s
Damato: Toti libero ma detenuto per sempre
03-08-2024, 06:51
Nelle guerre - fredde, calde o roventi che siano, secondo le circostanze e i gusti di chi le cataloga c'è ancora la possibilità che le parti si scambino i prigionieri, come abbiamo appena visto con un certo sollievo. In quella che non possiamo chiamare guerra fra la magistratura e la politica italiana senza rischiare chissà quale cervellotica denuncia, ma possiamo definire tranquillamente un grave squilibrio fra l'una e l'altra, avendolo denunciato a suo tempo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrivendone alla vedova di Bettino Craxi a proposito degli effetti delle famose “Mani pulite” del 1992 e degli anni successivi, non c'è possibilità di sperare neppure in una tregua. Giovanni Toti, che ha appena potuto uscire dagli arresti domiciliari di una novantina di giorni grazie al fatto di essersi dimesso in modo “irrevocabile” dal mandato di presidente della sua regione conferitogli direttamente dagli elettori, ha potuto scoprire ieri leggendo i giornali, anche alcuni ai quali aveva concesso interviste, che la sua è una libertà relativa. Non più provvisoria, per carità. Come una volta il codice aveva la faccia tosta di chiamarla quando veniva concessa in attesa del processo, e come mi capitò di provarla personalmente nel 1985, accusato di violazione del segreto di Stato prima di essere prosciolto; non più provvisoria, ripeto, ma pur sempre relativa. E' bastato infatti che Toti si lamentasse della vicenda giudiziaria che lo ha costretto - ripeto - a dimettersi irrevocabilmente perché qualcuno scrivesse e titolasse contro di lui perché - letteralmente «spara sulle Procure». ALLE ELEZIONI E' bastato che all'ex governatore della Liguria, come si usa chiamare questa figura istituzionale sperando di non finire ai domiciliari perché in effetti gli spettava solo il titolo di presidente, qualcuno attribuisse, a torto o a ragione, il desiderio, l'idea, la tentazione- chiamatela come volete - di candidarsi alle elezioni politiche del 2027, fra più di tre anni, quando si spera che il processo per direttissima in cantiere contro di lui per corruzione avrà prodotto una sentenza, per trovarselo accusato sulla prima pagina del Fatto Quotidiano - e dove sennò?- di «brigare» per farsi eleggere al Parlamento. «Brigare», ripeto, anche con qualche espediente più ravvicinato, come se fosse scontata una sua condanna definitiva anche all'interdizione dai pubblici uffici. Eppure il prudente Giovanni Toti - lo dico non per contestarglielo, per carità, aspettandomi da lui chissà quale condotta di sfida, ma solo per sottolinearne la cautela diplomatica, diciamo così- ha resistito alle provocazioni dei colleghi giornalisti che gli parlavano nelle interviste del “ricatto” di cui poteva essersi sentito vittima vedendosi rifiutare la libertà prima delle dimissioni dal mandato ricevuto dagli elettori. Non se l'è presa col pubblico ministero o con la giudice, o con entrambi, che l'avevano accusato di non capire la gravità delle accuse rivoltegli, ma con la politica, cioè sino a prova contraria- con la categoria cui ha scelto di appartenere dopo la sua esperienza giornalistica. «In questa storia - ha detto testualmente al Foglio - la politica è la vera perdente perché, più che abbandonato dai colleghi ho percepito questa estrema timidezza della politica, che invece dovrebbe avere più stima di sé, più coraggio, e più voglia di dire e di urlare: sono un potere da rispettare, perché eletto dal popolo». Ben detto, caspita. L'ORDINANZA INCOMPRENSIBILE E detto in altro modo in un'aula parlamentare pure dal ministro della Giustizia Carlo Nordio quando, parlando anche delle investiture elettorali di chi finisce sotto indagini e processo, ha confessato di avere letto e riletto la penultima ordinanza sfavorevole a Toti senza capirla: lui, pur abituato a letture di altissima filosofia e teologia. Naturalmente il ministro è incorso, per questa confessione, nella puntuale bocciatura a mezzo stampa del presidente dell'associazione nazionale dei magistrati, Giuseppe Santalucia. Che non per questo sarà stato scambiato per un nuovo Hitler dal guardasigilli, reduce da una rievocazione commossa ed entusiastica in cinque puntate, sul Foglio, di Winston Churchill nel 150.mo anniversario della nascita del maggiore artefice, forse, della vittoria nella seconda guerra mondiale. Ma temo che la fatica di Nordio contro la pratica giustizialista non sarà meno dura di quella del “guerriero” britannico da lui appena celebrato come storico.
CONTINUA A LEGGERE
14
0
0
Guarda anche
Libero Quotidiano
05:00
Australian Open, Matteo Gigante il nuovo Jannik Sinner? La sorpresa è clamorosa
Libero Quotidiano
04:15
"Signor ufficiale, si vergogni!": Mario Giordano, clamoroso sfogo su Rete 4
Libero Quotidiano
02:00
Cecilia Sala libera ipnotizza i telespettatori: tutte le cifre del fenomeno
Libero Quotidiano
01:00
Di Battista lo chiama, Vasco Rossi risponde così: un fiasco per l'ex grillino?
Libero Quotidiano
00:08