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Dall'antica Roma in poi, si buttano giù le statue per cancellare il passato
10-12-2024, 06:00
Giù dal piedistallo, e non per modo di dire. Il plateale abbattimento della statua di Afiz al-Assad a Damasco è il classico gesto di come si intende cancellare il passato con una forte valenza simbolica. I romani, che di queste e di molte altre cose se ne intendevano, quando volevano liberarsi di uno scomodo personaggio di potere lo aiutavano a passare a miglior vita e poi applicavano scientificamente la damnatio memoriae per cercare di impedirne il ricordo distruggendo statue e iscrizioni e cassando persino il nome. Per stare al Novecento, era un modo di fare e di pensare nella Russia sovietica, con Lenin e Stalin, quando le personalità cadute in disgrazia scomparivano non solo nei gulag o sottoterra dopo le fucilazioni, ma persino da ritratti e fotografie. Come Lev Trockij. Stalin fu il primo pagare il contrappasso dopo che Nikita Krusciov ne aveva denunciato i crimini nel rapporto segreto: nell'Urss ci fu una gara a prenderne le distanze e a cancellare l'ossessiva presenza del fin allora lodatissimo quanto sanguinario dittatore. Un po' meglio sembrava andare per Lenin, fondatore della patria sovietica, che nelle statue indicava sempre con il braccio teso il Sol dell'avvenire e la direzione giusta dell'umanità sul solco del socialismo, che con la frantumazione del sistema comunista venne immediatamente messo al bando in tutti gli Stati ex satelliti occupati dall'Armata Rossa. Giù statue e monumenti come tessere del domino della storia. La presenza della mummia di Vladimir Ul'janov nel cuore della Piazza Rossa è stata messa in discussione ma per Vladimir Putin sta bene dov'è, segno di continuità tra l'impero con la stella rossa e il suo. Sparite in un battibaleno nel Reich che Hitler voleva millenario le piazze e le vie a lui dedicate. Quanto a Mussolini, una delle immagini più forti della sua caduta il 25 luglio 1943 è lo schiacciamento in una pressa del busto che ne riproduceva le fattezze. In un attimo sparirono pure i parchi, le vie, le scuole e gli istituti intitolati alla madre Rosa Maltoni e al fratello Arnaldo Mussolini; via anche il nome imbarazzante del Duce dalla toponomastica ma ampie tracce sono rimaste sui libri dei Comuni che avevano fatto a gara a concedergli la cittadinanza onoraria, lasciando oggi all'Anpi un ricco ventaglio di occasioni per insorgere contro i fantasmi. Nel caso di Mussolini fu il suo stesso corpo, a piazzale Loreto, a catalizzare la rabbia e la catarsi popolare, ben oltre l'iconoclastia scatenata sui simboli del regime e del suo capo. Niente del genere accadde con Hitler il quale, temendo quello che era accaduto a Milano al suo ex maestro, si suicidò disponendo di essere bruciato nel giardino della cancelleria del Reich a Berlino per non lasciare un trofeo ai vincitori. In epoca più recente si ricorda il soldato americano che dopo l'abbattimento della statua di Saddam Hussein a Baghdad ebbe la malaugurata idea di far sventolare al suo posto la bandiera a stelle e strisce. Le tracce autocelebrative di quel regime erano state inghiottite ben prima che Saddam fosse a sua volta trovato, stanato, processato e impiccato. L'Iraq una volta tenuto col pugno di ferro dell'onnipresente e celebrato dittatore, senza di lui era preda di spasmi anarcoidi e vetrino di incubazione di fondamentalismi e terrorismo; gli stessi che attraversano la Libia che fu di Gheddafi, giustiziato con crudeltà almeno pari a quella che aveva sparso invita, mentre si era dissolto nel nulla il suo culto della personalità. Con Assad la storia si ripete. La statua in memoria del fondatore di una dinastia regnante sotto il simulacro di una repubblica autoritaria, già una volta aveva conosciuto l'onta dell'abbattimento; poi il figlio e successore Bashar l'aveva fatta riedificare, senza poter fermare la storia, neppure con l'aiuto di Putin e degli ayatollah dell'Iran. La Volpe di Siria passata a miglior vita è precipitata nella polvere tra grida di giubilo e il volpacchiotto di professione dentista si è spezzato le zanne contro le milizie jihadiste che l'hanno giubilato.
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