai... è moderato. D'altronde capita che al Meeting ci siano altri giornalisti e lo scontro tra l'ex presidente dell'Emilia-Romagna e il governatore leghista del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga toccava riportarlo scevro da impressioni. Parla Bonaccini: «Faccio mie le parole di Giorgio Vittadini. Sottoscrivo i motivi del perché ritiene che questa Autonomia possa essere un pericolo per il Sud». Gelo in sala. Il penoso cammino prosegue: «L'Autonomia della destra è iniqua e divisiva. Credo che buona parte del Paese la pensi così». Il responso del pubblico è avvilente. Tocca a Fedriga: «Se non diamo responsabilità ai territori è sempre colpa di qualcun altro. Prima dello Stato, poi della Regione». Le disuguaglianze che esistono tra le Regioni «sono figlie del centralismo, non di un'Autonomia che è diventata legge solo ora». Applausi, strette di mano, è il governatore più amato d'Italia e si vede anche a Rimini. Gli ha fatto eco ieri il presidente della Lombardia Attilio Fontana: «Le esigenze delle singole regioni sono diverse: è necessario poter gestire non risorse in più, ma risorse che lo Stato dà già. Non vogliamo che lo Stato ci dica come spendere i nostri soldi perché è un limite al miglioramento dei nostri servizi». La platea ha reagito come per Fedriga. OSPITI In generale, bastava leggere il programma del Meeting prima di andarci per non millantare un “popolo di Cl” improvvisamente woke (figurarsi studiare la storia del Movimento o ricordarsi l'ovazione a Meloni due anni fa e quelle per Berlusconi, da premier): 12 ministri con portafoglio ospiti, tra i quali il candidato in pectore a diventare il commissario italiano a Bruxelles Raffaele Fitto, più i vicepremier. E tutti i ciellini della politica: Maurizio Lupi di Noi Moderati (moderati, appunto, che sta nella maggioranza di governo), l'europarlamentare Massimiliano Salini di Forza Italia e di FdI il deputato Lorenzo Malagola e il consigliere regionale lombardo Matteo Forte. Non pervenuti: Schlein, Conte, Bonelli, Fratoianni, Calenda, solo Gentiloni. E se per caso a Repubblica avessero involontariamente spinto con il gomito il programma giù dalla scrivania, bastava guardare alle regionali di novembre: la candidata del centrodestra in Emilia-Romagna è Elena Ugolini, originaria di Rimini, 65 anni, fondatrice di tre licei sperimentali e una scuola media, consigliera di un tot di ministri della Cultura, fino a diventare sottosegretaria del dicastero con Monti. Moderata, cattolica, di centrodestra.
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