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Fabio Rubini: sciopero-flop sia a scuola che in sanità, così la sinistra ha perso le sue roccaforti storiche
01-12-2024, 09:54
Tra i grandi scornati dello sciopero flop di venerdì non ci sono solo Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, ma anche la leader del Pd Elly Schlein. Ringalluzzita dai risultati dell'ultimo turno delle regionali, con le vittorie in Emilia Romagna e Umbria, la dem si è ributtata nella mischia con due grandi classici della sinistra: la Sanità e la Scuola. Solo pochi giorni fa, replicando al premier Meloni, la segretaria Pd spiegava che «è bellissima una sanità pubblica che cura indipendentemente da quanti soldi hai in tasca; è bellissima una scuola pubblica che dia istruzione di qualità». Posizione ribadita anche nell'ultima direzione del partito, al termine della quale Schlein ha annunciato una nuova «mobilitazione di piazza» proprio su questi temi. E condivisa con la sinistra estrema di Avs, che con Angelo Bonelli rilancia: «Ci troviamo difronte a una manovra che aggredisce la sanità pubblica, la scuola, i servizi di trasporto e il ceto medio di questo Paese». Disgraziatamente per loro, lo sciopero generale di venerdì ha visto crollare le adesioni proprio nei settori strategici per la sinistra. In generale nel pubblico impiego l'adesione è stata minima. Secondo il cruscotto degli scioperi del pubblico impiego, consultabile sul sito internet del Dipartimento della funzione pubblica, solo il 5,57% dei lavoratori ha aderito all'agitazione. Un risultato, ha spiegato ieri il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, «che certifica il fallimento di uno sciopero meramente politico che le nostre persone del servizio pubblico evidentemente non hanno condiviso». Entrando più nello specifico di questi dati, va segnalato - anche alla Schlein - che appena il 2,26% del personale sanitario ha aderito allo sciopero. E anche nel settore dell'Istruzione non è andata meglio. Sempre secondo il Cruscotto, venerdì si è astenuto dal lavoro solo il 5,65% dei dipendenti del settore Scuole. Al loro interno i più attivi (si fa per dire) nella protesta è stato il personale Ata (6,35%), mentre tra gli insegnanti l'adesione è stata del 5,54% precipitata all'1,5% tra i dirigenti scolastici. Numeri che anche ieri hanno fatto dire al ministro Giuseppe Valditara che «evidentemente lo sciopero è stato proclamato senza che ci fossero delle motivazioni adeguatamente sentite dal personale della scuola». Insomma brutte notizie per il Pd: i settori da loro indicati come prioritari hanno di fatto detto coi fatti che non stanno con Cgil e Uil e non stanno con la sinistra. La spiegazione più lucida di come sono andate le cose venerdì, l'ha data proprio un sindacalista, il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, che partecipando all'assemblea nazionale di Noi Moderati, ha spiegato: «Lo sciopero è uno strumento nobile. Che va maneggiato con cura. È uno strumento che va utilizzato solo per finalità sindacali. E non, come accade spesso, per sostenere in maniera surrettizia iniziative politiche e partitiche». Sbarra ha poi spiegato i motivi per i quali la Cisl non vi ha partecipato: «La ragione è semplice: la manovra economica che il par,amento sta discutendo non è da sciopero generale». Questo perché «abbiamo una manovra che mobilita 30 miliardi di euro, di cui due terzi sono concentrati nel sostenere redditi da lavoro dipendente, pensioni, contrattazione pubblica, famiglia, natalità, sistema sanitario nazionale e Mezzogiorno». Insomma, prosegue Sbarra, «è una manovra che non aumenta le tasse agli italiani, con un'operazione prudente sui conti pubblici, che in via strutturale proroga l'accorpamento delle prime due aliquote Irpef sui redditi bassi, che proroga la detassazione sul salario, sui benefit, libera 5 miliardi per il rinnovo dei contratti pubblici, che aumenta le risorse sulla sanità. Non bastano, ma è innegabile che il fondo sanitario nazionale del 2025 sarà di 136 miliardi di euro, che è il massimo storico con la prospettiva di arrivare a 140». A tenere banco anche nella giornata di ieri sono state poi le parole di Maurizio Landini, che ha ribadito la voglia di «rivolta sociale». Parole alle quali replica il portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi: «Lo sciopero generale si è chiaramente rivelato un'operazione politica. E i toni utilizzati dal segretario Landini rischiano di alimentare pericolose tensioni nel Paese». Per il leghista Andrea Crippa sembra «di essere tornati agli annidi piombo. L'odio sociale generato da una cera sinistra mette a repentaglio la vita di chi la pensa in maniera diversa». A sfottere Landini, ci pensa invece un altro azzurro, Maurizio Gasparri: «Voglio esprimere tutta la mia vicinanza a Landini, che, travolto dal fallimento dello sciopero, continua a vivere in uno stato confusionale e a usare parole improprie. A forza di parlare di rivolta, trova degli epigoni che lo prendono alla lettera e continuano ad aggredire e ferire esponenti delle forze di polizia». E ancora: «Prendiamo atto che 18 sindacati su 20 non hanno scioperato. Sono andati in piazza solo in due, raccogliendo percentuali esigue di adesioni».
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