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Politica
Elly Schlein ingoia ogni rospo, ma Conte chiede sempre di più
Oggi 17-09-25, 00:36
Quell’avverbio e quell’aggettivo, messi insieme in una locuzione ormai divenuta schleiniana per antonomasia, li abbiamo sentiti tutti almeno una volta: «Testardamente unitaria». Quella formula («Sono testardamente unitaria») è stata lo scudo di Elly, il suo giubbetto antiproiettile: per mesi, ogni volta che un grillino la infilzava, ogni volta che un possibile alleato le dava un dispiacere, lei rispondeva così, cioè presentando ai media e all’opinione pubblica come prioritaria la creazione della coalizione. Davanti a quell’obiettivo di unità – questo era il messaggio – ogni sacrificio andava accettato, ogni rospo ingoiato, ogni amarezza contestualizzata e in ultima analisi metabolizzata. E – a onor del vero – la scorsa settimana poteva sembrare che Elly avesse davvero delle ragioni: quando la segretaria piddina ha potuto annunciare che nelle sei regioni al voto aveva messo insieme tutti i rissosi condomini del sinistra-centro (tranne Calenda, sia detto ad onore di quest’ultimo), beh, in quel momento la Schlein aveva indubbiamente messo a segno un bel punto politico. Ma l’illusione è durata poco. Povera Elly, ha vissuto un weekend da far tenerezza. È andata alla festa del Fatto e, se non fosse stato per l’intervento di un Travaglio inversione-celerino (il microfono come uno sfollagente), il pubblico se la sarebbe mangiata, tra “buuuu” e altri segni di evidente disapprovazione. Poi su quello stesso palco sale Giuseppe Conte e che le combina? Alza ancora l’asticella: fa sapere che l’alleanza ancora non c’è, che loro non sono subordinati, e in ultima analisi che non sta scritto da nessuna parte che la candidata premier sia lei. E intanto – con la povera Elly in cerca di un Oki contro il mal di testa – ecco scatenarsi una guerriglia ingestibile un po’ in tutta Italia: con epicentro la Campania, dove tra Fico e De Luca voleranno colpi sopra e sotto la cintura. E allora ecco che la politica (materia strana, ma dotata di una sua razionalità) si prende la sua sadica vendetta. In ultima analisi, che ha fatto Elly in questi mesi, in versione “testardamente unitaria”? Primo: ha ceduto su ogni nodo programmatico, concedendo ai grillini un potere di vita e di morte sulle alleanze locali. Secondo: ha resuscitato il peggio del repertorio economico pentastellato, a partire dal reddito di cittadinanza. Terzo: ha consapevolmente rimosso qualunque elemento distintivo del Pd rispetto agli alleati. Diciamolo senza asprezza: chi conosce una sola battaglia del Pd, o anche solo una posizione, che non sia intercambiabile con quelle di Avs e dei pentastellati? Quarto: ha inseguito i potenziali alleati anche sul terreno radioattivo di un posizionamento geopolitico chiaramente tendente verso Pechino-Mosca-Teheran. Roba da far drizzare i capelli in testa a chiunque dalle parti di Washington. E tutto questo in cambio di cosa? Di un Conte che continua ad alzare l’asticella, a praticare la tattica del “più uno”. Qualunque cosa Elly gli conceda, il leader grillino vuole di più. E l’ultima stazione di questa Via Crucis schleiniana la conoscono tutti (tranne Elly e le sue guardie rosse): si tratterà della candidatura per la guida della coalizione. A un certo punto (a occhio, verso l’autunno 2026) arriverà l’ultimatum decisivo: vuoi la coalizione? E allora, cara Elly, la candidata premier non puoi essere tu. Firmato: Giuseppe Conte.
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