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Costretti a murare l'appartamento per difendersi dai rom: il dramma di una famiglia in Toscana
04-12-2024, 02:45
Quella che segue è una storia di estrema prepotenza ma anche di enorme solidarietà. Una storia che lascia attoniti e al contempo fa sperare, perché mica è detto si debba scivolare sempre nella solita indifferenza. «La vicinanza della comunità mi resterà per sempre impressa», dice, oggi, Samuele Ferretti, che è l'assessore al Sociale del Comune di Ponsacco, una cittadina di 15mila abitanti in provincia di Pisa. Parla con la schiettezza dei toscani, Ferretti. È lunedì nel primo pomeriggio: è appena uscito dal suo Municipio dove si è tenuto un incontro con due famiglie di etnia rom che hanno occupato abusivamente degli immobili, ma soprattutto è alla sua terza notte di “picchetto”, questo amministratore eletto in una lista civica (però in una coalizione di centrodestra) che è deciso a non mollare. Se ne sta lì, dalla parte dei Giusti. Intesi con la “G” maiuscola, nel senso che si tratta della famiglia Giusti: un piccolo nucleo che abita a Ponsacco e che in città ha due appartamenti, il primo nel quale vive abitualmente e un altro, che ha ereditato da poco. È dismesso, quest'ultimo, c'è niente dentro, hanno staccato anche le utenze e l'acqua perché uno, con casa sua, ci fa quel che vuole e, mentre decide se affittarla o venderla o tenerla vuota, avrà pure il diritto di non pagarci sopra le bollette. Oppure di non vedersela occupata da estrani arroganti che se ne infischiano della proprietà privata. Magari in un giovedì di fine novembre, a notte fonda; magari da una famiglia di rom i cui cugini si sono già stanziati (illegalmente) in un appartamento nel piano di sotto, tra l'altro di proprietà della Provincia di Pisa; magari con l'ausilio di qualche minaccia («Quanto ancora pensate di resistere?», «Se murate le porte io butto giù tutto»). Quasi hanno faticato a crederci, i Giusti. Sono stati avvisati da un vicino, pochi giorni fa. Sono andati a controllare e hanno trovato i materassi per terra, anche se nell'appartamento, in quel frangente, non c'era nessuno: loro, i rom, per un caso fortuito, in quel momento erano usciti a comprare ramazze e qualche altro genere di prima necessità per accamparsi nel loro salotto. È stato allora che i Giusti hanno chiesto aiuto. E Ferretti è intervenuto. «Farò sempre tutto quello che posso», spiega. E quello che può, quello che ha potuto, è stato dormire per tre notti di fila in quell'appartamento senza riscaldamento e senza acqua corrente, assieme ai suoi legittimi proprietari: «Nei sacchi a pelo, usando il bar giù all'angolo per qualsiasi cosa, compreso il lavarsi perché la toilette non era agibile. Ci siamo barricati dentro per evitare che tornassero, come avevano detto di voler fare. Abbiamo fatto le sentinelle. Se passa l'idea che è possibile occupare le case così è finita». Un pensiero che devono aver fatto in tanti a Ponsacco: «La gente del paese ci ha supportato tantissimo. Chi ci ha portato una stufetta elettrica, chi le coperte, chi addirittura la colazione. Un signore è arrivato con una bomboletta del gas quando s'è capito che la nostra stava finendo. Manca tutto in quella casa. Ma tutti hanno capito la gravità della situazione». Fronte comune, almeno quello. E fronte (anche) in Comune perché ieri mattina, dopo tre giorni di “trincea”, al freddo, al buio, l'amministrazione di Ponsacco ha ricevuto le due famiglie rom e assicurato di voler trovare una soluzione. «Nel rispetto della legge», chiarisce Ferretti. Che sembrerebbe una banalità ma non lo è per niente quando con la scusa tengo-famiglia, ho-i-bimbi-piccoli, non-so-dove-andare, succedono soprusi come quello che stanno subendo i Giusti. Il Comune si è subito attivato, il sindaco ha promosso un esposto, ha avvertito gli occupanti che ci saranno conseguenze persino legali qualora non desistano. Una delle due famiglie, per ora, ha deciso di tornare nel Palazzo Rosa (che è un po' una terra di nessuno a Ponsacco); l'altra è rimasta nell'alloggio della Provincia senza battere ciglio. I Giusti hanno murato il loro appartamento: «È assurdo. Hai una proprietà e non puoi neanche usufruirne. Ci pagano l'Imu sopra, ma non possono entrarci. E se dovessero decidere di vendere come fanno? Chi è che compra casa guardando solo delle fotografie? Purtroppo, lo si capisce, non potevano fare altrimenti. Adesso la priorità è un'altra. Questa vicenda sembra una barzelletta». È vero, ma è un riso amaro. Di quelli che divertono assai poco. Ve-ne-dovete-andare-questa-è-casa-nostra, hanno ovviamente sostenuto i Giusti giovedì scorso, di fronte a quei signori irruenti che si erano parati loro davanti senza essere stati invitati. No-questa-non-è-più-casa-vostra, si sono sentiti rispondere. Come se fosse normale, corretto. Come se si fosse sempre fatto così. Come se, in un Paese civile, occidentale, basato sulla legge e sul suo rispetto, non ci fosse niente di strano nel mettersi a vivere a casa di un altro. In quel piccolo condominio di Ponsacco abita anche un ragazzo giovane, che è in affitto e che adesso ha paura. Vai a sapere chi può incontrare sul pianerottolo, vai a sapere chi può fare irruzione nella sua cucina quando la mattina esce per andare a comprare il pane. No, tutto questo non è accettabile.
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