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Ecco la dottrina Dem: prima il partito, solo poi il Paese
11-09-2024, 06:42
Nel 2019 Raffaele Fitto diede il via libera dei conservatori di Ecr alla candidatura di Paolo Gentiloni a Commissario per l'Economia. Cinque anni dopo il Partito democratico ha un improvviso vuoto di memoria e fa sapere che la nomina di Fitto alla Commissione e l'attribuzione della vicepresidenza può diventare un «problema» per la maggioranza che sostiene Ursula von der Leyen. Giulio Andreotti diceva che «la gratitudine è il sentimento del giorno prima», ma qui sembra essere svanita anche la correttezza istituzionale, cosa che i vecchi comunisti avevano conservato anche dopo la caduta del muro di Berlino. I giovani democratici hanno un altro stile. Pessimo. Il massimalismo del Pd di Elly Schlein ha sostituito l'internazionalismo del Pci, trovando una nuova Unione Sovietica nei dogmi dei gruppi politici di Bruxelles. La presentazione delle candidature della nuova Commissione è slittata di una settimana (il 17 settembre è la nuova data), Socialisti, Verdi e Liberali provano a fare lo sgambetto all'Italia. Quando la sinistra afferma che bisogna verificare l'europeismo di Fitto, siamo alle dita negli occhi, perché parliamo di un politico che ha una lunga carriera in Forza Italia, ha svolto in maniera eccellente il ruolo di ministro degli Affari europei e la sua candidatura ha il pieno appoggio dei Popolari che fanno parte della maggioranza Ursula. La politica tedesca ha trovato un escamotage per guadagnare tempo. È il sudoku di Bruxelles, dove la nomina di un esponente del governo Meloni per gli alleati progressisti di Von der Leyen equivale alla rottura dei patti, come se la Commissione fosse espressione esclusiva degli equilibri (precari) del Parlamento e non la sintesi dei rapporti di forza e del contesto geopolitico dove, tra l'altro, prevalgono i governi di centrodestra. Dice Elly Schlein: «Von der Leyen dovrà tenere conto della maggioranza che l'ha votata in Parlamento». Tutto chiaro, il Pd cura i suoi interessi di bottega, non l'interesse nazionale. Mario Draghi, che ieri ha avuto un colloquio telefonico con Giorgia Meloni, sostiene che l'Unione europea è a un punto di non ritorno. Siamo d'accordo, ma il primo investimento che manca è quello dell'intelligenza politica, basta guardare i fatti: cinque anni dopo aver incassato il via libera alla nomina di Gentiloni, siamo di fronte al tentativo di far saltare quella di Fitto, una manovra anti-italiana portata avanti dalla sinistra italiana.
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