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Ecco il romanzo rosa per distrarre dai loro drammi
09-09-2024, 06:26
Non serviva il genio politico di un redivivo Machiavelli per capirlo, ma la giornata di ieri si è incaricata di squadernare pure sotto gli occhi degli osservatori più ingenui la ragione per cui il centrosinistra, se potesse, parlerebbe fino al prossimo Natale di santa Maria Rosaria da Pompei. O meglio, un ormai collaudatissimo numero da avanspettacolo prevede che l'esponente-tipo dell'opposizione, in un salotto tv, esordisca sostenendo esattamente il contrario, e quindi inizi lamentandosi del caso Sangiuliano-Boccia. «Noi vogliamo parlare dei problemi degli italiani», frigna il piddino medio davanti alle telecamere. Dopo di che, detta questa frasetta di circostanza, per un'ora l'esponente di sinistra tenderà a parlare solo dell'ex ministro della Cultura e delle sue disavventure pompeiane. E come mai? Elementare, Watson. Perché non appena cala il sipario sul diversivo -rosa, e quindi non appena si torna a parlare di temi concreti, esplodono le divisioni nel campo dell'opposizione. Lo schema è fin troppo chiaro: finché c'è un argomento distraente di attacco contro la maggioranza (l'evergreen del rischio fascismo, oppure il recente scandaletto dell'ex titolare della Cultura), allora i diversi partiti dell'opposizione possono fingere di essere uniti. Ma, una volta venuta meno quella cortina fumogena, esplodono le differenze, oppure le liti intestine, oppure (a peggiorare le cose) le convergenze solo su posizioni drammaticamente impopolari per il grosso degli elettori. Prendi l'Ucraina: non soltanto c'è divisione rispetto all'ala più smaccatamente filo-russa (grillini e Avs), ma c'è una frattura verticale dentro lo stesso Pd: sono infatti note le posizioni ultracomprensive verso Mosca della sinistra interna, così come quelle degli euro-onorevoli Tarquinio e Strada, e cioè i candidati di punta alle ultime europee. Poi c'è l'implosione grillina in corso, con il reciproco lancio di pesci in faccia tra Conte e Grillo. Non solo: c'è il tenace rifiuto grillino di vedere anche soltanto in cartolina la faccia di Matteo Renzi. Dopo di che (e si tratta forse, anche dal punto di vista della coesione nazionale, del tema più grave, che oggi vi spiega bene Fausto Carioti), emerge la solita tentazione, già sperimentatissima ai tempi degli euroassalti contro Berlusconi: trincerandosi dietro argomenti fumosi e politicisti, la stessa Elly Schlein non offre alcuna garanzia di sostenere il Commissario italiano in Ue nel delicato passaggio al Parlamento europeo. Dulcis in fundo: su che tema si registra l'unica convergenza? Sulla grande passione della sinistra per gli aumenti di tasse. Qui siamo davanti a forme quasi feticistiche di attrazione per gli aggravi fiscali. Ieri ad esempio i due lati opposti della coalizione (Conte e i centristi) hanno colpito a tenaglia: i grillini chiedendo altre imposizioni sugli extraprofitti, Calenda chiedendo di rinunciare agli alleggerimenti Irpef previsti per le fasce basse per far convergere le relative risorse sul capitolo della sanità. Quindi l'uno (Conte) chiede di aumentare le tasse ad alcuni contribuenti, e l'altro (Calenda) chiede di non abbassarle ad altri. In un paese minimamente normale, le opposizioni – semmai – sfiderebbero il governo a tagliare le tasse di più, e contesterebbero all'esecutivo di non averlo fatto ancora abbastanza. Qui invece il sadismo fiscale che le possiede le induce a chiedere ulteriori inasprimenti. Come vedete, amici lettori, è bastato un brevissimo giro d'orizzonte per orientarsi: per i compagni è decisamente più comodo parlare di Pompei rispetto a qualunque altro argomento. Lo slogan sarà: Boccia, solo Boccia, Boccia e basta. Boccia forever.
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