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Politica
Elly Schlein, mille giorni da immatura: l'alternativa al centrodestra non c'è
Oggi 20-10-25, 07:14
L’attesa di Elly è essa stessa Elly. No, non è un gioco di parole, una capriola dialettica, ma si tratta di analisi logica applicata alla politica e al delicato caso dell’onorevole Schlein. Se infatti, dopo quasi mille giorni dalla sua elezione alla guida del Pd (per i feticisti dei numeri, sono ben 944 giorni, dal 12 marzo 2023: quindi tra meno di sei mesi saranno tre anni), ancora stiamo qui a chiederci se Elly evolverà, se crescerà politicamente, se saprà darsi un profilo diverso, allora vuol dire che tanto tempo è passato invano, che le occasioni perdute prevalgono su quelle colte, che il momento della maturità potrebbe non arrivare mai, che siamo davanti a un percorso incompiuto. Anche nella vita privata, tutti noi siamo e saremo - con ogni probabilità - ciò che già siamo stati. È ben raro e difficile che il futuro ci veda magicamente trasformati rispetto alle nostre esperienze passate. E lo stesso vale nella vita pubblica: gli istinti, i riflessi, le attitudini possono essere affinati o modellati, magari orientati con maggiore saggezza, ma non certo stravolti. Fuor di introspezione psicologica o psicopolitica, è chiara a tutti la situazione di impasse in cui si trovano oggi il Pd e l’intero fronte progressista. La doppia scommessa su cui avevano puntato i dirigenti dell’ipotetico campo largo non si è per ora rivelata vincente: per un verso, la coalizione non c’è ancora, a dispetto della disposizione “testardamente unitaria” della Schlein; per altro verso, non si vedono segni di logoramento della leadership di Giorgia Meloni. E le buone notizie - dal punto di vista della sinistra - faticano a manifestarsi: è andata malissimo nelle Marche, peggio ancora in Calabria, è arrivato appena un prevedibilissimo brodino caldo in Toscana, mentre i sondaggi nazionali restano cupi. Fdi cresce (evento raro nelle democrazie occidentali dopo tre annidi governo), e non si accorcia la distanza tra i due schieramenti. Quanto alla somma tra Pd, grillini e Avs, da un paio d’anni è sempre inchiodata alla stessa percentuale (36-38%): può variare un po’ il dosaggio interno tra le tre forze, ma non il risultato complessivo. Oltre quel recinto non si va. E soprattutto - ecco il punto - nessuno percepisce l’embrione di una credibile alternativa al centrodestra in vista del 2027. C’è chiasso, questo sì; c’è un insieme di insoddisfazioni e di sentimenti negativi; ma non c’è una controproposta di governo, un “ubi consistam”, figurarsi uno straccio di programma. Quello che si vede è un saltabeccare di palo in frasca, un po’ di Gaza e un po’ di “fascismo”, una pesca delle occasioni senza criteri e senza prospettive. In queste condizioni, le strade sono due. L’una (difficile e tortuosa ma seria) sarebbe quella di lavorare per conseguire obiettivi più seri e organici: una leadership e un profilo (di partito e di coalizione) per provare almeno a dare l’idea di un’ambizione futura di governo. Starei per dire di governo di se stessi, in primo luogo. L’altra strada è invece quella di proseguire con l’assemblea scolastica permanente: ogni giorno un po’ di casino, puro situazionismo adolescenziale, un alternarsi di invettive e recriminazioni. E, per spiegare questa disastrosa opzione, non servono molti commenti: basta seguire le giornate di Elly Schlein. Andrà e andranno avanti così per altri due anni? E verso dove?
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