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Ecco cosa c'è davvero dietro all'addio di Miccichà a Forza Italia: il retroscena
13-08-2024, 13:19
È un'estate di addii e cambi di casacca. Più che il caldo, la ragione è nei cambiamenti della fase politica, negli scenari che si aprono o si chiudono. Mutamenti che, ovviamente, pesano anche sui singoli destini. E così dopo Antonio Trevisi, senatore salentino, storico volto del M5S, passato a Forza Italia, ieri si sono consumate altre due rotture. Una da Fi, una da Fdi. Il caso più eclatante, però, riguarda Forza Italia. A lasciarla, infatti, è Gianfranco Miccichè, uno dei primi esponenti del partito azzurro, volto di Fi in Sicilia, protagonista in passato di risultati storici. «Se in ospedale mi tirano il sangue, esce azzurro non rosso... ma così onestamente non si può andare avanti. Mi hanno trattato come un appestato... », ha detto all'Adnkronos annunciando la rottura dal partito firmato da Silvio Berlusconi. La ragione di questa scelta? «In Forza Italia vedo una corsa a superare la Meloni a destra». L'addio, in realtà, non è un fulmine a ciel sereno. «Di fatto», ha spiegato lo stesso Micciché, «sono già fuori. In Sicilia sono al Misto, forse andrò con Raffaele Lombardo che è una persona intelligente e leale. Ma così, lo ripeto, non si può più andare avanti: Fi insegue la destra... ». La motivazione addotta da Miccichè è che in Fi ci sarebbe una «regressione» rispetto al passato: «Sdoganato da Berlusconi, Fini ebbe il coraggio di iniziare un percorso di superamento del Msi e creò An. Oggi si sta facendo una regressione rispetto al progetto di Fiuggi». Certo ha pesato anche l'autonomia differenziata, che Micciché definisce «una vera rovina». Da Forza Italia si fa notare che «già da tempo» Micciché «non fa più parte del Gruppo parlamentare di Forza Italia all'Ars e che ad oggi non risulta abbia rinnovato la propria adesione al partito per l'anno in corso». L'ex ministro ha spiegato che «Forza Italia rimane il mio riferimento nazionale, ho contribuito a fondarla con Silvio Berlusconi e resterà sempre nel mio Dna». Ma «la Forza Italia concepita in Sicilia da Berlusconi non esiste più. Non mi identifico in un partito che non riesce neanche a discutere dei diritti civili». Il nuovo approdo sarà l'Mpa di Raffaele Lombardo. Micciché, però, non è l'unico. L'altro addio annunciato è quello di Andrea De Bertoldi, deputato di Fdi eletto nel collegio uninominale del Trentino Alto Adige. «Ho rassegnato con effetto immediato le dimissioni dal gruppo parlamentare di Fdi», ha detto, spiegando che la sua decisione «è frutto di un lungo processo di dissenso politico per difendere le ragioni della mia Provincia Autonoma dalla volontà di accentramento decisionista del partito». Ha ricordato di aver «più volte chiesto chiarezza su alcuni importanti temi, che da cattolico mi stanno a cuore (...) L'unica risposta è arrivata dai probiviri, con un'indagine strumentale e senza alcun fondamento, su fatti che ho già avuto modo di chiarire ampiamente. Oggi arrivo a leggere che ci sarebbe un provvedimento di espulsione». E quando si arriva al tribunale, per quanto interno, significa che l'amore è finito.
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