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Dell'Orco: il Pd ha trovato il suo nuovo leader, Vasco Rossi
02-11-2024, 08:07
Il commosso ricordo dedicato al padre che Vasco Rossi ha affidato giovedì al suo profilo Instagram ha scatenato un piccolo terremoto politico, con la sinistra che, come sempre, prova ad arruolare chiunque possa contribuire a mettere in cattiva luce l'operato del governo. La storia è ormai nota. Due giorni fa ricorreva l'anniversario della scomparsa di Giovanni Carlo Rossi, papà del Blasco. Il rocker di Zocca ha scelto di ricordarlo con un lungo post: «Il 31 ottobre del 1979 te ne sei andato piegato dalla fatica. Ricordo ancora il tuo mezzo sorriso, caro papà... dolce e gentile... L'altra metà te l'avevano portato via i due anni di lager nazista a Dortmund che avevi dovuto scontare per non esserti voluto piegare alla barbarie del Nazi Fascismo. Non ci crederai... ma sono tornati... lupi travestiti da agnelli...bulli.. arroganti e le facce ghignanti. Con i loro deliri... i loro dileggi... la loro propaganda... e la stessa ignoranza! Io resto orgoglioso dite! Viva Giovanni Carlo Rossi... Papà Carlino!». Il fronte progressista si è immediatamente intestato queste parole, provando ad usare lo straordinario appeal nazionalpopolare del Blasco per sostenere che, sì, pure lui s'è accorto della resurrezione del fascismo. Dalla maggioranza hanno invece subito ricordato a Vasco che storie come quella di suo papà saranno ricordate ufficialmente, da quest'anno e per tutti gli anni a venire, grazie ad una proposta, convertita in legge all'unanimità sia al Senato che alla Camera, elaborata proprio da questo governo. È stato Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia, che insieme all'on. Grazia Di Maggio (Fdi) ha proposto di istituire il 20 settembre come giorno del ricordo solenne per i 650 mila soldati che dopo l'8 settembre 1943 si rifiutarono di combattere accanto a Hitler odi unirsi alla Repubblica di Salò (50 mila persero la vita). Da sinistra nessuno l'ha fatto notare, e anzi ancora ieri Giovanni Barbera, membro del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista, ha definito le precisazioni sottolineate in tal senso dal Presidente della commissione Cultura Federico Mollicone (Fdi) “coda di paglia”: «Purtroppo ci sono diversi e incontrovertibili segnali che gettano ombre inquietanti sul futuro del nostro Paese e sulle nostre libertà». Di incontrovertibile, finora, ci sono solo gli ottimi riscontri su calo della disoccupazione, crescita economica, contenimento della crisi migratoria, credibilità internazionale e consenso interno alle stelle, motivato probabilmente anche dagli sproloqui della sinistra di cui sono tutti piu che stufi. Vasco, comunque, nel corso della sua lunghissima carriera ha dimostrato più volte di non essere mai banale (e alle volte nemmeno troppo centrato) nelle analisi politiche. Soprattutto, non ha mai risparmiato critiche bipartisan. Se già nel recente passato aveva criticato Giorgia Meloni e Matteo Salvini («quello di oggi è fascismo 2.0», disse in una recente intervista a Repubblica), è stato forse addirittura più severo proprio con la stessa sinistra. Una delle ultime randellate ai radical chic risale allo scorso aprile quando, parlando sui social dei rivoluzionari da salotto, scrisse: «Non mi sono mai piaciuti. Ricordo quelli di Potere operaio: erano tutti studenti; il pomeriggio giocavano alla rivoluzione, la sera tornavano a cena dalla mamma. A diciassette anni vuoi cambiare il mondo: anche io ci credevo, anche io ci ho provato. Poi ho capito che prima di cambiare il mondo dovevo cambiare me stesso. Anziché distruggere il sistema, dovevo creare il mio sistema». E a giugno, a Vanity Fair, il rocker raccontò di essere odiato dall'estrema sinistra. Perché? «Perché non ho mai cantato "Bandiera rossa" la trionferà. Ma io non sono un militante, sono un artista libero e indipendente. Quando ho partecipato al concerto del 1° maggio nel 2009, venni a sapere che stavano organizzando una contestazione contro di me, contro Vasco venduto al potere, stronzate del genere. È finita che non li ha sentiti nessuno, perché erano solo deficienti».Vasco, insomma, non è mai stato ascrivibile ad uno schieramento, ed è anche questo il motivo per cui la sua figura continua ad appassionare milioni di persone. Poco importa perché la beatificazione politica del Kom è andata puntuale in onda a quasi reti unificate. Il primo a ricoprire di lodi la rockstar è stato Antonio Scurati che, intervistato da Marco Damilano a Il Cavallo e la Torre su Rai 3 (la famosa TeleMeloni, ricordate?), ha sottolineato la forza del messaggio lanciato dall'artista. Immancabile poi l'omelia del duo Lilli Gruber - Floris a Otto e Mezzo: per tre quarti d'ora i due conduttori hanno rievocato il pericolo autoritario, incensando il Blasco per l'opposizione al governo di centrodestra al grido di «c'è chi dice no». Ma per la sinistra, che ha ormai perso ogni credibilità, ogni occasione è buona per provare a mettere i suoi sproloqui in bocca a qualcuno più autorevole.
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